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Divinity: Original Sin II: Definitive Edition - recensione

Per quanto possa sembrare paradossale, varrebbe la pena considerare e analizzare i motivi, le ragioni, le intenzioni che hanno spinto i Larian Studios a proporre la loro creatura più riuscita e apprezzata, Divinity: Original Sin II per l'appunto, anche su console. Il genere degli RPG di stampo classico, del resto, è generalmente esclusiva prerogativa dell'utenza PC, vuoi per una maggior affinità con il potenziale pubblico, più inclini ad avventure influenzate da statistiche ed allineamenti elementali, vuoi per una maggior efficienza degli hardware di riferimento, perché mouse e tastiera sono enormemente più comodi del joypad quando si tratta di navigare tra decine e decine di menù.



Un'indagine del genere, come detto tuttavia, sarebbe ad ogni modo paradossale, fine a sé stessa, pressoché inutile. Come sottolineato poco più di un anno fa, nella recensione dell'edizione originaria del gioco, stiamo pur sempre parlando di uno dei migliori giochi di ruolo degli ultimi anni, un caposaldo che ha già fatto storia e riscritto gli standard di questa tipologia d'esperienze, un capolavoro che, per l'appunto, meritava di essere conosciuto, goduto e fruito anche da chi si "limita" a possedere una PlayStation 4 o una Xbox One.



L'aspetto più importante di Divinity: Original Sin II - Definitive Edition, difatti, consiste proprio nella sua pubblicazione anche su console, un esordio non certo impronosticabile, eppure tutt'altro che scontato, visti i già ottimi dati vendita registrati da un gioco che, comunque, tra patch e mod, ha conosciuto una lenta, ma evidente evoluzione.

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31 agosto 2018 alle 12:10