Marvel's Spider-Man - recensione
Esiste un legame indissolubile fra Spider-Man e la città di New York. Un supereroe che ama volteggiare da un palazzo all'altro, dondolandosi sul filo di una ragnatela come un novello Tarzan in una giungla di acciaio e cemento, non può che trovarsi a proprio agio fra i grattacieli di Manhattan.
Data la natura del personaggio, la verticalità delle ambientazioni può essere considerata quasi un'esigenza pratica. Se Peter Parker fosse stato di casa a Los Angeles, per esempio, al di fuori della contenuta Downtown le ragnatele sarebbero servite a ben poco. E per sventare un crimine a Beverly Hills avrebbe dovuto prendere un taxi.
È vero, la New York tratteggiata dagli artisti della Marvel è costantemente attaccata da scienziati pazzi e lucertole antropomorfe, e non lontano dall'Empire State Building svetta imponente la torre degli Avengers. Alla fine si tratta pur sempre di un fumetto, un mondo di fantasia, ma le ragioni che spinsero Stan Lee a scartare l'idea di una metropoli fittizia in favore di un contesto realistico, ben connotato geograficamente, sono decisamente profonde e non riguardano solamente gli aspetti logistici.

ninh0
pozzanghere ne abbiamo??