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Resident Evil 2 Remake - recensione

Parte inevitabile del passaggio all'età adulta è la tendenza a voler proteggere tutto ciò che riguarda i ricordi dell'infanzia: del resto, essi sono la base sulla quale è fondata la personalità di ciascuno ed è quindi normale la paura di veder minate le proprie sicurezze.



È esattamente questa la ragione che spinge buona parte dei videogiocatori meno giovani a sussultare all'annuncio di questo o quel remake, complice la triste tendenza ereditata dal cinema occidentale moderno di snaturare classici immortali con nuove edizioni poco ispirate, irrispettose del lavoro originale o, semplicemente, realizzate in modo pessimo.



Un misto di aspettativa, paura, sospetto e speranza accompagna da sempre le presentazioni di progetti come Crash Bandicoot: N. Sane Trilogy e Spyro: Reignited Trilogy, lavori maestosi che fanno leva principalmente sull'effetto nostalgia e poco o nulla intaccano del gameplay originale, un po' per non attirare le ire dei fan di vecchia data, un po' per comodità di realizzazione.

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22 gennaio 2019 alle 17:10

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