L'E3 che ci siamo meritati - editoriale
Analizzando l'edizione dell'E3 appena conclusa, si è parlato molto di conferenze sottotono, di strategie comunicative discutibili e di assenze eccellenti. È innegabile che, in alcuni casi, le mancanze a livello di gameplay sui palchi di Los Angeles abbiano penalizzato la kermesse, svalutando buona parte delle novità mostrate. Tuttavia, si tratta di un trend tipico dei grandi contesti internazionali, laddove un numero di publisher sempre maggiore preferisce seguire un percorso comunicativo intimo e personale.
Bisogna cominciare da un'importante constatazione: i due titoli più attesi del prossimo anno solare sono senza ombra di dubbio quelli che meno si sono mostrati nel corso degli ultimi tempi. Cyberpunk 2077 di CD Projekt RED e Death Stranding di Kojima Productions, infatti, si sono resi protagonisti di un numero esiguo di apparizioni pubbliche, specialmente nel contesto del giocato, ancor più timido a mostrarsi in video.
Eppure, anzi, proprio per questo motivo, restano tutt'ora le più grandi fucine di hype in questa chiusura generazionale. Certo, va tenuto in considerazione lo stato di grazia in cui versano entrambe le software house responsabili dei progetti, ma la curiosità dell'utenza è più viva che mai, e l'interesse rimane alle stelle nonostante la straordinaria mole di domande senza risposta, unico pretesto dietro i saltuari attacchi diretti.
