Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Raccontare con un videogioco: The Suicide of Rachel Foster e l'immersione dell'audio 3D

Raccontare una storia, più o meno complessa, con un videogioco, non è una cosa da poco.



No, raccontare una storia, più o meno complessa, con un videogioco, non è roba da poco. Raccontare una storia in generale non è semplice in realtà, si rischia sempre di risultare banali o di cadere in cliché. Figurarsi in un videogioco, in cui le meccaniche di gioco la fanno da padrone. Ovvio, non è sempre così, altrimenti non avremmo God of War, o The Last of Us, o qualsiasi altro gioco vi venga in mente. Con una storia ben raccontata, si intende. Purtroppo, anche se non sembra, la narrativa del gaming moderno è complessa e funziona bene solo se si sfruttano quelle meccaniche che, come ho detto prima, possono rivelarsi il maggior nemico. Contrasti, come al solito.



È un discorso un po' più lungo e avrebbe bisogno di uno spazio più adeguato, ma quello che possiamo dire, ora come ora, è che ciò che davvero permette ad un videogioco di avere una narrazione tale da prenderci al cuore e farci piangere, è il videogioco stesso. Nessun fattore esterno, nessuna cut scene: ciò che fai mentre giochi è la chiave per sentirti davvero dentro il videogioco.



https://ilovevg.it/wp-content/uploads/2020/02/Suicide-rachel-foster-audio-3d-1024x576.jpg



Raccontare con un videogioco una storia come questa… Ho ancora i brividi.



https://ilovevg.it/wp-content/uploads/2020/02/esiste-un-legame-tra-videogiochi-e-teatro-1024x576.jpg



DAMSesco! Di contrasti, narrativa e altre robe molto DAMS, ne ho parlato anche in un articolo su Gameromancer. Io ve lo lascio, fate voi.



Fatta questa breve e, ne sono consapevole, poco esplicativa premessa, arriviamo a The Suicide of Rachel Foster. Gioco uscito il 19/02 che sfrutta l'immersione dell'audio 3D e l'ambientazione per farti vivere in prima persona la storia di Nicole e dell'hotel di famiglia. No, non voglio vendervi il gioco, per quello ci sta la recensione. Voglio solo partire da questa comunicazione per parlarvi di come basti mettere i giusti suoni per raccontare una bella storia con un videogioco.



All'inizio ho detto contrasti no? Un po' a caso apparentemente, ma in realtà così non è. Il contrasto è l'unità prima della narrazione. Senza contrasti non c'è storia. In The Suicide of Rachel Foster in contrasto abbiamo: da una parte la velocità di spostamento della protagonista e i dialoghi, entrambi molto lenti; dall'altra l'audio 3D che reagisce ad ogni nostro passo, ad ogni scricchiolio del legno e ad ogni folata di vento prodotta dalla tempesta che imperversa fuori. Due componenti ludiche che lavorano in contemporanea, muovendosi (in senso metaforico), però, verso direzioni opposte. Degli ingranaggi: si incastrano perfettamente e ruotano in sensi opposti.
Ovviamente non si può ridurre il tutto a questi due soli elementi. The Suicide of Rachel Foster ha tanto da dire come videogioco, e non solo lui. Ma iniziare a ragionare sui contrasti potrebbe essere l'inizio per una futura evoluzione per la narrativa del gaming.



Chissà…



L'articolo Raccontare con un videogioco: The Suicide of Rachel Foster e l'immersione dell'audio 3D proviene da I Love Videogames – Notizie sui giochi per PC, Console e Mobile.

Continua la lettura su ilovevg.it

21 febbraio 2020 alle 15:50

Condiviso da gamercracy.Piace a 6 persone