Le difficoltà dell'essere verdi: la storia del popolo degli orchi nei videogiochi - articolo
Quando abbiamo incontrato per la prima volta Thrall, l'orco Capoguerra di Warcraft 3, egli si era appena svegliato da un incubo: aveva avuto vivide visioni di un brutale scontro tra le armate degli umani e quelle degli orchi su un campo di battaglia sovrastato da un cielo in fiamme.
"Come dei folli ripiombavamo nelle vecchie diatribe", recita una voce fuoricampo in una sequenza cinematografica renderizzata in maniera splendida, una battaglia che rappresentava il primo passo verso i celebri filmati di presentazione per cui Blizzard è divenuta famosa. A differenza dei due giochi precedenti, però, non vi è alcuna gloria nel combattimento. I vecchi scontri, moralmente semplicistici, sono ora narrati con tono malinconico, quasi di rimpianto. Le antiche cronache di guerre e trionfi bellici, ora sono viste come una follia destinata ciclicamente a ripetersi.
Thrall si sveglia dalla propria visione agitandosi nel suo giaciglio. Possiamo vedere il terrore nel suo volto, un sentimento che rapidamente si tramuta in... tristezza. In questo modo, gli orchi di Warcraft assumono un ruolo che non hanno mai avuto in precedenza.
