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Crashbots – Recensione

C'è stato un tempo in cui i videogiochi non erano prodotti di massa né produzioni titaniche affini al mondo cinematografico, bensì piccoli prodigi elettronici frutto di una nicchia di esperti di tecnologia. La possibilità di restituire un'azione compiuta nel mondo reale (la pressione di un pulsante) all'interno di uno schermo, si tramutò presto nella ricerca di competizione, sfida, vera e propria attività ludica.



Fu l'esplosione di quelli che oggi riconosciamo negli arcade, nei giochi d'azione e negli shoot ‘em up. Ecco che Crashbots arriva su PlayStation 4 accorpando queste tipologie videoludiche in un prodotto scanzonato dai ritmi frenetici, un titolo adatto per delle brevi partite che rischiano di tramutarsi in sessioni di svariate ore. Un gioco indipendente che cerca di uscire dall'anonimato a furia di raggi laser e parti cibernetiche che stridono, collidono e si aggiustano in un gameplay oleato ma senza particolari chip innovativi.



Corsa all'ultimo traguardo cibernetico



In un mondo in cui i mammiferi paiono non esistere e la quotidianità si alterna tra l'oliatura di un bullone e il continuo stridio di metalli, degli automi si addestrano nella corsa a ostacoli in un edificio gestito dagli stessi robot, antropomorfi o meno. Crashbots è adrenalina, vivacità pura e in virtù di queste caratteristiche che diventano vessilli del genere a cui appartiene non indugia in una cornice narrativa. Bastano infatti pochi istanti per prendere il comando del proprio avatar artificiale e buttarsi nella mischia; l'insieme dei contenuti disponibili è apparentemente vario, con due modalità diverse adatte a ogni giocatore, tra tanti livelli su scenari distinti e persino la possibilità di personalizzare il corridore protagonista attraverso una sezione apposita, dove pure acquistare potenziamenti con le monete di gioco.



Scansionando lo scheletro robotico di Crashbots possiamo scoprire una serie di centoventicinque aree su mondi differenti, con tanto di livelli che fungono quasi da prove finali da superare per ottenere nuove e originali componenti per cambiare abito al nostro amico. La modalità storia si costruisce così, lungo un percorso a ostacoli con difficoltà crescente che se sulle prime potrebbe quasi annoiare i giocatori più esperti, in avanti darà del filo da torcere a tutti, novizi e veterani compresi. La parabola ascendente che passa dai tutorial alle zone più complesse è stata gestita in modo equilibrato, garantendo la giusta dose di sfida, permettendo alle prime battute di fare propri i comandi e impratichirsi.



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Verso il prossimo livello e oltre!



Dopo aver speso parte dei vostri chip organici neuromotori lungo la sezione storia, i più competitivi potranno addentrarsi nella modalità infinita da puro endless runner, dove mettere alla prova i riflessi e conquistare record di velocità via via più incredibili. In Crashbots si mescolano arcade, sparatutto e quindi anche azione genuina per un pacchetto che garantisce ore di svago con forse qualche rotella fuori posto.



A ogni tasto è assegnato un compito specifico, dalla corsa rapida all'attivazione del jetpack agli indispensabili colpi a raggi laser. Gli elementi da memorizzare sembrano parecchi per un titolo votato alla semplicità di gioco, ma non pesano troppo sull'esperienza complessiva. Quello che comporta particolare attenzione, invece, è la batteria, o la vita, del nostro robottino, il cui indicatore posto nella parte alta dello schermo diventerà un punto fisso per ogni giocatore. Pescando dalla terza legge della dinamica, a ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria e così nella produzione targata Sometimes You i passi, i colpi dati e quelli subiti, i salti e le scivolate e ogni altra mossa comportano un dispendio di energia. Quest'ultima dovrà essere ricaricata tramite apposite pile sparse lungo il percorso, spesso nascoste in alcune casse di legno. Si tratta di una risorsa tanto sporadica quanto preziosa da diventare a tratti l'unico obiettivo del livello, costringendoci ad abbandonare per strada monete e altri premi come le stelle.



Come da classico gioco arcade, gli utenti più esigenti non vorranno accontentarsi del semplice traguardo, andando a scovare ogni soldino extra e, ancora più importante, le tre stelle dorate nascoste all'interno di ogni area. Tra una scivolata ben calcolata, un salto e colpo d'arma ben assestato, il piccolo automa procede nella sua corsa, sempre reattivo seppure con qualche componente cibernetica solo sufficientemente innestata prima della partenza.



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22 febbraio 2020 alle 17:10

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