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Unturned – Recensione

Il “less is more” è una politica adottata dagli sviluppatori sempre in crescendo, o quantomeno è una linea di pensiero delle software house indie, e consiste banalmente in concentrarsi molto più su determinate meccaniche, solitamente sul gameplay, ma anche esclusivamente su comparto grafico o narrativo a discapito di tutto il resto che circonda una produzione, così da tirare a campare su un unico grande punto di forza, per quanto agli occhi dell'acquirente la cosa possa sembrare poco convenzionale. Questo non è però il caso di Unturned, un titolo che, paradossalmente, avrebbe centrato il bersaglio se si fosse concentrato su un solo particolare, invece di mescolare tutti gli ingredienti possibili senza avere tra le mani una ricetta.



Home alone



Unturned si presenta come un sandbox survival open world cubettoso in cui, nei panni di un sopravvissuto, i giocatori dovranno aggirarsi tra città, paesini e accampamenti infestati e distrutti dagli zombi senza fine diverso dal sopravvivere. Siamo soli al mondo in cerca di fuga e provviste, essenziali per tenere nella norma i valori di fame, sete e salute, rigorosamente da trovare nelle aree più pericolose. Gli zombi non esiteranno un secondo a darci la caccia, per questo diventa quasi obbligatorio giocare il titolo in compagnia, che sia online o in locale. Oltre ad aumentare le possibilità di sopravvivenza, aumenta considerevolmente la rigiocabilità e il divertimento.



A caccia di ogni equipaggiamento necessario, tra armi bianche, armi da fuoco e abiti, Unturned istiga all'esplorazione repentina degli ambienti – pur non riuscendo molto bene a premiare i giocatori per questo – servendosi della grandezza dei sandbox, dal volume però contenuto e, grazie a ciò, difficilmente dispersivo. Unturned fa sua anche la meccanica del level up, con punti esperienza che vengono donati ogni volta che si elimina uno zombi. I livelli sono senza però alcuna consistenza. Sono solo un numero in più che sbloccano oggetti estetici nel menù principale e pochi upgrade sbloccabili via skill point dei tre diversi rami.



Ancora un'altra meccanica adottata da Unturned che, tuttavia, non poteva funzionare peggio, è il crafting, la chiave di ogni survival che si rispetti. Costruire oggetti in Unturned è estremamente macchinoso e buggato, non è mai intuitiva l'effettiva utilità degli oggetti che si vanno a creare né come rimediare gli elementi; è di gran lunga più conveniente cercare armi e cibo strada facendo anziché scervellarsi su un sistema di creazione rotto e sbilanciato.



Accesso (ancora) anticipato



Insomma, Unturned cerca di imitare titoli ben più popolari come DayZ e si propone sul mercato – almeno su PlayStation 4 – nel periodo meno prolifico per il genere, mancando di qualsivoglia carisma, cercando anzi di rifugiarsi dietro una grafica semplice e apprezzata come quella a cubetti, però con troppe sbavature. Unturned risulta, infatti, sporco in tutto e per tutto, come fosse ancora in early access (per la cronaca, la versione PC ne è uscita quattro anni fa). I modelli sono grezzi, le texture di alcuni edifici letteralmente inesistenti e le hitbox tremendamente sfasate, per non parlare dei bug, che spesso e volentieri mandano il gioco in softlock, costringendo gli utenti a chiudere e riaprire l'applicazione.



Non bastano le otto mappe giocabili a risollevare la situazione tragica di Unturned quando è il gameplay a non riuscire a ingranare. La base della sopravvivenza, oltre a procacciarsi del cibo, è liberarsi degli zombi che infestano le aree, uccidendoli o aggirandoli, e purtroppo entrambe le opzioni hanno esiti estremi. Aggirare uno zombi in Unturned è una presa in giro, basta chinarsi a qualsiasi distanza per passare del tutto inosservati, ma è ucciderli il vero problema: a mani nude è impossibile, per quanto ci si provi (a meno che non si riesca a bloccare il nemico in una situazione di favore).



Non sono tanto le armi da fuoco – che anzi riescono a dare un buon senso di rinculo – quanto quelle bianche a delineare i limiti tecnici. Armi come bastoni, rastrelli, manganelli e spade sono impossibili da differenziare per quantità di danno, e dispongono pure di hitbox piccolissime e difficilmente intuibili.

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3 marzo 2021 alle 17:20

Condiviso da popcornking e un altro.

 

Penso che sia un gioco abbandonato a se stesso ormai e senza prospettive di crescita, dato che l'ho conosciuto già 2 anni fa circa, ed è ancora una beta.. questa la dice lunga

 

Comunque, non capisco perchè avete questa concezione negativa dei giochi in early access, non vorrei dire ma gioco in early access è un tipo di sviluppo diverso in cui l'utente vi partecipa e un gioco in "beta" non é incompleto sempre. Basta vedere Project Zomboid, che è un gioco bello e finito da quasi 8 anni eppure viene continuamente aggiornato e sviluppato in "beta". Anzi, dirò di più, Project Zomboid poteva esser venduto benissimo come 3 giochi diversi eppure viene svilupparo sempre lo stesso da ormai 10 anni grazie anche all'apporto degli utenti. E tutto ciò permette la creazione di prodotti incredibili come appunto PZ