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Metal Gear Solid Δ: Snake Eater – Recensione

Se è vero che “chi non muore si rivede”, allora è bello tornare nei panni di un eroe immortale con Metal Gear Solid Δ: Snake Eater, protagonista della nostra recensione. Il team di Konami, a sette anni di distanza da Metal Gear Survive, torna al lavoro sulla sua saga principe, originariamente frutto della mente del geniale Hideo Kojima. Questa volta, siamo come è facile immaginare di fronte a un remake del terzo capitolo della serie, in cui troveremo novità ma anche conferme.



Kept you waiting, huh?



Quando ci si trova ad ammirare un capolavoro, è molto più facile soffermarsi sui pregi, piuttosto che sui difetti, complice magari una certa “inesperienza” in chi li osserva. Questo vale tanto per sculture e quadri, quanto per i videogiochi, che, senza volerci lanciare in voli pindarici o ardite affermazioni, possono essere considerati delle opere d'arte moderne. Ovviamente non parliamo di ogni titolo pubblicato, bensì di una manciata in grado di lasciare il segno nella storia.



Tra questi non possiamo non citare la serie Metal Gear Solid, che grazie al lavoro di Hideo Kojima è diventata una pietra miliare nel mondo dei videogiochi. Di acqua di ponti da quel primo capitolo né è però passata parecchia, tanto che il geniale autore si è staccato dalla “sua” Konami realizzando indipendentemente i due capitoli di Death Stranding, altra serie passata a suo modo alla storia. La casa nipponica ha comunque conservato i diritti sugli originali Metal Gear, tanto da pubblicare a poco più di 20 anni di distanza un remake di Metal Gear Solid 3: Snake Eater.



Come è facile immaginare, la trama è rimasta invariata. Il nostro eroe, Naked Snake, viene inviato in missione per salvare Nikolai Stephanovic Sokolov, un brillante scenzianto al lavoro su un nuova arma nucleare, lo Shagohod. Qui Snake dovrà, oltre che salvare lo scenziato, distruggere la macchina e fermare i piani del Colonnello Volgin. La missione prenderà una piega differente per l'agente quando gli verrà chiesto anche di assassinare la sua ex-mentore, The Boss, che ha disertato in favore dell'Unione Sovietica. Come da tradizione elementi fantascientifici si mischiano ad altri definibili “fantapolitici”, in un crescendo di eventi che porteranno all'epica conclusione.



Questo remake mantiene la struttura originale, rinnovando il comparto tecnico e apportando alcune modifiche. Il restauro di un capolavoro, verso il quale è doveroso portare un certo rispetto. Ecco perché, per la nostra recensione, abbiamo scelto di proporvi due diverse impressioni: la mia, un fan di Metal Gear di lunga data pronto a rivivere di pancia questa emozionante avventura, e quella del collega Raffaele, un vero guru della saga, deciso a non farsi trasportare dai sentimenti.




Non si tratta di cambiare il mondo. Si tratta di fare del nostro meglio per lasciarlo così com'è – L'analisi di Stefano



Un aereo familiare, le voci che rimbombano e la richiesta di spegnere il nostro sigaro e prepararci. Poi è un attimo, il portellone si apre, l'alba ci colpisce. Come dice il mitico Rat-Man, “fletto i muscoli e sono nel vuoto”. Naked Snake è pronto a lanciarsi nuovamente nella foresta, tra soldati da sconfiggere, mimetiche da indossare e animali da mangiare. L'impatto grafico di Metal Gear Solid Δ è fin da subito di quelli importanti. Un lavoro eccellente da parte di Konami, nonostante la modalità Grafica mostri qualche claudicanza iniziale. Va meglio selezionando l'opzione Prestazioni, ma siamo certi che saranno sufficienti un paio di patch per mettere tutto in quadro



L'avventura prosegue, intensa come sempre, in un susseguirsi di eventi. Il remake di un capolavoro deve a mio avviso essere innanzitutto rispettoso del materiale originale, cosa che questa versione Delta fa senza quasi che ce ne si accorga. Tutto è come e dove dovrebbe essere, tutto è familiare ma al contempo nuovo. Le rane Kerotan da scovare sono ora affiancate da delle paperelle, anch'esse nascoste. I suoni sono più vividi che mai e la foresta è un tripudio di fruscii e movimenti. L'atmosfera è se possibile ancor più densa e tesa, come un vero gioco stealth dovrebbe essere.



Certo, siamo di fronte a niente più, niente meno che Metal Gear Solid 3 con una nuova veste. Ma si tratta di un capolavoro senza tempo, che non ha bisogno di aggiunte clamorose. Parlando però di ciò che Konami ha fatto, possiamo dirci soddisfatti delle opzioni di visuale, anche se a volte (cercando di strisciare, ad esempio) la nuova opzione è sembrata penalizzante. Questione di abitudine, comunque: dopo un paio d'ore riuscirete a muovervi come ombre. Ed è questa la magia di un remake come questo: rivivere le emozioni, scordandosi di essere davanti a un rifacimento.



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Commencing Operation Snake Eater – L'analisi di Raffaele



Se l'analisi “col cuore” del nostro Stefano non può che esaltare gli aspetti positivi del remake di Konami, un occhio esperto non può non sviscerare ogni elemento di Metal Gear Solid Δ. Parafrasando l'affermazione di Naked Snake all'inizio del gioco, quella che ci troviamo di fronte potrebbe essere facilmente definita “Operation Nostalgia”.



Non vogliamo scomodare i remake di Capcom, che negli anni ha dimostrato di aver veramente inteso il vero significato di “remake”. Scegliamo quindi di prendere come metro di paragone Silent Hill 2, restando volutamente in casa Konami. Il titolo di Bloober Team ha, indubbiamente, rielaborato il materiale di partenza, senza però modificare nulla del titolo originale, puntando maggiormente alle modifiche di gameplay oltre che al semplice restyling grafico.



Il ritorno di Naked Snake è indubbiamente smacchiato nella veste grafica, ma è di fatto un rifacimento 1:1 del titolo originale. E questa, come già sottolineato da Stefano, è sicuramente una cosa positiva. Nessuno avrebbe sicuramente voluto ritrovarsi tra le mani un nuovo Twin Snakes. Ma, dati gli apprezzati crediti ad Hideo Kojima, e con la premessa che non si sarebbe toccata la storia originale, si poteva sicuramente osare di più.



Con gli asset di The Phantom Pain, lo svecchiamento di Snake Eater era quasi scontato, facendogli toccare di nuovo il picco estremo del gameplay. Ricordiamo come, unanimemente, il terzo titolo della Metal Gear Solid Saga sia riconosciuto come il punto più alto toccato per il periodo. Konami avrebbe sicuramente potuto tentare il colpo utilizzando il sistema “sandbox” del già citato The Phantom Pain, adattandolo a questo remake. Questo avrebbe garantito nuovi spunti di azione, uno stealth più accattivante e un nuovo metodo di approccio al gioco. Metal Gear Solid Δ non ha, oltre alcuni comandi riadattati all'uso moderno, nulla di tutto ciò.



Nell'eventualità, un giocatore proveniente dal titolo originale dovesse anche attivare la modalità classica, oltre alla super grafica, si ritroverebbe davanti lo stesso gioco di ventuno anni fa. Stupendo, certo, perché il materiale originale è stato rispettato sotto ogni punto di vista, ma in sostanza un'operazione che punta al marketing e alla nostalgia. Inoltre, proprio nella parte visiva, molte volte è difficile far combaciare le situazioni paradossali e assurde del titolo alla grafica iperreale, che sembra non prestarsi al meglio per il tipo di gioco che è Metal Gear Solid 3.



Il concept dei personaggi per esempio, bizzarri, figli della più brillante delle idee che andavano a omaggiare i Bond Movies, diventano qui involucri vuoti e senz'anima, in favore di un iperrealismo forse mai veramente richiesto dai fan della saga. Certo, è possibile attivare i filtri luminosi del titolo originale, ma è palese che non bastano i colori a donare vita a questo remake. Doverosa menzione però per il ritorno di Guy Savage in questa versione del gioco, eliminata nella HD Collection. Sarà possibile, di nuovo, accedere alla sequenza onirica hack ‘n slash dopo l'interrogatorio a Snake, rivisitata anch'essa nella veste grafica. Inoltre, già ben anticipata da Konami, si vedrà anche il ritorno della modalità Snake Vs. Scimmia, il fantastico omaggio ad Ape Escape.



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Who are the Patriots?



Le nostre due analisi di Metal Gear Solid Δ: Snake Eater hanno quindi voluto evidenziare tutto ciò che questo remake ha da offrire ai giocatori, nel bene e nel male. Da un lato abbiamo chi, come me, è pronto a rivivere le avventure di Naked Snake come se fosse la prima volta. A coloro che si approcciano al titolo con questo spirito, Delta è pronto a regalare ore di divertimento, emozioni e azione stealth. Inutile poi dire che se non avete mai avuto la fortuna di affrontare l'avventura di Kojima, questa è un'occasione più unica che rara per farlo.



Dall'altro troviamo i fan storici della serie, quelli accaniti, che come il nostro Raffaele si affidano alla mente prima che alla pancia per giudicare il lavoro svolto da Konami. Una definizione scolastica per definire Metal Gear Solid Δ: Snake Eater è il più classico dei “è bravo ma non si applica”. Con il pieno rispetto del materiale originale lato sceneggiatura e narrazione, Konami poteva indubbiamente osare di più dal punto di vista del gameplay, cosa che non fa. La scelta è quella piuttosto di rinchiudersi nella sicurezza del solo svecchiamento grafico, il cui stile iperrealistico potrebbe comunque lasciare alcuni dubbiosi del risultato finale.



Il gioco di partenza è senza possibilità di smentita un capolavoro: Snake Eater è pura storia del videogioco e continua ad esserlo ancora oggi, a distanza di oltre vent'anni. Metal Gear Solid Δ: Snake Eater va però preso esattamente per quello che è: un'operazione nostalgia, che vuole regalare a chiunque decida d'intraprenderlo un secondo viaggio nelle meraviglie del terzo capitolo della saga. Con tutto ciò che questo comporta, nel bene e nel male.



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Il Platino di Metal Gear Solid Δ: Snake Eater



Sebbene ricca di coppe, la lista trofei di Metal Gear Solid Δ: Snake Eater è relativamente lineare. Oltre a dover completare la storia ed eseguire una serie di azioni di miscellanea, come lanciare un animale velenoso addosso a un nemico, bisognerà concentrarsi su titoli e collezionabili. Sarà infatti necessario trovare tutte le rane e le papere, oltre a ottenere il titolo di FOXHOUND, tutte le mimetiche e le pitture del viso. Un'impresa che i veterani non faranno fatica a completare, ma che potrebbe mettere in difficoltà i giocatori meno esperti. Vi cimenterete in questa sfida?




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22 agosto alle 10:10

Condiviso da Sam Fisher e un altro.Piace a 4 persone