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Recensione Metal Gear Solid Delta: Snake Eater

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Lo ammettiamo, scrivere questa recensione non è stato semplice. L'enorme eredità lasciata da Hideo Kojima era un ostacolo imponente da evitare per non cadere nel baratro del classico remake senza anima. Il mio primo contatto con la serie risale a quando avevo 11 anni, con il controller della PlayStation 2 in mano. L'attesa causata dalla boot animation, il profumo di nuovo del cofanetto del gioco, la curiosità di scoprire un titolo che prometteva novità e prese in giro geniali da parte di Kojima. Non riuscivo a capacitarmi di come un giovane Raiden potesse trovarsi nel 1964.



Quella che sto per scrivere non è tanto una recensione, quanto un viaggio nel passato, un tuffo nel cuore di un capolavoro. È difficile mettere per iscritto l'ondata di emozioni che mi ha travolto all'avvio di Metal Gear Solid Δ: Snake Eater, il tanto atteso remake dello storico Metal Gear Solid 3: Snake Eater del 2004, il buon Borededdy ne aveva parlato nel suo articolo qui. Considerato da molti il capolavoro assoluto di Kojima, questo ritorno su PS5, Xbox Series X/S e PC è un'esperienza intrisa di nostalgia fin dai primi minuti, che prende per mano il giocatore e lo trasporta in un'epoca passata.



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Il monologo di Snake sulla Guerra fredda, l'eccezionale colonna sonora di Harry Gregson-Williams, il lancio HALO, lo zaino che si impiglia tra i rami e l'atterraggio supereroistico sono tutti momenti che ho rivissuto con un brivido. La scelta di Konami di partire proprio da MGS3, anziché dal primo Metal Gear o da Metal Gear Solid, non è casuale. Snake Eater è il capitolo più accessibile, il primo in ordine cronologico e, cosa più importante, è narrativamente autoconclusivo. È una porta d'ingresso perfetta sia per i nuovi giocatori sia per i fan di vecchia data.
Un Ritorno Alle Origini, con Estrema Fedeltà



Metal Gear Solid Δ: Snake Eater torna a raccontare la stessa identica storia del 2004. Non è stata modificata una singola riga di dialogo, scena d'intermezzo, ambientazione o interazione tra i personaggi. Ho confrontato diverse cutscene del remake con quelle dell'originale e ho notato una fedeltà quasi religiosa, persino nelle dissolvenze in nero tra una scena e l'altra. Il monologo iniziale di Snake sulla Guerra fredda è rimasto scolpito nella mia memoria per oltre vent'anni.



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Questa assoluta fedeltà all'originale costituisce sia la più grande forza del remake sia il suo più evidente limite. Delta è una riproduzione meticolosa di MGS3: stessi dialoghi, stesso gameplay, stessi limiti strutturali. Se da un lato ciò garantisce un'esperienza autentica e rispettosa, un vero e proprio regalo per i puristi, dall'altro mostra come il design di vent'anni fa sia oggi in parte superato. È un rifacimento curato, ma forse un po' timido nel voler davvero rilanciare un gioco che, in determinati aspetti, sentiva il bisogno di qualcosa in più di una semplice “lucidata”. Il team di sviluppo ha scelto la via sicura della riproduzione 1:1, evitando ogni rischio che potesse potenzialmente tradire la visione di Kojima, ma in questo processo si è precluso anche la possibilità di miglioramenti strutturali che il tempo ha reso necessari.
Il Comparto Tecnico: Grafica e Suono



Il risultato del lavoro svolto con Unreal Engine 5 è impressionante. La giungla di Tselinoyarsk è un vero trionfo visivo: il fogliame realistico, i riflessi dinamici, gli effetti di luce e i modelli 3D rinnovati non solo per i protagonisti, ma anche per ogni singola guardia e animale. La luce che filtra attraverso le chiome degli alberi e le ombre che si muovono sulle vesti di Snake sono dettagli che catturano lo sguardo e creano un'atmosfera immersiva. Anche le sezioni in interni non sono da meno, con un'attenzione maniacale ai dettagli, come i dardi del fucile tranquillante che restano conficcati sui corpi dei nemici addormentati e i vari tipi di ferite che si accumulano sul corpo di Snake. Si nota un'attenta cura anche nel rimodernare le animazioni dei nemici, che pur mantenendo una natura un po' sopra le righe, risultano meno “legnose”. È un po' un peccato, tuttavia, notare la sparizione dei cadaveri a pochi istanti dalla dipartita, un dettaglio che può rompere l'immersione.



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Sul fronte delle prestazioni, il gioco su PS5 Pro offre un'unica soluzione che cerca di bilanciare qualità e frame rate, con qualche piccola oscillazione nei momenti più concitati. Le esplosioni e il vento che solleva la polvere sono resi in modo eccellente, mentre gli schizzi d'acqua sollevati dai proiettili sono meno rifiniti. I volti dei personaggi, in particolare quello di EVA, The Boss, Volgin e Sokolov, sono stati rifatti in maniera eccezionale, pur perdendo una parte della “spigolosità” che li caratterizzava in origine. L'espressività facciale, pur essendo generalmente buona, in alcuni frangenti ad alto carico emotivo non mi ha convinto del tutto. Sul fronte audio, la colonna sonora di Snake Eater resta un'opera magna, con brani che accompagnano le boss fight e le fasi di allerta in modo impeccabile.
Il Gameplay: Fedele ma Anacronistico?



Il gameplay di Metal Gear Solid Δ: Snake Eater resta fedele all'originale del 2004, con i suoi punti di forza e le sue debolezze. La mappa non è aperta come in The Phantom Pain, ma è composta da una serie di piccole aree collegate da dissolvenze in nero e brevi caricamenti. I nemici sono posizionati negli stessi punti e seguono le stesse routine. L'approccio resta quello dell'infiltrazione, ma si può sempre optare per una strategia più diretta e aggressiva.



A differenza dell'originale, in Delta è possibile cambiare mimetica al volo e usare il Codec con la pressione di un solo tasto, semplificando notevolmente l'esperienza. La possibilità di camminare da inginocchiati e di strisciare a pancia in su, prese in prestito da The Phantom Pain, riducono ulteriormente il livello di difficoltà. I tempi di caricamento ridotti e una telecamera più chiara rendono l'esplorazione e gli scontri più semplici, tanto che a difficoltà media non ho mai visto la schermata di Game Over (con una sola, ovvia, eccezione… The End).



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L'intelligenza artificiale sente il peso degli anni. È un po' sconfortante vedere una guardia incapace di inseguirmi solo perché ho superato il confine tra due micro-aree, ma allo stesso tempo anche questo fa parte dell'autenticità dell'esperienza originale, e sfruttare questi limiti per superare i nemici ha finito per strapparmi qualche sorriso. Nonostante tutto, le boss fight contro i Cobra e gli altri personaggi chiave della storia rimangono eccezionali e sono state riportate in vita con dei character design spesso sbalorditivi. Il percorso è lineare e le mappe sono spesso strette, senza grandi incentivi alla sperimentazione. Non fraintendetemi, è un piacere tornare a Tselinoyarsk e rivederla esattamente com'era vent'anni fa, ma almeno nella modalità Moderna le micro-aree si sarebbero potute unire e ampliare, senza rovinare il ritmo dell'esperienza.
Un'Operazione Nostalgia Senza Rischi



Ho riflettuto a lungo su quanto i limiti strutturali di Metal Gear Solid Δ: Snake Eater abbiano realmente inciso sulla mia esperienza, e la verità è che, pur notandoli, non sono mai riusciti a rovinare il piacere del gioco. Non fraintendetemi, credo che si sarebbe potuto osare di più, magari offrendo una modalità “moderna” con mappe un po' più ampie e unite tra loro, senza sacrificare la fedeltà della modalità “classica”. Sarebbe stato un rischio, certo, ma un rischio necessario per conquistare una nuova generazione di giocatori abituata a standard diversi.



Eppure, ogni piccolo momento di delusione spariva non appena iniziava un nuovo filmato: rivedere Ocelot far roteare i revolver dopo vent'anni o ammirare in alta definizione il CQC impeccabile di The Boss è qualcosa che ancora oggi lascia a bocca aperta. Il disclaimer iniziale che avverte che il gioco contiene espressioni e temi presenti nella versione originale è un segnale del rispetto di Konami per l'opera. Il fatto che non siano state applicate censure e che tutti gli easter egg, inclusi il minigioco di “Guy Savage” e la modalità “Snake contro Scimmia” siano stati mantenuti, dimostra una grande cura per i dettagli.



Metal Gear Solid Δ: Snake Eater è un prodotto onesto che offre esattamente ciò che promette: un rifacimento 1:1 di uno dei giochi più importanti di sempre, con un comparto visivo completamente rinnovato. Forse è un'occasione persa per chi sperava in un rilancio più audace, ma è un sogno che si realizza per chi, come me, desiderava rivivere quelle stesse emozioni che provò vent'anni fa. Il risultato è un capolavoro intoccabile, ma che oggi mostra le sue rughe, pur restando un'esperienza imperdibile.


A dispetto dell'ottima ricezione critica e del plauso dei fan per la fedeltà all'originale, il lancio di Metal Gear Solid Δ: Snake Eater su PC, in particolare su Steam, non ha saputo replicare il successo commerciale dei blockbuster più recenti della serie. Le cifre raccolte nelle prime 72 ore dal lancio globale ci raccontano di un successo critico che sta facendo molta fatica a tradursi in numeri di vendita paragonabili ai grandi titoli del passato.



Basti guardare ai dati tracciati da SteamDB: il picco di giocatori simultanei ha raggiunto quota 19.634 utenti collegati in contemporanea nel giorno di lancio. Un risultato modesto se confrontato con l'ultimo capitolo della serie principale, Metal Gear Solid V: The Phantom Pain, che nel 2015 aveva toccato i 91.195 giocatori contemporanei, dimostrando una capacità di attrazione ben diversa.



Le stime aggregate provenienti da piattaforme come PlayTracker, Gamalytic e VG Insights dipingono un quadro ancora più dettagliato: fino al 31 agosto, le vendite su Steam si sarebbero assestate intorno alle 218.000 copie. Questa cifra, anche proiettata su tutte le piattaforme disponibili, suggerirebbe un totale globale ancora distante dal traguardo del milione di unità.



Questa performance modesta solleva alcune domande. È possibile che il pubblico PC, non abbia accolto un titolo dalla natura più lineare e, per certi versi, datata? Oppure il prezzo, forse percepito come elevato per un “semplice” rifacimento, ha scoraggiato una fetta di potenziali acquirenti?
PRO



  • Massima Fedeltà all'Originale: La riproduzione 1:1 di dialoghi, scene e ambientazioni è un omaggio impeccabile per i fan.
  • Comparto Tecnico Eccezionale: L'uso di Unreal Engine 5 regala un restyling grafico sbalorditivo, con una cura maniacale per i dettagli.
  • Esperienza Narrativa Intatta: La storia, la regia e i personaggi restano un capolavoro senza tempo, in grado di coinvolgere anche un neofita.
  • Contenuti Aggiuntivi: La presenza della modalità “Snake contro Scimmia” e del multiplayer “Foxhound” arricchisce l'offerta.
  • Accessibilità: I nuovi controlli e la telecamera migliorano l'esperienza di gioco.

CONTRO



  • Design Datato: La struttura a micro-aree e l'intelligenza artificiale dei nemici mostrano il peso degli anni.
  • Mancanza di Coraggio: Il team di sviluppo è stato fin troppo timido nel modernizzare aspetti del gameplay che avrebbero giovato di modifiche.

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3 settembre alle 22:40

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