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Oldboy

ha scritto una recensione su Virginia

Cover Virginia per PC

Nel panorama videoludico pare ormai essersi consolidata con forza la tendenza a sviluppare nuovi prodotti ibridi, frutto spesso di una sperimentale commistione tra il format originale di riferimento (appunto, i videogames) e un format diverso ma comunque affine per alcune caratteristiche, come ad esempio i film o le serie tv. Il tutto allo scopo di ottenere un risultato innovativo e in grado di appassionare una certa fetta di pubblico.
Virginia può essere considerato a pieno titolo uno dei più recenti "figli" di questa curiosa tendenza, ma è anche un'opera che riesce distaccarsi un po' dai suoi simili, mostrando una serie di aspetti che, per certi versi, lo rendono un prodotto semplicemente unico nel suo genere.
Siamo nel paese di Kingdom, in Virginia e vestiamo i panni di un agente dell'FBI di nome Anne Tarver. Insieme a una collega, ci muoviamo sulle tracce di un ragazzo del posto misteriosamente scomparso. Il caso però è più che altro un mero pretesto degli autori per accompagnare il giocatore in un viaggio introspettivo, intimo e assolutamente misterioso. Un viaggio a cui si lega anche una narrazione elaborata e fuori dagli schemi, che strizza l'occhio al Twin Peaks di David Lynch e che gioca costantemente con l'alternanza della sfera reale e di quella onirica.
Virginia è di base un breve racconto interattivo (può essere infatti portato a termine in circa 2-3 ore di gioco), seppur la sua interattività sia assolutamente ai minimi storici. Vi sono infatti poche possibilità di movimento e si può solo camminare in zone precise e circoscritte. Vi sono alcuni oggetti da raccogliere o alcune interazioni da dover compiere con lo scenario di gioco. Parlando però in termini effettivi di gameplay, quel che conterà alla fine sarà "solo" guardare, recepire o interpretare un'espressione, un movimento o un gesto.
Si, perchè Virginia è anche un prodotto che rinuncia volontariamente a qualsiasi forma di dialogo per mettere in scena il suo articolato intreccio. Tutto è affidato a una regia più che mai cinematografica, che monta vere e proprie sequenze filmiche in prima persona e che sfrutta solo le immagini per trasmettere la sua dose di emozioni nell'animo del giocatore.
Proprio nella sua natura di ibrido tra videogioco e film, Virginia mostra forse le sue caratteristiche più originali. Abbiamo già detto che la storia si regge sulla realtà e sul sogno, ma la stessa gioca molto anche con i vari piani temporali. Non solo per la presenza di momenti che vanno ripetutamente tra il presente e il passato, ma anche perché l'opera di Variable State si prende il lusso di compiere dei singolari "stacchi" tra una sequenza e l'altra. Trovandoci ad esempio a percorrere un corridoio, il tempo non andrà a scorrere regolarmente, aspettando magari il nostro arrivo alla fine del percorso. Bensì, assisteremo probabilmente a una brusca interruzione della nostra azione, per poi trovarci catapultati alla fine del suddetto corridoio, o meglio ancora direttamente nella stanza che avevamo intenzione di raggiungere. Virginia fa quindi ricorso a quello che, in gergo puramente cinematografico, potremmo definire come montaggio.
Parlandone a livello grafico, il titolo ha uno stile che richiama una sorta di cartoon con colori molto accesi e marcati, pur non risultando particolarmente ricco di dettagli. Ciò che eleva l'aspetto visivo di Virginia agli occhi del giocatore è l'ottimo uso degli effetti di luce, che si presentano curati in maniera verosimile e in grado di regalare momenti appaganti per la vista. La colonna sonora, invece, alterna sapientemente tracce che riescono a sottolineare in maniera agevole sia i momenti di narrazione più quieti che quelli più drammatici e ricchi di tensione. Confido che la soundtrack composta da Lyllon Holland ed eseguita dall'Orchestra Filarmonica di Praga non faticherà più di tanto a restarvi impressa.
Insomma, Virginia è sicuramente un'opera che riesce a dire la sua nel contesto dei "non-giochi" e che amplifica ulteriormente l'eterna discussione sugli ibridi tra videogames e film. Se affine con i gusti e le pretese del giocatore, il lavoro di Variable State può assolutamente regalare un'esperienza sentita quanto soddisfacente.