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Grim Legends 3: The Dark City – Recensione

Il numero 3 è definito come quello perfetto per eccellenza, sia nel mondo matematico, che in quello scientifico, che in quello religioso. E, da oggi, anche in quello videoludico. Artifex Mundi, la giovane software house residente in Polonia, completa la sua saga con il terzo capitolo della serie Grim Legends, intitolato The Dark City. Una conclusione degna di una trilogia, ricca di colpi di scena e con un susseguirsi di eventi tristi e gioiosi. Gli enigmi sono pronti per essere risolti… sarete degni di decifrarli tutti e contrastare le forze del male?



La città oscura



Sylvia, una giovane recluta di un gruppo di cacciatori di mostri chiamato Ordine, vuole conoscere cosa è successo prima che un incidente le facesse perdere la memoria. Nel suo intento, segue le tracce dell'ex-membro Gabriel, reo di aver rubato un manufatto che unisce questo mondo a Koshmaar, una malvagia creatura in grado di impossessarsi del volere delle sue vittime.



La terrificante creatura, libera di vagare nella città, assorbe qualsiasi malcapitato che gli si pari di fronte nel tentativo di compiere il suo destino e di regnare il reame delle tenebre. Sylvia, insieme al suo mentore Solomon, dovrà affrontare la prova finale per essere accettata come vero membro dell'Ordine e comprendere il legame che esiste tra il fosco Gabriel e la sua stessa eredità. A quanto pare, ci sono incubi sepolti nel passato persino più oscuri dei demoni che vagano nella vasta città gotica di Lichtenheim.



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A colpo d'occhio



Grim Legends 3: The Dark City è il terzo capitolo di una trilogia, creata da Artifex Mundi, arrivata dunque al capolinea. Il genere della saga è famoso per essere uno dei pochi puzzle game punta e clicca rimanenti sulla piazza. La scelta di portare un genere simile nel 2019 è azzardata e vincente. Spremere le meningi è sempre un ottimo toccasana per lo spirito, per rilassarsi e riattivare il cervello dopo una giornata stancante. La storia aiuta in questo contesto e fa da collante in un'accozzaglia di tanti piccoli minigiochi messi insieme.



Il gameplay mischia diversi temi legati ai classici rompicapi: SON (Schermata Oggetti Nascosti), che prevede la ricerca di determinati oggetti in una schermata, enigmi, indovinelli grafici, rebus, ricerca codici, trova le differenze. Quest'ultimo minigioco viene usato nelle fasi di combattimento, giusto per mettere in chiaro che non c'è nessun tipo di azione se non ragionare con estrema calma. Nulla e nessuno metterà fretta durante il ragionamento e non ci sono tempi massimi di risoluzione degli enigmi; il principale interesse è divertire e fare scoprire, attivando l'ingegno. Difficilmente il gioco annoia, ma nella sua interezza potrebbe stancare sul lungo periodo. Il backtracking di tutte le ambientazioni per il recupero di oggetti fondamentali per il proseguimento della trama è dietro l'angolo e il rischio di rifarsi tutte le schermate fin dall'inizio della storia è veramente alto.



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17 febbraio 2020 alle 17:10

Condiviso da popcornking.