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C'era 3 volte – Recensione

Con un titolo che fa subito pensare alle fiabe, C'era 3 volte è il gioco da tavolo protagonista della nostra recensione. Pubblicato in Italia da Ghenos Games e sviluppato da Amigo, questo card game tripartito prova a mischiare una serie di meccaniche note in una formula innovativa. Scopriamo insieme se questa storia ha avuto un lieto fine.



Un, due tre… Storia



Se pensiamo al mondo dei giochi di carte, ce ne vengono rapidamente in mente alcune tipologie. Abbiamo i giochi di prese, come il colorato Fishing, quelli incentrati su meccaniche di draft e quelli che potremmo definire di set collection, in cui creare sinergie per massimizzare il punteggio. Solitamente, con le dovute variabili in gioco, questi elementi sono proposti individualmente, in titoli dalla durata contenuta e dalle regole semplici.



Del resto, salvo casi limite, la maggior parte dei card game è pensato per essere fruito da un pubblico molto vasto, composto sia da esperti che da amatori. In questo panorama si colloca C'era 3 volte che, come anticipato nella nostra premessa, fa delle fiabe un tema portante. I personaggi che tutti noi abbiamo imparato a conoscere da piccoli si trovano mischiati: starà ai giocatori riordinarli, per tentare di trionfare sugli avversari. Il titolo fornisce anche un interessante spoiler relativamente alle meccaniche, che saranno divise in tre momenti distinti, intersecati però tra loro.



La scatola di C'era 3 volte, che coerentemente richiama come stile quello di un libro, contiene poche componenti: un mazzo di 50 carte personaggio, le istruzioni di gioco e un sacchetto pieno di segnalini in legno. Questi sono divisi in gemme, cuori e stelle e serviranno per tenere più facilmente traccia dei punti guadagnati dai giocatori.



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Come si gioca a C'era 3 volte



Senza troppa sorpresa, le meccaniche dei giochi di carte che abbiamo citato in apertura di recensione sono anche quelle fulcro di C'era 3 volte. Sono previste infatti tre fasi distinte: nella prima i giocatori affronteranno un draft, nella seconda si cimenteranno in una serie di prese e nella terza invece otterranno punti sulla base delle sinergie create. Il mix si rivela da subito molto interessante, in quanto obbliga a ragionare in tre dimensioni, studiando con largo anticipo le mosse e i bonus che potremo ottenere.



Ognuna delle carte presenti nel mazzo raffigura un personaggio fiabesco, a cui è assegnato un numero da 1 a 50 e nella maggior parte dei casi un'abilità speciale. Queste saranno utili nella seconda e terza fase e dovranno dunque essere tenute in considerazione durante la prima. Il draft si svolge distribuendo 8 carte a ciascun giocatore. Con una formula classica, ognuno ne sceglierà una da tenere e passerà le restanti al giocatore alla sua destra, ricevendone altrettante da sinistra. Si proseguirà fino a quando non rimarrà una sola carta a ogni partecipante: quest'ultima andrà scartata e non sarà utilizzata.



Le carte ottenute andranno a formare la nostra mano per la fase successiva, la seconda. Questa si svolgerà con meccaniche di presa standard: a cominciare dal primo giocatore in turno, ossia l'ultimo ad aver visto un coniglio, si sceglie e si gioca una carta dalla mano scoperta. Si prosegue in senso orario e chi avrà giocato il valore più alto vincerà la mano, guadagnandosi una stella (dal valore finale di 2 punti) e il diritto di iniziare la mano successiva.



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Fiabe intrecciate



La semplice vittoria nelle prese non sarà sufficiente a trionfare alla fine della partita. La maggior parte delle carte possiede infatti abilità speciali che si attiveranno se nella presa saranno presenti tipologie di creature o personaggi specifici. I Tre Orsi ad esempio otterranno un bonus se verrà giocata anche Riccioli d'Oro e così via. Questo obbliga a meditare al meglio le scelte durante il draft, cercando nel contempo di ricordarsi quali carte abbiamo visto passare.



A differenza dei classici trick-taking games inoltre, le carte non verranno “vinte” da chi ha il valore più alto nella presa, ma rimarranno di proprietà del giocatore che le ha utilizzate. Alla fine della seconda fase avremo quindi accumulato, oltre alle stelle, un numero variabile di cuori, dal valore di 1 punto ciascuno, e gemme, che forniranno 1 punto per ogni coppia. Si passerà quindi all'ultima fase, in cui i giocatori completeranno un ulteriore giro di conteggio punti.



In questo caso, però, non dovremo controllare le carte degli avversari, ma soltanto quelle in nostro possesso. Riattiveremo una volta ogni abilità, ottenendo eventuali bonus da aggiungere a quelli già guadagnati. Una volta fatto si passerà al conteggio finale dei punti: chi ne avrà ottenuti di più verrà dichiarato vincitore.



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C'era 3 volte: tre anime in un unico gioco



Da profondi conoscitori dei videogiochi, prima ancora che dei giochi da tavolo, sappiamo bene quanto sia difficile mischiare due generi diversi. Lo stesso vale per le meccaniche dei boardgames: spesso unirne due difficili da combinare rischia di essere la ricetta per il fallimento. Ecco perché a nostro avviso l'impresa portata a termine da C'era 3 volte è ancora più rilevante: non sono state mischiate due tipologie di card game, ma ben tre. Un trittico che dà origine a un risultato vincente, in grado di coinvolgere giocatori di qualsiasi livello di esperienza.



Il tema fiabesco si presta in maniera eccellente a unire draft, prese e set collection, in un card game che risulta facile da spiegare e immediato da assimilare. Basterà una partita per entrare nell'ottica di ciò che i giocatori dovranno fare per trionfare, anche se è chiaro che i nostri avversari non esiteranno a metterci i bastoni tra le ruote. Il draft aiuta in parte a capire cosa sarà presente sul tavolo, lasciando però un minimo di dubbio. Le prese sono semplici da gestire, così come il conteggio di punti finale. C'era 3 volte è quindi un eccellente amalgama di generi, che sarà perfetta per animare le serate o per fare da filler tra opere più corpose.



Attenzione però al numero di giocatori al tavolo. Il titolo darà il meglio di sé con almeno 4 giocatori. In coppia invece la soluzione scelta è quella d'introdurre due giocatori fantasma (il famoso “morto” della briscola, per intenderci) a cui i giocatori daranno carte durante i draft e che giocheranno casualmente durante le prese. Per quanto la proposta sia apprezzabile, perde inevitabilmente di fascino rispetto a una partita con avversari umani. Di grande qualità invece le componenti, soprattutto in relazione al prezzo. C'era 3 volte è un gioco che riesce ad appagare l'occhio, oltre che la mente.



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4 luglio alle 17:10