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Oldboy

ha scritto una recensione su Journey

Cover Journey per PS4

Non è facile esprimere un'opinione imparziale su Journey. Non solo perchè il titolo dei Thatgamecompany si colloca in quella tipologia di produzioni, oggi anche un po' più comuni da trovare in ambito videoludico rispetto al passato, che sono dotate principalmente di un gameplay minimale e di un'esaltazione preponderante della propria veste estetica, ma anche perchè questo titolo si rivolge in maniera piuttosto diretta al giocatore. Lo costringe a valutarlo muovendosi sulle sue impressioni, sulle sue sensazioni e perfino sul suo stupore. Journey è un gioco che non si limita alla semplice schematizzazione di videogioco particolarmente curato dal punto di vista grafico ed artistico, ma la sua componente tecnica svolge invece una funzione talmente rilevante che potremmo definirla strettamente legata al gameplay piuttosto che al semplice comparto estetico. Ogni ambientazione di gioco, fonte di luce, creatura o personaggio incontrati nel corso della nostra avventura, non svolgeranno la funzione di puro contorno scenico, ma avranno il preciso scopo di cercare di coinvolgere sensorialmente il giocatore, facendo leva in particolare sulla sua capacità di lasciarsi stupire e conquistare da una certa gamma di stimoli esterni.
Come platealmente suggerisce il titolo, è la filosofia del viaggio vista come percorso di scoperta del mondo e di se stessi il tema principale trasmesso da Journey. Alla guida di un nomade misterioso, ci muoveremo in zone perlopiù desertiche (ma non per questo povere di dettagli), cercando di raggiungere la vetta di una montagna evidentemente significativa per il nostro protagonista. Durante il nostro peregrinare, entreremo in contatto con misteriosi esseri di stoffa, ostili golem di pietra o altri semplici nomadi come noi. Journey permette infatti, tra le altre cose, di affrontare il tortuoso cammino da soli o in compagnia di altri giocatori, grazie alla comune funzione del multiplayer online.
Come già accennato, il gioco presenta un gameplay decisamente essenziale. Muoversi, saltare e intonare un caratteristico canto sono le uniche azioni su cui il giocatore avrà una libera scelta. Tralasciando la funzione di movimento, su cui una spiegazione dettagliata sarebbe abbastanza superflua e inutile, occorre invece spendere qualche parola sul salto e sul canto. Il primo sarà un'azione limitata, la cui misura varierà in base alla lunghezza della sciarpa indossata dal nostro alter ego virtuale. Lunghezza che potremo aumentare trovando alcuni oggetti luminosi sparsi per il nostro percorso. Il canto, invece, avrà la funzione di farci interagire con l'ambiente circostante e sarà il nostro unico mezzo di comunicazione a disposizione (il nomade infatti non proferirà parole per tutto il corso dell'avventura, stesso dicasi per gli altri personaggi incontrati lungo il cammino). Sfruttando queste poche interazioni a disposizione, il gioco ci chiederà di svolgere delle azioni non particolarmente complesse, come attivare meccanismi specifici, "surfare" sulla sabbia o sfruttare la capacità di volare delle creature di stoffa per spostarci agevolmente da una sezione di gioco all'altra.
E' però a livello tecnico che Journey porta il giocatore a levarsi il cappello: i colori accesi, in cui spicca un dominante e quasi onirico giallo dorato, i dettagli della sabbia e gli agenti atmosferici rendono l'ambiente di gioco sempre vivo e pulsante, grazie anche a scelte particolarmente azzeccate sugli effetti della luce, diurna o artificiale che sia. Trovo davvero difficile non rimanere affascinati da almeno uno-due dei panorami presenti, dotati di una ricercata poetica e suggestività.
Molto soddisfacente anche la colonna sonora, ad opera di Austin Wintory. Una raccolta di composizioni struggenti e cariche di malinconia, che accompagnano con naturalezza le varie tappe del nostro breve viaggio. A livello di longevità infatti, quest'opera ci toglierà solo poche ore del nostro tempo.
In breve, possiamo dire che Journey rientra appieno in quel filone di giochi destinati perlopiù ad una certa fetta di giocatori. Mira sostanzialmente a coloro i quali si sentano aperti ad un coinvolgimento emotivo non necessariamente legato ad un vasto numero di azioni da poter riprodurre sullo schermo. L'opera di Thatgamecompany tende la mano, piuttosto, a chi ha voglia di meravigliarsi, di sentirsi entusiasta non tanto per quello che fa ma per quello che vede intorno a sè.
Come un fanciullo legato ancora alla sua voglia di scoprire il mondo. Come chi vuole assaporare ogni istante del suo meraviglioso ed intenso viaggio.