FAR SANDS
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Abigail si alzò allora a sua volta, togliendosi gli occhiali da sole, si portò la mano a copertura degli occhi, e focalizzò l’attenzione su quella che un tempo era la via principale della città, trasformatasi ora in un cimitero di cemento sgretolato e moribonde strutture.
La carovana si era già ritrovata coinvolta in una situazione simile, con quei dannati Searcher in agguato dietro agli angoli più tetri, tra le ombre del crepuscolo in attesa del vantaggio grazie al quale attaccarli. Questa volta però era diverso. Non semplice, ma diverso.
L’anziano cecchino studiava la zona con millimetrica apprensione, la tacca di mira dell’ottica era perfetta per farsi almeno un’idea del punto d’inserimento ottimale, anche se per esserne del tutto certo avrebbe dovuto avvicinarsi ulteriormente. Come misura precauzionale inviò alcuni ricognitori in avanscoperta, e atteso il loro ritorno.
Abigail non aveva mai visto una vera e propria città, le rovine che in passato avevano saccheggiato erano state quasi totalmente spazzate via dalle furia delle tempeste, riducendosi nel tempo a disabitate fosse comuni a cielo aperto, senza cadaveri ma con tante, troppe anime che ancora supplicavano un diritto di rivalsa che nessuno avrebbe sostenuto, poiché un qualcosa da sostenere oramai non esisteva più.
La ragazza, durante l’inutile vagabondare assieme ai compagni di sventura, spesso ricordava il giorno in cui si era suo malgrado imbattuta in una rocambolesca fuga, inseguita a perdifiato da un Searcher bramoso di carne e sangue fresco, più forte e veloce rispetto ai suoi simili... Fu tratta in salvo per il rotto della cuffia. Ma ogni volta che pensava all’essere immondo ogni suo pensiero ammutoliva.
In attesa del ritorno dei ricognitori, Abigail tornò a sedere, prese la borraccia dalla cintura, e si dissetò con le poche gocce sul fondo ancora disponibili, perdendo di vista anche l’ultimo scout che in lontananza andò a scomparire in discesa, dietro ad alcuni massi. Com’era buona l’acqua, più preziosa di qualunque altro bene avessero mai potuto scovare. Le labbra erano secche, il liquido cristallino non sufficiente ad offrile un completa idratazione. E controllando il residuo della tanica, stipata in un angolo del pianale del carro, il suo cuore iniziò a sussultare terrore senza più fermarsi. La necessità di trovare provviste era il loro primo obbiettivo, ma a giudicare dallo stato in cui versava l’ormai non più centro abitato, le speranze riposte in quella fermata obbligata rasentavano lo zero.
Continua...
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Lapassionedelverogamer
La terzaaaaa