Destiny 2: I Rinnegati - recensione
Non è certo un segreto che Destiny stia attraversando il periodo più critico dal suo primo lancio, che risale ormai a ben quattro anni fa. Con questo secondo capitolo, dopo un apprezzamento iniziale, il gioco ha toccato il suo fondo in termini di utenza attiva, complici tutta una serie di scelte sbagliate che hanno segnato i primi mesi di gioco. Questo fino al periodo subito antecedente alla seconda espansione, nettamente migliore rispetto alla prima, che ha segnato un decisivo cambio di rotta: il malcontento generale non era passato inosservato agli sviluppatori che hanno deciso finalmente d'imputarsi e riprendere le redini del brand.
Arriviamo dunque a I Rinnegati, un'espansione frutto non soltanto dei mesi di lavori necessari alla progettazione e alla realizzazione dei contenuti, ma anche il risultato di mesi di attenta analisi e raccolta di pareri dei giocatori stessi, con lo scopo di capire dove si era sbagliato e come porvi rimedio. In molti hanno perso la fiducia non soltanto nell'universo di Destiny ma anche negli sviluppatori, e questa espansione potrebbe essere l'ultima possibilità per Bungie di recuperare tale fiducia: l'inizio di un lungo cammino di redenzione, se vogliamo.
Una doverosa premessa riguarda i criteri con cui sarà affrontata questa recensione: di pari passo con il rilascio dell'espansione a pagamento, il gioco è stato aggiornato alla versione 2.0 attraverso una patch gratuita, che porta con sé diversi cambiamenti anche di una certa rilevanza a livello di gameplay, come il rinnovamento del sistema delle armi. Sebbene questi cambiamenti possano migliorare il prodotto sotto diversi aspetti, trattandosi di contenuti disponibili per tutti i giocatori (che abbiano acquistato o meno l'espansione I Rinnegati), non saranno presi in considerazione al momento del verdetto finale.

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