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Destiny 2: Stagione dell'Alba - recensione

La precedente stagione di Destiny 2 si è chiusa con la Mente Intramontabile, una grossa Idra Vex che tormentava i Guardiani sin dal primo capitolo, e che nell'atto finale dell'Offensiva Vex, nella deludente conclusione di un'attività stagionale tutto sommato apprezzabile, è stata definitivamente sconfitta dai giocatori.



Partendo da queste premesse hanno inizio gli inaspettati eventi della Stagione dell'Alba, la cui narrazione fa leva sui disastri temporali causati dalla dipartita della Mente Vex. Il compito dei Guardiani è dunque quello di attraversare, ancora una volta e con l'aiuto di Osiride, le linee temporali con lo scopo di portare una certa stabilità.



In seguito a queste premesse c'imbattiamo in una vecchia gloria del passato, il primo comandante dell'avanguardia, Saint-14, un Titano deceduto tempo addietro e di cui abbiamo già visitato la tomba. La sua morte è stata un grosso rimpianto per Osiride, che a propria detta se n'è accollato il peso, ma proprio grazie a questi scompensi nel flusso temporale siamo riusciti a riportare il possente condottiero nel mondo dei vivi.



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8 gennaio 2020 alle 17:10