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Death Stranding 2: On The Beach – Recensione

È finalmente giunto il momento anche per noi di portare la recensione di uno dei tuoi più discussi dell'ultimo periodo, ancora più divisivo del suo predecessore, di un autore di cui si parlerà sempre e comunque. Death Stranding 2 è arrivato in mano ai giocatori del mondo due settimane fa, se ne sono già dette di cotte e di crude, noi abbiamo optato per un'analisi a mente fredda e senza fretta. Vi anticipiamo che la recensione sarà assolutamente senza importanti spoiler di trama, quindi potrete leggerla senza alcuna paura. Hideo Kojima è tornato, con lui tutto il suo estro creativo da game designer e non solo, noi, pad alla mano e zaino in spalla, ancora una volta con la missione di riconnettere parte del mondo. L'Australia ci aspetta, dunque, lanciamoci alla scoperta insieme a Sam Bridges ancora una volta!



Why me?



Sono passati undici mesi dalla fine di Death Stranding, la catastrofe naturale più potente di sempre, l'ultimo evento estintivo, il Last Stranding, è ormai un ricordo, l'America è di nuovo connessa e sprazzi di normalità sembrano provenire dalle UCA. Sam Bridges è sparito, dopo aver liberato il BB-28 dal suo pod, ora chiamata Lou, ed entrambi sono ricercati. I due, nascosti in un bunker ai confini con il Messico, vivono una vita tranquilla, con la piccola bambina che cresce a vista d'occhio.



A trovare il nostro protagonista sarà di nuovo Fragile, a cui presterà il volto la bellissima Léa Seydoux, che di nuovo gli chiederà di continuare la sua missione di riconnessione per l'APAS, un corporazione che si occupa di consegne dopo lo scongiuro del Last Stranding; la ricompensa: cancellare Sam e, forse, Lou dall'elenco dei ricercati per permettere ai due una vita serena e tranquilla. Zaino in spalla, il nostro corriere inizierà la sua missione di connessione in Messico, fino a scoprire che a causa di eventi simili a terremoti chiamati varcosismi hanno creato un geo-varco, ovvero un portale che collega due parti diverse del mondo. Con la Drawbridge, la nuova compagnia di Fragile, e la sua ciurma, composta da volti noti come George Miller, Shioli Kutsuna, Fatih Akin e altri che scoprirete poi, Sam attraverso il varco verso l'Australia per proseguire la sua missione.



Ancora una volta Hideo Kojima stratifica i concetti cardine del gioco, sviscerando appieno il significato di connessione e perdita, donando un certo spessore a quasi tutti i personaggi. Ma, purtroppo, c'è da dire che Death Stranding 2 potrebbe essere veramente il più debole, dal punto di vista della scrittura tra tutti i lavori del visionario director.



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Una trama traballante



Ciò a cui ci ha abituato Hideo Kojima è sempre stato una scrittura solida, originale, ricca di spunti di riflessione e, nel caso specifico di Metal Gear Solid 2 per citarne uno, anche estremamente avanti coi tempi e gli argomenti trattati. Death Stranding 2, invece, purtroppo, non è così. Ogni volta che la trama sembra incalzare, ci ritroviamo davanti a scelte discutibili di progressione, scrollate di spalle davanti a situazioni che avevano bisogno di tempo per essere processate e scarsa profondità di alcuni personaggi, tra cui, probabilmente, anche lo stesso Sam.



Altra recriminazione per Death Stranding 2 è sicuramente la durata, veramente ridotta, delle sue cutscene. Checché se ne dica, Hideo Kojima ci ha sempre abituati a un certo modo di gestire i filmati, lunghezza compresa, e anche alla quantità di informazioni analizzate. E piaceva anche per questo. Qui, purtroppo, non succede. Le cutscene durano non più di tre minuti, con quella che sembra, sempre, una strizzata d'occhio all'attore di turno o alla presentazione di un nuovo volto di Hollywood.



Ed è proprio questo, purtroppo, uno dei difetti più grandi di Death Stranding 2: l'enorme presenza di volti noti e strizzate d'occhio alla scena cinematografica globale. Proprio questo, rende pericoloso, in parte, l'enorme star system che l'autore sta creando e che sicuramente condizionerà l'industria stessa e a cui, noi, in quanto videogiocatori appassionati sia di Kojima che dei buon videogiochi, non vogliamo proprio legarci. Passi il cammeo, passi il volto di un attore come protagonista, ma sicuramente non vogliamo assistere al Red Carpet Simulator.



A quello di cui sopra, ci si aggiunge, ancora, una posizione estremamente conservatrice di Hideo Kojima, nonché l'eccesso di autocitazionismo. Death Stranding 2 è l'opera che più riprende concetti da altri lavori dell'autore e che meno esplode di vivacità, creatività, energia e visioni future a cui eravamo abituati. Impossibile non notare i continui riferimenti a Metal Gear Solid lato trama, l'amato personaggio di Luca Marinelli che a ogni occasione indossa una bandana assomigliando a Solid Snake, Tarman che pronuncia letteralmente le parole “Phantom Pain“. Purtroppo, per quanto spettacolare, Death Stranding 2 è attualmente il lavoro più debole nella scrittura di tutta la carriera dell'amato director.




Should we have connected?



Passiamo, ora, alla parte che ci fa ancora gridare al miracolo e venerare le doti di Hideo Kojima. Death Stranding 2 è un vero capolavoro tecnico. Non c'è nulla da fare, sotto ogni punto di vista. Scisso l'autore dalla sua visione imprenditoriale e quella da game designer, e analizzata la prima, possiamo finalmente passare alla seconda. Questa nuova avventura di Sam Bridges è brillante dal punto di vista ludico. Si gioca tanto, si gioca bene e si gioca meglio rispetto al primo capitolo (che per me era già grandioso nel gameplay, n.d.r.).



Death Stranding 2 amplia e migliora quello che c'era di ottimo nel primo, si tiene saldo alle sue fondamenta da multiplayer asincrono, tiene in alto ancora il vessillo delle connessioni umane e dei tre livelli di gameplay: scoperta, costruzione e mantenimento. Però, in questo secondo capitolo, aumenta, per buona pace di qualcuno, la carica action. Già dalle prime fasi viene chiesto al giocatori di espugnare campi di banditi, muoversi furtivamente, testare nuove armi. Tutto questo in chiave del picco più alto di gameplay toccato da Kojima: Metal Gear Solid V. Il mondo è, ancora una volta, il parco giochi del videogiocatore; fantasia, esperienza, approcci, tutto nelle sue mani.



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Ma si passeggia anche!



Non solo action a non finire, Death Stranding 2 lascia ancora al giocatore quei fantastici momenti di solitudine e riflessione che tanto ci hanno fatto innamorare del primo capitolo. Ed è proprio in questi momenti che si svela anche il gigantesco lavoro tecnico svolto da Kojima Production e che consacrano ancora una volta come geniali le scelte di Hideo Kojima.



Queste grandiosità si rovesciano totalmente sul gameplay, rendendolo vario, divertente e imprevedibili. Vi abbiamo parlato prima dei varcosismi, per esempio. Questi terremoti causeranno crolli e cambiamenti ambientali in tempo reale. Vale lo stesso per i fenomeni meteorologici come la cronopioggia, che porta anche a straripamenti di fiumi, acque agitate e pericolose, frane e simili. Ma anche scottature sulla pelle di Sam per la troppa esposizione al sole, granelli di sabbia reali appoggiati sui vestiti del nostro protagonista in seguito a una tempesta di sabbia. Tutti questi elementi non fanno altro che ingigantire la già enorme esperienza di gioco. Nostro consiglio: ogni tanto, fermatevi solamente a riposare e guardare anche il paesaggio, non ve ne pentirete.



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Un titolo grandioso



Non ci sono mezze parole, Death Stranding 2, dal punto di vista di videogioco in quanto tale, è l'opera più grande e importante ricevuta quest'anno (per ora, restiamo col beneficio del dubbio, n.d.r.). Hideo Kojima game designer, insieme a Kojima Productions amplia e migliora tutto quello che c'era già di buono nel primo capitolo, strizzando l'occhio anche ai giocatori più restii e donando ancora più giocosità alla serie, proprio per accontentare chiunque.



D'altro canto, c'è il Kojima imprenditore, che tende sempre più la mano ad Hollywood, che si fa forte del suo nome e delle sue conoscenze per raggiungere un nuovo volto da aggiungere al suo Pokédex di attori da “catturare”. Questo, purtroppo, non ci piace. Fa sembrare l'autore ciò che non è dopo averci abituato, ogni volta, a enormi e grandiosi esperienze videoludiche a 360°. Pur essendo debole, dal punto di vista della trama, Death Stranding 2 resta comunque un'opera grandiosa, capace di farsi apprezzare anche con le sue incongruenze grazie anche al gigantesco lavoro tecnico.



Questo, ci dimostra, ancora una volta, quanto un autore, specialmente uno come Hideo Kojima, ebbro del suo estro, molte volte vada “limitato” e seguito con un percorso ben delineato da seguire per non cadere nell'autocitazionismo estremo e in sbavature di scrittura. Resta che, indubbiamente, del Maestro se ne sentirà parlare ancora e ancora, e che i suoi lavori ci faranno sempre innamorare come ogni volta.



Il Platino di Death Stranding 2: On The Beach



Eccoci alla sezione più amata dai cacciatori di trofei. L'elenco delle coppe di Death Stranding 2 è quasi del tutto simile a quello del suo predecessore. Proprio come in passato, oltre ai trofei legati alla storia, il titolo vi chiederà di portare al massimo la connessione con tutte le strutture che incontrerete, facendo consegne su consegne. State tranquilli che non ci sono mancabili e il consiglio più spassionato che vi diamo è quello di godervi al meglio l'avventura principale per poi concentrarvi su tutto ciò che è secondario. Anche questa volta, per esempio, vi verrà chiesto di costruire tutte le cose costruibili almeno una volta, per esempio. Una volta completato l'elenco potrete sfoggiare in bacheca una nuova e splendente coppa di Platino. DING!




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11 luglio alle 17:10

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