chantalbac

Da grande amante della serie di Life is Strange (con una particolare predilezione per il secondo capitolo, che affronta tematiche più adulte e complesse rispetto alla storia di Max e Chloe), devo ammettere di essere rimasta piuttosto delusa da quest’ultimo titolo della “saga”.
Non fraintendetemi; il cambiamento nella veste grafica e nell’approccio narrativo non è di per sé un problema, perché è naturale che un franchise evolva e cerchi nuove strade. Tuttavia, qui c’è la sensazione che qualcosa si sia perso per strada. L’intensità emotiva e la credibilità che hanno sempre contraddistinto la serie sembrano svanite, lasciando spazio a una narrazione che appare spesso forzata e poco ispirata.
Il gioco sembra voler replicare una formula che in passato ha funzionato, ma senza la stessa autenticità. Alcune dinamiche sembrano inserite più per accontentare il pubblico affezionato che per reale coerenza narrativa. La trama fatica a reggersi da sola e, per quanto i poteri soprannaturali siano da sempre un elemento centrale, qui tutto appare campato in aria, senza quel sottotesto emotivo che li rendeva più umani, se così vogliamo dire.
A livello di gameplay, è comunque un titolo scorrevole e piacevole da giocare, leggero e intrattenente. Non è un flop totale per me, ma è lontano dall’essere memorabile o coinvolgente come i titoli precedenti. Sembra più un prodotto pensato per sfruttare il nome del franchise, piuttosto che per raccontare qualcosa che valesse davvero la pena raccontare, come se ci fosse la necessità di dare un contentino ai fan di Life is strange, per riportarli da Max, per vedere la sua evoluzione (e per incrementare le finanze?)
In sintesi: se siete fan della saga, lo giocherete o lo avrete già giocato, ma non aspettatevi le emozioni crude di Sean e Daniel, o l’introspezione malinconica di Max e Chloe. Qui siamo su tutt’altra lunghezza d’onda, e, purtroppo, non è quella giusta.