Francis Zach Morgan

Finito oggi pomeriggio, devo dire che How to Survive è sostanzialmente un vorrei ma non posso. Questo perché sotto tanti aspetti il titolo EKO Software prova ad inserire elementi interessanti, ma si perde spesso in un bicchier d'acqua e non riesce a distinguersi dalla massa di produzioni simili se non grazie al carisma di Kovac. Di certo giocato in compagnia (come ho fatto io con la mia ragazza) il gioco ne guadagna, ma sarebbe preferibile farlo in locale dato che nel caso cada la linea verrete disconnessi senza possibilità di salvare i progressi. Ma andiamo con ordine: ho apprezzato molto l'idea di dividere il mondo in varie isole e come, attraverso missioni primarie, secondarie e collezionabili, veniamo spinti ad esplorarle fino in fondo e a scandagliare tutte le meccaniche punto per punto, così come mi è piaciuto il sistema di crafting e la possibilità di creare davvero tante combinazioni, ma non ho gradito l'assenza della deteriorabilità delle armi (siccome una volta costruita la propria, ne butterete a decine poiché inutili) e le poche tipologie di nemici presenti. Proprio in relazione a questi ultimi, devo dire che a volte il sistema di respawn è davvero esagerato ed esasperante, e fa passare la voglia di avventurarsi in zone ignote.
Il gameplay in sé funziona, il fatto di dover sempre sopperire in vari modi ai bisogni primari del corpo umano come sete, fame e sonno e la presenza di tanti rifugi da liberare dagli zombie in cui poter dormire e salvare sono fattori, a mio parere, che danno soddisfazione una volta assimilati. Peccato per un albero delle abilità davvero povero e poco interessante. In sostanza, se avete una persona con cui divertirvi in compagnia, e che preferibilmente stia dalla vostra parte e non da quella dei non morti come lo era la mia ragazza, con How to Survive passerete dalle 8 alle 10 ore con molto piacere, soprattutto se spulcerete ogni anfratto dell'arcipelago. E poi grazie a Kovac imparerete a sopravvivere meglio di chiunque altro. Kovac's rules!