Gigetto ha scritto una recensione su Detroit: Become Human

Il tuo telefono parla di te
Il tema dell’intelligenza artificiale mi ha sempre affascinato molto fin da quando, in alcuni esami di sociologia, scoprii il transfert psicologico che la società applica agli oggetti in proprio possesso, acquistandoli non solo per necessità, ma anche per motivi emozionali e di rappresentanza sociale.
Il concetto è che un bene, una merce, un oggetto comprato, svolge una funzione sociale addizionale rispetto a quella principale: ridefinisce la nostra personalità ("consumo questo tipo di prodotti quindi sono fatto in questo modo") fino ad arrivare a plasmare l’idea che vogliamo proiettare di noi stessi tramite ciò che possiamo possedere ed ostentare.
In questo processo, può generarsi del "valore affettivo", che ci porta a dotare di una personalità propria l’oggetto in questione, instaurando un vero e proprio rapporto con esso.
E partendo da questi principi, arrivano molteplici affascinanti domande, perfettamente plausibili in una ipotetica realtà dove la tecnologia fosse abbastanza avanzata da supportarle: e se questi oggetti sul mercato ci assomigliassero in modo estremamente fedele, se fossero creati a nostra immagine e somiglianza, come tante religioni dicono che gli Dei abbiano fatto con il genere umano?
E se riuscissimo a dotare questi oggetti forgiati a nostra immagine della capacità di ricambiare il nostro sguardo, di simulare emozioni dapprima per compiacerci, fino a farlo in modo così avanzato tanto da diventare spontanee?
Potrebbe o dovrebbe intervenire la morale per ridefinire come “schiavitù” l’uso sia proprio che improprio di un’apparecchiatura creata in fabbrica a scopo commerciale, oppure sarebbe solo un ennesimo episodio di proiezione del proprio ego su oggetti che anche se dalle sembianze umane non dovrebbero avere una dignità maggiore di un tostapane?
Se gli esseri umani sono portati alla mancanza di empatia verso esseri che non gli assomigliano (per esempio gli insetti), tanto da arrivare alla crudeltà, mentre hanno un naturale trasporto empatico verso la maggior parte dei mammiferi, ai quali spesso attribuiscono ragionamenti e sentimenti che semplicemente per la loro natura non sono in grado di provare, che impatto avrebbe sulla società avere repliche di esseri umani estremamente simili a noi in ogni casa?
Potrebbe un giorno la favola di Pinocchio diventare semplicemente realtà, donando l'amore di un padre ad un pezzo di legno, e rendendolo finalmente "un bambino vero"?
Tutte queste domande, e molte altre, sono affrontate nella bellissima storia di Detroit Being Human, e la risposta a tutto questo non è affatto scontata, anzi: il gioco permette di poter scegliere da quale parte stare, facendo vivere al giocatore numerosi dilemmi morali ed etici, senza risparmiare colpi di scena, momenti epici e drammatici, furiosi ed onirici, dolci e brutali, crudi e poetici.
I piccoli e preziosissimi dettagli di questo grandioso simulatore di “dignità sintetica”, uniti ad una possente narrazione che costruisce dal niente personaggi con i quali è facile e immediato empatizzare quasi appena iniziato a giocare, lo rendono una storia di rara bellezza, da assaporare in ogni suo finale, portando i giocatori a chiedersi con curiosità e preoccupazione, se il desiderio di arrivare a possedere altri esseri viventi sia effettivamente un qualcosa di profondamente radicato nella natura umana: se dovessimo vivere in un futuro tecnologico capace di soddisfare questo bisogno e contemporaneamente sospendere ogni giudizio morale, forse tale momento storico potrebbe trasformarci tutti in potenziali schiavisti, assassini e dittatori, figure orrende proprie di dolorosi capitoli di oppressione e sterminio presenti più volte nella storia umana, che ci riproponiamo di non ripetere mai più, ma che lo specchio della nostra essenza, quella di consumatori, sembra restituirci in modo impietoso tutte le volte che ci guardiamo dentro.
Voto assegnato da Gigetto
Media utenti: 8.8 · Recensioni della critica: 8.8
Vitagiocata
David Cage e i suoi Quantic Dream sanno come si racconta una storia. Punto. E dietro personaggi, come dici giustamente tu, con i quali si empatizza molto facilmente, si nascondono messaggi profondi a volte molto evidenti a volti più sottesi che solo la sensibilità di chi usufruisce del testo ludico può cogliere o meno. Tu sei uno di quelli e il dieci alla fine lo posso comprendere anche se Detroit non l'ho ancora giocato.
Gigetto
Grazie! Le mie recensioni valgono molto poco in generale e assolutamente nulla a livello professionale e oggettivo, sono tutte scritte "di pancia" sull'onda dell'emozione che un titolo ha saputo farmi provare. Del resto o per me l'emozione è la principale se non l'unica scala di valori con cui misurare i videogiochi, come del resto l'arte in generale. Per questo 10 è un voto che do molto spesso, riferito però non al valore oggettivo del gioco, ma al mio personalissimo coinvolgimento.
Kaos
Capolavoro di storia a me ha sorpreso tanto
Gigetto
bellissimo e profondo
MaryWho
Bellissima recensione. Io l'ho amato. Appena ho tempo vorrei rigiocarci!
Gigetto
@MaryWho ESATTO... ho ancora i sensi di colpa per un sacco di situazioni che potevo gestire meglio