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Semblance - recensione

Perché non mettere nelle mani del giocatore la possibilità di creare in prima persona il level design di un gioco o ancora meglio: perché non affidare a chi quel gioco lo vive in prima persona la capacità di plasmare gli elementi che lo circondano in game? Semblance sembra puntare almeno in parte su questa possibilità immergendoci all'interno di un setting alieno e indubbiamente curioso.



L'apparenza inganna è una frase fatta quanto mai adatta per un titolo come questo (Semblance può essere tradotto come aspetto, apparenza). Una frase non di certo inedita per il mondo dei videogiochi ma non appena ci si immerge nei primissimi minuti delle circa 4 ore necessarie per completare l'opera di Nyamakop non si può non ripensare almeno in parte a un mostro sacro della scena indie del genere platform. Il piccolo Squishy sembra il fratello illegittimo di Meat Boy ma pensarlo sarebbe un errore a dir poco palese.



Squishy è sfuggente, quasi viscido, imperfetto nel suo incedere all'interno del mondo di gioco tratteggiato dagli sviluppatori ma la realtà dei fatti è che al di là del movimento del suo protagonista Semblance non ha nulla dell'opera del Team Meat. Bastano i primi "livelli" per rendersi conto che questo puzzle/platform ha un'anima decisamente più importante e preponderante, che quasi elimina in tutto e per tutto la componente platformica. Abbandoniamo quindi la nostra prontezza di riflessi e i salti calcolati al millimetro perché sarebbero completamente inutili di fronte alla prima produzione made in Sud Africa a sbarcare anche su una console Nintendo.

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27 luglio 2018 alle 16:40