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Telltale e la ricetta del disastro perfetto - editoriale

Come un fulmine a ciel sereno è arrivata una di quelle notizie capace di intristire qualsiasi appassionato del settore: Telltale Games chiude o almeno è molto vicina alla dipartita. Lo stato di buona salute dello studio, che vedeva ben quattrocento dipendenti e diversi sequel in arrivo, è ormai un lontano fantasma. Sono rimasti in venticinque tener botta, a garantire che The Walking Dead: The Final Season rispetti gli accordi presi, ma gli altri progetti in cantiere (tra cui la trasposizione di Stranger Things) resteranno solo remote fantasie.



Il mercato dei videogiochi non perdona e se commetti troppi errori consecutivi, per rientrare dei soldi previsti e mai guadagnati, l'unica via è il licenziamento di massa, al fine di prevenire la chiusura totale. Di casi in tal senso ne abbiamo visti molti: THQ distrutta dalle tavolette uDraw, Visceral Games dopo Army of Two: The Devil's Cartel e Battlefield Hardline. Non importa quali risultati hai raggiunto, non si possono commettere sbagli, neanche dopo anni di successi. Telltale quindi annuncia una bancarotta, sicuramente brutale, che non lascia tante speranze ai fan dello studio. Prendiamoci però un momento di riflessione, per capire oltre ogni dubbio quali siano stati gli errori commessi dall'azienda californiana. Perché ne sono stati commessi, e non pochi.



Dall'esordio nel 2005 Telltale non ha raggiunto velocemente la fama, e sin da subito la chiave per aprire il cuore dei giocatori è stata ricercata nella licenza perfetta: da CSI a Wallace & Gromit, passando per Ritorno al futuro e Jurassic Park. La reazione della community è sempre stata un fugace hype raramente tradotto in vendite consistenti, almeno fino alla serie che ha attirato le luci della ribalta per lo studio, ossia The Walking Dead. Nel 2012 la trasposizione del fumetto di Robert Kirkman ha fatto da apripista alla crescita di Telltale Games, raccogliendo consensi e creando una schiera di fan appassionati.

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24 settembre 2018 alle 15:10