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“Cerchiamo di vendere emozioni”: negozio di Lucca riduce le ricariche digitali in vendita per Fortnite

Il (virtuoso) negozio specializzato in videogiochi, Space One, presso Lucca, ha pubblicato un messaggio sulla sua pagina Facebook per comunicare la riduzione del servizio di vendita di ricariche digitali. Il motivo? Fortnite e i problemi di ludopatia che, a detta di qualcuno, il titolo Epic Games sta creando (Mesut Özil ne sa qualcosa).



I gestori del negozio hanno raccontato di stare assistendo sempre più spesso a fenomeni preoccupanti che non hanno niente a che vedere con lo spirito con cui hanno aperto il negozio, come scritto nel messaggio su Facebook di seguito riportato nella sua interezza. Ciò che hanno fatto questi due ragazzi è bello, pulito, altruistico. Ma una domanda sorge spontanea: i genitori che dovrebbero impartire un'educazione ai propri figli… dove sono?

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2 gennaio 2019 alle 17:50

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Non ha senso
È come se appendo un cartello fuori dal negozio con scritto "non faccio infiniti e soffioni, tatuo solo emozioni"
Non. Ha. Senso.

 

@Bryce Bellesi riportando parole di negozianti, è una linea sottile, spesso ti ruba anche i lcliente perché ch iregala la ricarica ad un amico semplicemente evita che acquisti u nvideogioco da lui, ci perdono molto, è moltro controversa la loro vendita infatti, è che purtroppo non averle coi normie fa brutta figura.

 

Contenti loro...

 

@Axel3601 in realtà sì, perché se un negozio permette di effettuare delle ricariche, può comportare anche ulteriori acquisti presso il locale da cui puoi tornare volentieri.
Limitare delle ricariche digitali di Fortnite è una discriminante inutile finché puoi fare una ricarica sullo store della console dove giochi e convertirli in v-buck, magari concessa proprio nel medesimo negozio che adotta questo "blocco".
Inoltre proibire (o vietare) non è mai sinonimo di educare: quello è compito dei genitori.
Magari sono gli stessi che non battono ciglio a vendere un GTA ad un quindicenne, ma non voglio inasprire la discussione e dopotutto non li conosco, ma secondo me non c'è nulla di bello, pulito e altruistico come riporta l'articolo: è una presa di posizione condivisibile ma controversa che per me non è che risolva nulla ma addirittura restringe la clientela. E spero possano permettersi di farlo.

 

@Axel3601 considerando la frequenza con cui si effettuano le ricariche - quantomeno nella mia città - e presupponendo che a Lucca sia presente un Gamestop dove si può effettuare una ricarica di Fortnite, non capisco in che modo rifiutarsi di offrire questi servizio sia:
A) bello, pulito e altruistico
B) aiuti la ludopatia
C) favorisca un ipotetico guadagno

Prova a dire ad un cliente intenzionato a fare ricarica Fortnite che non le fai, magari spiegandogli che vuoi combattere la ludopatia. Sicuro non ce lo rivedi lì, e di conseguenza perdi un cliente che acquisterà altrove la prossima volta - non solo le ricariche.
Ripeto: il problema è radicato nell'educazione dei figli da parte dei genitori che acconsentono ad acquisti impropri, con una tutela fallace dei prodotti che adoperano quotidianamente quando, con un minimo di accortezza e informazione, è un fenomeno controllabile.
Poi se è un accanimento verso Fortnite è un altro conto perché sembra che remare contro questo fenomeno sia meglio di provare a comprenderlo dato che, d'altronde, è anche più facile - e per comprenderlo non dico che ci si debba necessariamente giocare.
Riportandoti un fenomeno che vivo ogni giorno: mia sorella, 12 enne, non ricarica neanche 10 euro al mese sul gioco.
Gioca e si diverte su Fortnite con gli amici di scuola.
Spendiamo molto meno in prodotti videoludici rispetto a prima dato che una ricarica soppianta lo sborso dei canonici 60/70€ per un gioco nuovo.
Oltre Fortnite si dedica anche ad altro.
La tossicità è generata dalla gente e non dal sistema. sisi