Steel Seed – Recensione
Storm in a Teacup è un team italiano, con base a Roma, nato nel 2013. Diventati famosi e apprezzati dal pubblico con N.E.R.O e Close to the Sun per l'ambizione mostrata e l'abilità, tornano alla carica con Steel Seed e un nuovo cambio di registro. Dal genere visual novel all'horror, lo studio tenta di nuovo il colpo portando il giocatore verso l'action stealth in terza persona, di nuovo tentando il massimo sul loro punto più forte: l'atmosfera. Un po' Blame! di Tsutomo Nihei, un po' Alita di Yukito Kishiro, Steel Seed proietterà il giocatore svariate migliaia di anni in un futuro governato da macchine e biotecnologie. Insieme a Zoe il giocatore scoprirà cos'è successo al mondo e, proprio come Koby con la protagonista, noi vi accompagneremo durante questa scoperta!
Bentornata, Zoe
Steel Seed si aprirà con una sequenza molto criptica, quasi alla Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Un letto di quello che sembra un ospedale o un laboratorio, lo sguardo impaurito della protagonista, uno scienziato o un dottore pronto a tutto pur di salvare sua figlia. Poi il buio totale. In un mondo ormai totalmente meccanizzato, Zoe si risveglia, stordita, non sa dove si trova e che fine abbia fatto suo padre, la persona che stava cercando di salvarle la vita poc'anzi. Spiegata la situazione con vari “bip bop”, Koby si presenta a Zoe, un piccolo drone incaricato di accompagnarla da una IA chiamata S4VI.
Trovata l'IA, la protagonista scoprirà che il padre non è altri che il creatore di questo nuovo mondo meccanizzato, uno dei più brillanti scienziati che la storia abbia mai conosciuto. S4VI spiegherà a Zoe che il compito lasciatole dal padre è quello di riportare in vita la razza umana dopo che le IA avrebbero finito di purificare la Terra devastata dagli uomini stessi. Per questo compito ella dovrà risvegliare i Seed, “semi” di umani messi al sicuro in una struttura sorvegliati da robot. Così inizia il viaggio della protagonista atta a ricostruire la coscienza del padre e salvare l'umanità che verrà.
Seppur non realmente brillante dal punto di vista della trama, Steel Seed resta comunque un titolo accattivante che terrà il giocatore attaccato allo schermo per una decina di ore. Gli scambi di battute tra Zoe e Koby che parlerà solo con dei “bip”, la solennità di S4VI, le caratteristiche degli altri personaggi, tutto unito da un totale doppiaggio in italiano, renderanno l'opera scorrevole e anche abbastanza godibile.
Stealth e parkour
Come dicevamo all'inizio, Storm in a Teacup con Steel Seed cambia di nuovo registro dal punto di vista della giocabilità. Se Close to the Sun ci aveva dato l'horror in prima persona, qui l'avventura di Zoe ci porterà a diventare dei moderni Sam Fisher, ma comunque non così esperti. Il punto focale del gameplay di Steel Seed è dato appunto dallo stealth, modalità di gioco che chiede al giocatore di essere furtivo per superare zone pericolose col minimo rischio. Se all'inizio tutto vi sembrerà semplice, procedendo nel gioco Zoe si troverà sempre più in difficoltà ma allo stesso tempo le sua abilità cresceranno, permettendo sempre di testare nuove strategie. Resta confermato il cercare di avere meno approcci diretti con i nemici.
Non dubitiamo assolutamente delle capacità dei giocatori di combattere con il petto in fuori e la fantastica spada laser di Zoe, ma i nemici di Steel Seed sono veramente forti e alcuni problemini tecnici rendono difficile l'affrontare gruppi numerosi. Questi piccoli problemi tecnici si ritrovano, purtroppo, anche nell'altro punto focale del gameplay di Steel Seed, ovvero le fasi platform.
Molte volte è difficile riuscire a calibrare i salti e vedere magari le sporgenze interessate, finendo quindi in un precipizio. Nei combattimenti diventa molte volte complesso schivare e attaccare, facendo diventare tutto frustrante. Probabilmente l'intento degli sviluppatori era proprio quello di rendere lo stealth centrale. Inoltre, anche la quasi assenza di boss tiene l'attenzione bassa verso le fasi di combattimento, portando quindi a una diminuzione dell'interesse verso questa parte del gioco.
Io, Robot
Come dicevamo all'inizio, indubbiamente la capacità di Storm in a Teacup è quella di creare videogiochi con una fantastica atmosfera e Steel Seed non è da meno. Gli appassionati di manga noteranno sicuramente i riferimenti alle opere di Tsutomo Nihei e ad Alita, anche se restano comunque più preponderanti i primi. Steel Seed potrebbe essere un vero e proprio studio architettonico per chi è appassionato dell'argomento. Giganteschi edifici interconnessi, vivi, ambienti spaziosi che si sviluppano in verticale, il sense of wonder del guardare in alto e scoprire la vastità delle costruzioni del gioco, sentendosi anche minuscoli in questo nuovo mondo governato da macchine.
Steel Seed è sicuramente un progetto ambizioso che merita di essere giocato, anche per contribuire ai lavori nostrani. Pur presentando qualche lieve difetto tecnico, il gioco resta godibile e presenta degli sviluppi interessanti per gli appassionati di fantascienza. Sicuramente un titolo da avere in libreria.
Il Platino di Steel Seed
Eccoci alla sezione più amata dai cacciatori di trofei. L'elenco delle coppe di Steel Seed non presenterà particolari difficoltà, a patto che i giocatori decidano di scoprire ogni singola cosa del gioco. Oltre ai trofei della storia, dunque, verrete chiamati a sbloccare coppe di miscellanea come uccidere determinati tipi di nemici e sbloccare tutti i potenziamenti. Inoltre, bisognerà impegnarsi a trovare tutti i collezionabili di gioco sparsi per le varie sezioni come i cristalli e i documenti che contengono la lore del mondo. Fatto ciò sfoggerete una nuova e scintillante coppa di Platino di bacheca. DING!
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