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Rooftops & Alleys: The Parkour Game – Recensione

Rooftops & Alleys: The Parkour Game è uno di quei titoli che capisci subito da dove arriva: dall'ossessione totale per il movimento. Fin dai primi minuti si vede che lo sviluppatore Michel Losch non voleva fare “un giochino con i salti”, ma un vero simulatore di parkour e freerunning, con tutta la gioia e tutta la frustrazione che questo comporta. Se siete pronti a saltarci dentro (o sopra) continuate a leggere la nostra recensione!



L'unica storia che vivremo sono le nostre acrobazie



Dimentichiamoci subito qualsiasi ambizione narrativa: qui non troveremo campagne, missioni guidate o personaggi con cui chiacchierare tra una run e l'altra. Rooftops & Alleys: The Parkour Game è onesto sin dall'inizio, vuole essere un playground di parkour, una sorta di skatepark verticale dove l'unica trama è quella che ci costruiamo la creiamo noi stessi, rincorrendo record personali, linee sempre più pulite e screenshot con cui vantarsi sui social. La struttura è semplicissima: si entra in una delle sei mappe disponibili e si comincia a correre, saltare, rotolare, ribaltarsi e atterrare di faccia (spesso e volentieri).



Ci sono sfide a tempo, trick challenges e modalità online, ma il cuore dell'esperienza è quel momento in cui finalmente le mani smettono di impastarsi sui tasti e il personaggio sullo schermo esegue proprio la linea che avevamo in testa. È in quell'istante che Rooftops & Alleys: The Parkour Game mostra il suo vero volto e ti fa capire per chi è pensato. Per qualcuno questa totale assenza di obiettivi “classici” sarà aria fresca, per altri dopo qualche ora arriverà quella sensazione di ripetitività. Infatti se invece cerchiamo qualcosa che ci prenda per mano e ci accompagni in un percorso strutturato, Rooftops & Alleys: The Parkour Game sembrerà più una tech demo che un gioco completo.



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Evoluzioni, evoluzioni e ancora: evoluzioni!



È sul gameplay che Rooftops & Alleys: The Parkour Game si gioca tutto, e per fortuna qui le cose si fanno decisamente interessanti. Il sistema di movimento è profondo, fisico, a tratti spietato. Salti con rincorsa, vault, wall run, cat leap, flip, atterraggi in roll per mantenere il momentum, fino alle combo di trick degne di un funambolo da strada. Ma attenzione, non è tutto così semplice come sembra: i comandi richiedono tempo e pazienza. All'inizio sembrano goffi e poco leggibili, ma quando i pezzi cominciano a incastrarsi si entra in quello stato mentale da “un tentativo ancora e poi smetto”.



Il tutorial è breve, molte meccaniche sono spiegate alla buona e il gioco dà per scontato che saremo noi a sporcarci le mani, magari leggendo menu e provando e riprovando fino allo sfinimento. Chi si aspettava controlli immediati resterà spiazzato: qui ci vuole dedizione, voglia di imparare a muoversi e padroneggiare il proprio corpo come se fosse uno sport vero, non un semplice minigioco da affrontare distrattamente la sera.



Le sei mappe sono pensate come grandi playground verticali, con traiettorie multiple e una quantità notevole di spigoli, tubi, tetti e corridoi da usare come trampolino per linee sempre più creative. Le sfide a tempo e i trick rush aggiungono un minimo di struttura, mentre il sistema di punteggio premia le combo lunghe e rischiose, spingendoci a sperimentare. Online, poi, entrano in gioco modalità come TAG, Cattura la bandiera e Trick Battles, che trasformano il parkour in un gioco di guardie e ladri in velocità.



Se sul fronte della fisica e del feeling Rooftops & Alleys: The Parkour Game colpisce nel segno, su altri aspetti si vede che siamo davanti a un progetto molto mirato e, per certi versi, ancora acerbo. Come già accennato potrebbe arrivare presto un senso si ripetitività dato che non si è stimolati a fare cose nuove. Purtroppo sei mappe, un certo numero di time trial e trick challenge e l'online con qualche modalità simpatica, non bastano a dare quella sensazione di progressione.



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Un uomo solo può fare molte cose, ma non tutte



Dobbiamo pensare che questo gioco è un One Man Show, infatti oltre al fatto che il protagonista è uno solo, è anche stato sviluppato praticamente da una sola persona. Tecnicamente Rooftops & Alleys: The Parkour Game fa il suo dovere senza mai davvero stupire. Le ambientazioni sono piacevoli, leggibili e ben pensate in termini di level design, ma sul piano puramente estetico è ben evidente la sua natura indie. L'importante però, in un gioco del genere, è la fluidità, e su questo fronte il lavoro è convincente: mantenere un frame rate stabile è fondamentale per non spezzare il ritmo dei movimenti.



La colonna sonora si muove su sonorità elettroniche perfette per accompagnare la corsa sui tetti, con tracce che entrano facilmente in testa e contribuiscono a creare quella sensazione da sessione di allenamento che piace in quest'ambito. Buono anche il lavoro sugli effetti sonori, dal rumore dei passi ai tonfi delle cadute, che restituiscono il peso del corpo digitale che stiamo guidando. Un tocco di follia è rappresentato dai piccioni: sì, possiamo trasformarci in un piccione per spostarci velocemente sulla mappa e pianificare meglio le nostre linee. È una scelta bizzarra, quasi fuori contesto, ma funziona sorprendentemente bene rendendo più piacevole esplorare anche gli angoli più alti e nascosti delle mappe.



Trofeisticamente parlando: tanti salti e tante cadute!



Come ci si poteva aspettare il Platino di Rooftops & Alleys: The Parkour Game è solo questione di abilità e dedizione. Infatti dovremo riuscire a ottenere ogni medaglia oro in tutte le sfide del gioco oltre che distinguerci nelle Trick Rush e Time Trial. Quindi preparatevi a un'immersione profonda in corse e salti per tutte le mappe del gioco! Se vi manca qualche trofeo potete controllare sul nostro elenco trofei quale sarà il vostro prossimo obbiettivo.




L'articolo Rooftops & Alleys: The Parkour Game – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.

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26 novembre alle 10:10

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