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Recensione de Il Ballo delle Pazze di Mélanie Laurent: un viaggio tra follia, potere e libertà

Il Ballo delle Pazze di Mélanie è ambientato nel 1885, un'epoca in cui la scienza si mescola alla superstizione e le donne che sfidano le convenzioni rischiano di essere etichettate come folli. In questo contesto si muove “Il Ballo delle Pazze”, film diretto e interpretato da Mélanie Laurent, tratto dall'omonimo romanzo di Victoria Mas. Una storia che unisce il dramma psicologico al racconto storico, offrendo uno sguardo intenso e struggente sulla condizione femminile nel 19esimo secolo.



Il Ballo delle Pazze di Mélanie Laurent



La protagonista, Eugénie Cléry (interpretata dalla talentuosa Lou de Laâge), è una giovane donna dotata di un dono straordinario e maledetto: è in grado di comunicare con i morti. In un'epoca in cui simili capacità vengono viste come stregoneria o sintomo di malattia mentale, la sua famiglia, borghese e benestante, decide di rinchiuderla nella celebre clinica neurologica La Pitié-Salpêtrière.



In questa prigione travestita da ospedale, Eugénie incontra Geneviève (Mélanie Laurent), un'infermiera devota al dottor Charcot e alle sue innovative, ma spesso crudeli, terapie. Geneviève è inizialmente scettica nei confronti di Eugénie, ma il loro rapporto si trasforma in un legame profondo e rivoluzionario. Questo cammino condiviso culmina nell'evento più atteso dell'anno per le pazienti dell'ospedale: il “Ballo delle Pazze”, un'occasione in cui la follia viene travestita da spettacolo per il divertimento della società parigina.



Mélanie Laurent costruisce un film visivamente magnetico, con una regia che si muove tra delicatezza e crudezza. Gli interni della Salpêtrière sono rappresentati con una freddezza quasi claustrofobica, in netto contrasto con i momenti onirici legati al dono di Eugénie. La fotografia, curata da Nicolas Karakatsanis, utilizza toni freddi e desaturati per immergere lo spettatore in un'atmosfera di oppressione e controllo.



Le interpretazioni sono un punto di forza. Lou de Laâge dona a Eugénie una fragilità vibrante, mentre Mélanie Laurent regala al personaggio di Geneviève una complessità emotiva che evolve con grande naturalezza. Anche il cast di supporto, composto principalmente dalle altre pazienti dell'ospedale, contribuisce a rendere l'ambientazione autentica e commovente.



Uno degli aspetti più affascinanti del film è il modo in cui esplora il tema della libertà femminile. La Salpêtrière diventa una metafora per la condizione della donna nell'Ottocento: un luogo dove ogni tentativo di ribellione viene soffocato sotto il peso delle convenzioni sociali. Il ballo organizzato da Charcot, sebbene presentato come un evento di svago, è in realtà un simbolo di sfruttamento e voyeurismo.



Il Ballo delle Pazze, una critica senza tempo



“Il Ballo delle Pazze” non è solo un dramma storico, ma una riflessione universale sul potere, la follia e la libertà. Laurent ci invita a interrogarci su quanto le donne siano state (e continuino ad essere) etichettate e rinchiuse per il semplice fatto di non conformarsi. Il film denuncia le pratiche pseudoscientifiche e il sessismo istituzionalizzato, offrendo al contempo uno spiraglio di speranza attraverso la solidarietà tra donne.



Con “Il Ballo delle Pazze”, Mélanie Laurent dimostra ancora una volta il suo talento dietro e davanti alla macchina da presa. Il film è un viaggio emozionante e inquietante, capace di restare a lungo nella mente dello spettatore. Una pellicola che, pur ambientata nel passato, parla con forza al presente.



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oggi alle 13:50

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