Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

She's Leaving – Recensione

Il lavoro degli investigatori sulle scene del crimine continua ad esercitare una grande attrazione su larga parte del pubblico. I fatti di cronaca tengono spesso le persone con il fiato sospeso per informazioni che potrebbero arrivare dal più piccolo dei particolari, come una macchia di sangue o un'impronta, e gli esperti che cercano di unire i tasselli del puzzle definito da questi elementi sono ammantati da un'aura di fascino, veicolata anche da quanto siamo abituati a vedere nelle serie televisive. L'ingrediente investigativo di She's Leaving, nuovo horror di Blue Hat Studio, è sicuramente tra quelli che più incuriosiscono e catalizzano le speranze di chi legge la sinossi del gioco, ma solo la nostra recensione potrà aiutarvi a capire quanto sia effettivamente rilevante nel complesso dell'opera.



Bloodstain Pattern Analyst



She's Leaving ci mette nei panni dell'analista forense Charles Dalton, esperto nella lettura e analisi di tracce ematiche sulle scene del crimine. La visuale in prima persona ci catapulta nella regione britannica di Haywood, mentre una breve introduzione testuale ci anticipa che dovremo risolvere il mistero della scomparsa di Lady Eleanor. Non siamo soli, almeno non fisicamente, perché la ricetrasmittente sulla nostra spalla ci tiene in contatto con la collega Annabelle che, pur non essendo di fondamentale aiuto, spezza il terribile silenzio dei terreni innevati prima e della villa in cui entreremo poi.



Dopo aver ottenuto accesso alla villa, per l'appunto, grazie a una chiave trovata in un casotto sull'acqua, che raggiungiamo in una sequenza dal sapore di un tutorial mascherato, iniziamo il gioco vero e proprio. Scopriamo qui, infatti, di essere armati solo di un taser e del nostro senso dell'orientamento. La villa è un piccolo labirinto, peraltro immerso nell'oscurità, e completare la nostra esplorazione sarà un mix di intuito, reperimento di chiavi per aprire porte specifiche e resistenza alla tensione generata dal buio, da strani manichini di legno disseminati in ogni stanza e da una presenza inquietante e minacciosa.




Mr. X sei tu?



Quando dicevamo di non essere soli, in effetti, non ci riferivamo solo alla voce-guida della nostra collega, ma anche a un misterioso figuro che si aggira insieme a noi per i corridoi della villa. Lo intravediamo all'inizio della nostra indagine, durante una cutscene, e da quel momento il nostro girovagare per i corridoi è costantemente minacciato dalla sua presenza, come un novello Mr. X da Resident Evil. A proposito di questo nemico, c'è una brutta notizia e una bella. La brutta è che se semplicemente ci tocca è game over; la bella è che possiamo sfuggirgli abbastanza facilmente, accucciarci nel buio perché non ci veda o stordirlo per qualche secondo proprio con il nostro taser, ammesso che non sia scarico.



La presenza di Mr. X (vogliamo chiamarlo così, sì) è fondamentale per mantenere alta la tensione di quello che altrimenti rischierebbe di trasformarsi in un gioco piuttosto piatto, in un semplice walking-and-reading simulator. A livello di gameplay, infatti, ci viene richiesto di esplorare la casa alla ricerca di impronte di sangue sulle pareti, che possiamo rivelare usando la luce ultravioletta a nostra disposizione. Trovata la macchia, dovremo analizzarla per classificarla in una di tre categorie: un errore di valutazione non è letale, ma genera comunque uno stato alterato nel protagonista per alcuni secondi.



Trovare gli indizi non è semplice, nel senso che richiede un certo grado di attenzione. Crepe sui muri e oggetti caduti suggeriscono la possibile presenza di una traccia, ma essere minuziosi sapendo che alle calcagna c'è un assassino che ci dà la caccia non è facile. A ciò si aggiunga che troveremo molte porte chiuse e che saremo costretti a fare avanti e indietro per cercare chiavi con cui aprirle, oppure a destinare una carica del taser al sovraccarico di quadri elettrici che controllano serrature. Per finire, non mancano documenti con cui interagire e approfondire la storia che fa da contesto al gameplay.



https://www.playstationbit.com/wp-content/uploads/2025/12/2.jpg



È prevista l'investigazione in questo gioco di investigazione?



She's Leaving, guardato dal punto di vista dell'horror, è un gioco come tanti, senza infamia e senza lode. Ci sono spunti interessanti, alcune scelte un po' trite e ritrite, altre che avevano del potenziale ma non sono state sfruttate. Mr. X la prima volta spaventa, poi diventa un peso che ritarda le nostre ricerche. La meccanica di ricerca chiavi e apertura porte è preponderante e tradisce la credibilità narrativa. Il gameplay investigativo è interessante, ma ha una rilevanza infima, relegato a meccanica curiosa ma non determinante, così come quella dello stato mentale alterato di Charles nel caso di un errore di valutazione.



Il gioco di Blue Hat Studios non ha colpe, se non quella di aver acceso le speranze di chi cercava un approccio nuovo al genere (dal taglio investigativo, appunto), che però rimane solo nelle promesse e poco nel concreto. In realtà il gameplay è nella media, senza guizzi o momenti particolari che contribuiscano a rendere l'esperienza memorabile non diciamo per una vita, ma per qualche giorno dopo averla portata a termine. She's Leaving è come quel panino che mangi di fretta e con distrazione solo perché sai che devi nutrirti, ma che non ti trasmette nessuna emozione oltre a riempirti lo stomaco fino al pasto successivo. Il che non significa che non sia un buon panino, solo che è come tanti altri.



Il comparto grafico di She's Leaving fa la sua bella figura, senza stupire. I modelli dei personaggi non sono da primo della classe, ma la vera protagonista è la villa e qui gli ambienti sono ricreati con cura. Alcuni elementi ripetuti tradiscono forse un po' di pigrizia, si sarebbe potuto variare di più viste le dimensioni contenute dell'opera. Bene invece il comparto audio, soprattutto nella gestione della voce di Mr. X che si avvicina quando la minaccia incombe. Sempre legato al comparto tecnico va segnalato un problema con i tempi di caricamento, specialmente quando si riavvia il gioco, che sono inspiegabilmente lunghi.



Trofeisticamente parlando: buona la seconda!



She's Leaving propone 18 trofei, con 3 Ori, 5 Argenti e 9 Bronzi prima del Platino. Gran parte delle richieste sono legate al normale corso degli eventi di gioco e si sbloccheranno senza pensarci. Unica possibile difficoltà, anche se relativa, è quella di completare il gioco senza mai morire e in meno di 60 minuti, imprese per nulla impossibili in un secondo playthrough “informato”.




L'articolo She's Leaving – Recensione proviene da PlayStationBit 5.0.

Continua la lettura su www.playstationbit.com

oggi alle 17:10