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Steto96

ha scritto una recensione su The Shapeshifting Detective

Cover The Shapeshifting Detective per PS4

Cambia la forma, non la sostanza

Davanti alla sigla FMV solitamente le reazioni sono due: uno sguardo interrogativo da coloro che non ne hanno mai sentito parlare e un misto di nostalgia e ilarità da chi invece l’epoca d’oro dei Full Motion Videogames l’ha vissuta in un modo o nell’altro. Attori alle prime armi, set dismessi, dialoghi imbarazzanti e palesi green screen ora vivono nella memoria di chi, durante gli anni ’90, ha assistito all’esplosione e alla morte di un genere che ha saputo regalare alcuni cult classic e una marea di epigoni non altrettanto fortunati.
Dalle ceneri di quel periodo si è riaccesa una timida fiammella e negli scorsi anni alcuni giochi FMV hanno cominciato ad apparire sulle varie piattaforme. Lo sviluppatore D’Avekki Studios ha colto la palla al balzo, sfruttando la propria esperienza nel campo delle cene-con-delitto per confezionare giochi FMV di alta qualità, con tanto di attori professionisti, copioni ben scritti e set curati.
Il loro The Shapeshifting Detective ci mette nei panni di un investigatore privato alle prese con l’assassinio della musicista Dorota Shaw. Il capo della polizia della cittadina di August, nella quale si è consumato il crimine, sospetta dei tre misteriosi cartomanti che avrebbero predetto la morte della giovane la notte precedente, ma è presto evidente che non tutto è come appare.
A dire il vero, i primi interrogativi arrivano già alla fine dei titoli di testa: il protagonista è convocato dal misterioso Mister X, il quale ci assegna la nostra identità, Sam, e ci incarica di risolvere l’omicidio collaborando con la polizia locale. Il nostro Sam, del quale non si conoscono voce, aspetto o genere, è un mutaforma capace di assumere l’aspetto di qualsiasi persona incontrata in precedenze. Chiaramente sarà di vitale importanza mantenere questo segreto durante le nostre indagini, utilizzando al contempo questa abilità per risolvere il caso.
La capacità di mutare nei vari personaggi incontrati durante l’avventura è una meccanica davvero interessante, utile sia per estorcere informazioni da un sospettato reticente che per causare un po’ di caos tra le varie parti in gioco. Per quanto stimolante, dopo qualche run diventa presto chiaro che questa feature non è stata pensata a fondo. Durante il normale svolgersi delle indagini i momenti in cui è necessario trasformarsi per proseguire sono quasi telegrafati e poco approfonditi, e le ulteriori possibilità di interazione non vanno oltre alla semplice creazione di situazioni scomode con tanto di siparietto che poco o nulla serve ad approfondire gli eventi della storia.
Il gioco ci chiede di parlare con i vari abitanti e ospiti della cittadina di August per scoprire l’assassino di Dorota e fermarlo una volta per tutte. Ciò si tramuta in una serie di interrogatori con varie scelte multiple da selezionare per trovare un nuovo indizio o una nuova pista da seguire. Anche in questo caso ho trovato la selezione dei dialoghi abbastanza deludente: run dopo run mi sono impegnato per cercare di percorrere quanti più percorsi alternativi diversi, ma anche in questo caso è stato presto chiaro che poco cambia tra una scelta e l’altra. Anche l’avvertimento di Mister X sul non rivelare la propria natura diventa presto poco rilevante una volta scelta l’opzione sbagliata per poi scoprire che tutto ciò non ha nessun impatto sulla storia.
Sono tutti difetti che vanno ad affondare un gioco altrimenti davvero ben prodotto. Il gioco è ben scritto e recitato anche meglio da ottimi attori, capaci di infondere vita a ciascun personaggio. Una regia minimalista è accompagnata da una fotografia intrigante nella scelta di colori scena per scena. La vicenda è fin da subito molto interessante, con un intreccio di giallo e paranormale capace di attirare l’attenzione fin dalle prime battute e di costruire sopra queste fondamenta un castello di aspettative e misteri. Peccato che il finale faccia crollare il tutto con una risoluzione abbastanza confusa, frutto anche della scelta di randomizzare l’identità del colpevole ad ogni run, un’idea che altrimenti avrei trovato molto interessante, ma che in questo caso risulta solo un incentivo per rigiocare l’avventura. La durata di una partita può aggirarsi attorno alle due-tre ore, anche meno una volta completata per la prima volta la storia e acquisita la possibilità di saltare i dialoghi già letti in precedenza, mentre i crash costanti di cui soffre il gioco possono concorrere a far lievitare il minutaggio dell’esperienza. È comunque d’obbligo ricordare che il gioco, almeno per ora, è disponibile soltanto in lingua inglese.
Pur con i suoi difetti, The Shapeshifting Detective ha saputo offrirmi qualche ora di svago con un genere diverso dal solito e mi ha lasciato desideroso di provare The Infectious Madness of Doctor Dekker, la precedente produzione dei D’Avekki Studios, senza dimenticare altre esperienze simili delle quali si parlava poco sopra.