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Bootleg

Le promesse fatte prima dell’uscita di questo gioco non erano poche, anzi, il director Glen Schofield ci aveva promesso un’esperienza completamente nuova e che ci avrebbe terrorizzato ad ogni momento.

The Callisto Protocol riprende in ogni sfaccettatura, anche la più minima, il gioiello creato da Schofield “Dead Space”, rendendo però Callisto Protocol più un bootleg che un’espansione di quest’ultimo.

The Callisto Protocol è il bootleg ufficiale di Dead Space, non ha una sua anima, non aggiunge nulla a quella che fu l’esperienza originale, preferisce invece eliminare molti degli elementi che contraddistinsero il gioco originale al tempo sostituendoli con nulla di effettivamente valido.

Il gioco inizia su una nave da cargo intergalattica, pilotata dal nostro protagonista Jacob e il suo compare che però muore malissimo poco dopo. Durante uno dei vari lavori simili che ha avuto, viene attaccato da un’apparente gruppo terroristico che riusciamo però a sconfiggere dopo una sequenza scriptata con il quale non abbiamo la possibilità d’interagire. Finiamo su Black Iron, un pianeta prigione nel quale rimaniamo ingiustamente incarcerati. Veniamo sbattuti in cella, nel quale facciamo un sonno profondissimo di circa 2 ore, nel momento nel quale ci risveglieremo, l’intera prigione si ritrova in fiamme e piena di mostri urlanti, noi saremo armati solo di tanta speranza.

La trama di Callisto Protocol è finita, il gioco non si preoccuperà di raccontarci altri dettagli se non nel capitolo finale nel quale però avremo lo stesso identifico finale di Dead Space (saltate la parentesi se non volete un minor spo.iler veramente piccolo - il finale è talmente uguale che c’è anche in jumpscare che spunta a caso prima dei titoli di coda come nel finale del primo DS)

-Ma il gameplay com’è?

Il Gameplay è, sfortunatamente anche in questo caso, pressoché lo stesso del “gioco originale”, senza però apportare delle effettive innovazioni. Gli sviluppatori di Krafton hanno deciso di puntare moltissimo sul combattimento corpo a corpo, saremo infatti armati con un manganello in metallo. I combattimenti, quasi tutti quelli presenti nel gioco, sono spesso frustranti e terribilmente scomodi da affrontare, non tanto per un’elevata difficoltà che si può riscontrare nell’avventura, che anzi è abbastanza bilanciata anche alla massima difficoltà, ma perché Krafton decide di far schivare gli attacchi fisici dei nemici con l’analogico sinistro del controller, lo stesso che si usa per muoversi, il che spesso destabilizza la telecamera non permettendoci di vedere cosa effettivamente ci stia colpendo. Il vero problema della schivata è il fatto che puoi schivare solo in due direzioni, sinistra o destra, ma se nella direzione in cui stai schivando è presente un ostacolo come un muro o un altro nemico, la telecamera e il personaggio si muoveranno in maniera assolutamente non naturale destabilizzando anche il giocatore che non riuscirà più a capire dove si trova e come schivare il colpo successivo. Sono presenti anche delle armi a distanza, che però non riescono a differenziarsi molte l’una dalle altre, in quanto sulle sole SEI armi presenti due sono pistole, due sono fucili a pompa, uno è un mitragliatore che spara però solo 3 colpi alla volta e l’ultima è il manganello che ci aiuterà negli attacchi fisici che affronteremo.

Non è possibile parlare però delle armi senza parlare della geniale idea di come si passa da un’arma all’altra: per passare ad un’altra arma bisogna premere la freccia destra del controller, con il quale apriremo un menù verticale e poi con le frecce su e giù scegliere quella che vogliamo usare. Per iscritto è difficile spiegarlo, ma questo sarà il principale motivo per il quale morirete durante tutta la durata del gioco, cambiare arma fa perdere un sacco di tempo e spesso è necessaria un’animazione abbastanza lunga.

Durante un’intervista, Glen Schofield, afferma che il momento nel quale incontreremo il mostro con la doppia testa, presente anche nella Limited Edition del gioco, saremo terrorizzati a morte. Vi spiego subito la motivazione, ovviamente non perché l’incontro sia effettivamente strutturato con una particolare musica inquietante o una particolare regia che ne enfatizza le connotazioni horror, ma perché è il mostro con il maggior numero di bug nell’intero gioco. E’ enorme, attacca costantemente senza fermarsi un attimo e soprattutto riesce a rompere completamente la telecamera ad ogni singolo attacco.

Esattamente come in Dead Space troveremo anche qui alcuni audio log che potremo ascoltare (ad eccezione di 2-3) NESSUNO di questi approfondisce un minimo il mondo di gioco, è possibile tra l'altro ascoltarli solo ed esclusivamente a menù aperto, in “pausa”.

-La grafica su PS5

Sulla nuova console Sony la grafica è effettivamente molto dettagliata, con delle ottime espressioni facciali e dei giochi di luce notevoli. Se non fosse per i bug che hanno accompagnato tutta la mia avventura, sarei sicuramente riuscito a godermela maggiormente. Il personaggio s’incastra spesso con l’ambiente circostante, il lip sync era desincronizzato fino ad una patch di non troppo tempo fa e le animazioni dei mostri (soprattutto quelli che dovrebbero animarsi in uno specifico momento per “spaventarti”) hanno spesso come frame mancanti, risultando molto meccaniche.

La grafica di questo gioco è esattamente come ricevere un bellissimo pacco regalo, con un enorme fiocco rosso sopra e una confezione piena di disegni che sarebbe quasi un peccato strappare per poi buttarla, quando però vai ad aprirlo trovi una copia di The Callisto protocol all’interno.

Spero in seguito? Si.
Lo comprerò al lancio? Assolutamente no.

bloccasterzo, umile contadino