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Barattolo il Giusto

ha scritto una recensione su Tunic

Cover Tunic per PC

Nella botte piccola sta il vino buono

Quando ero piccolo uno dei miei passatempo preferiti era giocare a "Trova gli oggetti" sulla settimana enigmistica. Mi affascinava come in un riquadro limitato e piccolo come può essere un quarto di pagina di settimana enigmistica riuscissero ad infilare delle scene così ricche, ed ogni volta che davo una seconda occhiata a quelle immagini caotiche trovavo sempre qualche nuovo dettaglio, sempre organico con il resto della vignetta, che mi dava un breve senso di soddisfazione.

Tunic è stato un po' questo: estremamente ricco di dettagli ma molto compatto, che ogni volta che pensi di stare arrivando verso la fine ti svela una nuova sezione e ti sorprende un po'. Se dovessi descriverlo in due parole lo definirei un diorama caleidoscopico, che appena lo giri per guardarlo da un'altra prospettiva svela qualcosa di nuovo.

Questo gioco è stato quello che mi serviva per sbloccare un po' il mio blocco del videogiocatore: quando l'ho iniziato mi sentivo appesantito e avevo bisogno di giocare qualcosa che mi desse delle vibes fantastiche ma leggere, che fosse privo di testi lunghi, interfacce grafiche invadenti, gameplay complicati o pretese prestazionali che falliscono sempre nel rendere l'anima di un videogioco; volevo qualcosa di immediato e libero. In questo Tunic è riuscito perfettamente a soddisfarmi, è stato una vera e propria ventata di aria fresca. La cosa non stupisce: il gioco trasuda l'attenzione e l'amore che sono stati messi per produrlo, ogni parte di questo gioco è stata pensata ed eseguita con una cura minuziosa.

Tunic è un ottimo esempio di gioco "lead by gameplay": non ha bisogno di tutorial intrusivi, pop-up di testo che ti dicono cosa fare, indizi imboccati o indicatori di direzione: tutti questi elementi sono perfettamente integrati nel game design, rendendo l'esperienza di gioco estremamente fluida e coinvolgente e dando l'impressione di giocare un unico, grande livello compresso in una piccola scatoletta.

In questo aiuta sicuramente l'eccezionale level design, che si fonde al game design in un'amalgama perfettamente mescolata. Il mondo di gioco è denso, su più livelli, attorcigliato, ricco di puzzle; il backtracking la fa da padrone. Il gioco sfrutta anche in maniera magistrale la prospettiva isometrica, utilizzandola per nascondere o valorizzare puzzle e rendendola parte integrante del gameplay. A corredo di questo si aggiunge una grafica low-poly che si sposa molto bene con questa prospettiva e dona al gioco un aspetto retro molto pulito.

Parlando del comparto artistico, anche qua i ragazzi (e le ragazze? boh) di Isometricorp Games hanno fatto un ottimo lavoro. I design di nemici e personaggi sono puliti, originali ed anche molto carini, sembra di guardare tanti piccoli pupazzini; gli ambienti riescono ad essere molto suggestivi, proponendo scenari in contrasto tra loro che sono capaci di suscitare curiosità nel giocatore, anche grazie a musiche e suoni ambientali curati e ben riusciti.

Il comparto narrativo passa in maniera preponderante attraverso quello artistico: il gioco è infatti praticamente privo di dialoghi (o testi, in generale) intellegibili e per capire quello che succede ci si deve affidare principalmente all'osservazione degli ambienti di gioco e a qualche indizio o parola comprensibile sparsi qua e la, oltre che a tante immagini e disegni presenti in quello che viene chiamato "manuale di gioco". Questo elemento, sul quale non mi soffermerò molto per evitare spoiler che rovinerebbero la magia, è un elemento chiave e forse la cosa che rende questo gioco davvero unico nel suo genere.

Parlando del gameplay, il gioco riprende molto dagli Zelda classici e l'ispirazione è chiara sin dalle primissime scene di gioco (oltre che dai design estremamente evocativi): scudo, roll, semplici attacchi con la spada, lock-in sui nemici, oggetti magici. A questo si aggiungono, senza essere pesanti, i più comuni elementi soulslike: barre di stamina, magia e vitalità e la famosa meccanica della perdita della moneta del gioco, recuperabile nel punto in cui si è morti. Con questi strumenti bisognerà affrontare un'avventura che si capirà solo andando avanti e bisognerà risolvere una serie di puzzle, alcuni per nulla scontati, per arrivare alla fine del gioco.

Infine, due parole sui puzzle. Questi sono, a mio avviso, il cuore pulsante del gioco. Tutto, in questo piccolo gioiellino, è stato costruito in funzione dei puzzle ed i puzzle sono pensati in funzione di come il gioco è costruito, come due metà frastagliate che si incastrano perfettamente. Visuale, level design, suoni ambientali, controlli, persino altri elementi del gioco (di cui non posso parlare per non fare spoiler) che mai avrei pensato essere utilizzati in un puzzle vengono sfruttati in maniera stupefacente, presentando puzzle impegnativi, sorprendenti, alcuni a mio avviso geniali, alcuni anche incantevoli. Il gioco stesso è tutto un enorme puzzle, a partire dalla trama che va "ricostruita" dagli indizi che si potranno raccogliere nel corso del gioco. Persino la lingua fittizia, fatta di caratteri apparentemente intellegibili, altro non è che un alfabeto inventato dai creatori del gioco che può anche essere tradotto (ma l'impresa è estremamente ardua) grazie ad alcuni indizi forniti verso la fine! I puzzle sono il legante di questo gioco, il motivo cardine che spinge ad esplorare ed andare avanti e che riesce a trasmettere al giocatore il senso di avventura, rendendo il gioco una grande, avvincente caccia al tesoro, grazie anche alla presenza del sopracitato "manuale di gioco" le cui pagine vanno trovate durante il gioco e che è forse l'elemento più misterioso ma anche più intrigante che viene proposto.

Quello che secondo me rende davvero speciale questo gioco in confronto a molti altri, oltre ai puzzle che davvero ragazzi non mi divertivo così da anni ho anche dovuto prendere carta e penna per risolverli ma di che cosa stiamo parlando, è la sua capacità di raccontarsi esclusivamente attraverso il game design e di rendere game design ogni elemento di sé stesso, diventando un esempio di virtù per quello che secondo me dovrebbe essere il concetto di "videogioco" e che davvero può legittimare ed elevare questo media come arte. Non penso di esagerare quando dico che questo gioco andrebbe fatto studiare nelle scuole di game design.

Unico difetto? Il finale. Sarà che prima di finirlo l'ho messo in pausa per qualche mese, per cui ho un po' perso la connessione con il resto della storia, ma la parte finale del gioco mi ha dato l'impressione di essere stata affrettata, mi ha lasciato un po' col senso di "ma come, tutto qui?". Nonostante questo, però, il gioco vale davvero tanto la pena giocarlo. Anche perché, in contrasto con quanto ho appena detto, i puzzle migliori compaiono solamente durante questa fase finale.

Insomma, Tunic dovete giocarlo, e lo amerete. Le vibes old school e le soluzioni di game design moderne, abbinate ad un gioco "muto" che permette di rinfrescare il cervello, sono sicuro vi sapranno dare grandi soddisfazioni.

8.7

Voto assegnato da Barattolo il Giusto
Media utenti: 8.1 · Recensioni della critica: 8.2

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