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Lucax_333
Cover Like a Dragon: Infinite Wealth per Xbox Series X|S

Da un drago all'altro

Valutare il nuovo Like a Dragon è sicuramente molto complesso perché da una parte segna un buon sviluppo del personaggio di Kasuga e dell’altra pone fine alle avventure con Kiryu protagonista.
Partendo proprio dalle storie, il lavoro su Ichiban è stato molto buono perché, nonostante il personaggio resti molto più leggero rispetto al precedente protagonista, la sua avventura a Honolulu per ritrovare la madre permette una sua maturazione come “eroe”.
I due nuovi personaggi giocabili sono Tomizawa, tassista al servizio di una delle organizzazioni criminali delle Hawaii, e Chitose, giovane di origine giapponese divenuta domestica della madre di Kasuga, Akane. I due sono molto abili nel combattimento, soprattutto Chitose, e il loro stile aggiunge sicuramente maggior varietà al party del primo gioco che viene confermato in toto: Nanba, Adachi, Saeko, Joongi Han e Zhao. Novità è anche la possibilità di usare Seonhee, capo della Geomijul e della Liumang, personaggio che più si avvicina ai grandi compagni avuti da Kiryu nella serie.
Viene confermato il “sistema a lavori” che serve a cambiare classe al personaggio e i nuovi mestieri, come serfista o samurai, sono davvero ben fatti e quasi tutti rendono i combattimenti nettamente più stimolanti. Novità del gameplay è la possibilità di spostarsi per effettuare azioni più potenti, assalti da dietro o azioni combinate, tutti elementi che aumentano la strategia e il divertimento. Alcune mosse o combo possono essere sbloccate ampliando il legame con il protagonista di turno, attraverso alcune chiacchierate e bevute che portano anche a delle piccole secondarie.
Il contorno alla storia principale resta ottimo, con alcuni minigiochi nuovi che si aggiungono ai conosciuti e delle secondarie folli e spesso ricollegate a quelle giocate nel primo capitolo con Kasuga protagonista. Le Hawaii e i loro malviventi sono ben caratterizzate e la storia è buona anche se non raggiunge i picchi della serie. Ad un certo punto Kiryu e Kasuga si separeranno e, nonostante alcuni buoni spunti nell’intreccio narrativo, il ritorno per l’ennesima volta a Ijincho pesa un pochino. Buona la gestione dei Dungeon, snelliti rispetto a Like a Dragon: Yakuza e più utili per livellare in vista dei vari boss.
I due principali antagonisti sono buoni ma non eccellenti, con il nemico di Kiryu che è sicuramente apprezzabile ma forse sminuito dal fatto che le sue motivazioni ricordano troppo altri nemici affrontati in passato.
La gestione di Kazuma Kiryu merita un capitoletto dedicato.
Il ritorno del Drago di Dojima avviene tra alti e bassi e con il senno di poi il Team sembrerebbe aver sprecato molti degli spunti di Gaiden, quasi per nulla sviluppati. I Daidoji sono trattati alla strenua di un qualunque clan alleato e per tutto il gioco non si percepisce realmente il fatto che Kiryu debba rimanere nascosto e mantenere l’anonimato.
Da un punto di vista di gameplay il lavoro è stato buono, con diversi richiami ai vari allenamenti seguiti da Kiryu in passato e la possibilità di alternare negli attacchi stile normale, potente e veloce, riferimento al primo capitolo e al prequel. Divertente anche la scelta di dare allo storico protagonista la possibilità di “rompere” il sistema a turni così da poter attaccare liberamente per un lasso di tempo limitato.
La scrittura è stata buona ma non eccellente. Riconoscere Kiryu nelle prime ore è abbastanza difficile e sembra trovarsi a suo agio solo nella fase in cui torna a essere sotto i riflettori.
Dopo le diverse critiche ricevute per il “finale” di Yakuza 6, il Team ha organizzato una serie di attività divise tra ricerca di luoghi storici e secondarie che riportano in mente a Kiryu eventi del passato e “incontri” con personaggi storici come Akiyama e Sayama. Questa scelta ha dato la possibilità al giocatore di prepararsi per la battaglia finale ricordando luoghi e momenti iconici della serie con la scusa di potenziare Kiryu e riportarlo alla forza di un tempo. Tutte queste attività permettono di potenziare il personaggio e renderlo molto più impattante anche in un gameplay a turni.
Senza parlarne in maniera esplicita, perché preferirei fare un post a sé stante, qualche parola anche sul finale di Kiryu che, dopo diversi giorni, ho capito e accettato ma che nel complesso risulta abbastanza deludente dopo tutte le premesse date. Non è qualcosa di inaccettabile ma sicuramente meno impattante del previsto e specchio di come l’idea sia quella di rendere Kazuma con la vecchiaia più simile a Kasuga, meno solitario e stoico ma più “eroico”.
Merita un punto a sé anche Dondoko Island, vero e proprio gioco nel gioco all’interno del quale Kasuga gestisce un resort in un vero e proprio gestionale di discreto livello. Fosse un gioco singolo sicuramente non sarebbe il massimo esponente del suo genere ma essendo un di più ad un Like a Dragon già ricchissimo, aggiunge longevità e divertimento.

8.2

Voto assegnato da Lucax_333
Media utenti: 8.2

Lucax_333

ha scritto una recensione su Like a Dragon: Ishin!

Cover Like a Dragon: Ishin! per Xbox Series X|S

La leggenda di Sakamoto Ryoma

Like a Dragon: Ishin è il remake di uno spin-off della serie Yakuza uscito nel 2014.
Si tratta di un esperimento da parte di RGG di trasporre il proprio sistema già consolidato in un prodotto che si discosta però dalle vicende criminali giapponesi, ripercorrendo quelle dello storico samurai Sakamoto Ryoma. Punto di forza della narrazione, ovviamente un po’ romanzata, è proprio il partire da notizie, ambientazioni e personaggi realmente esistiti e che perfettamente si sposano con la nuova ambientazione.
Scelta peculiare è quella di voler raccontare il tutto utilizzando le fattezze di personaggi noti nella serie Yakuza/Like a Dragon. Se infatti il protagonista riprende lo storico Kazuma Kiryu, tutti i personaggi principali, alleati e non, creano un contesto quasi paradisiaco per un fan che riesce a riconoscere tutti i corrispettivi conosciuti nella lunga serie videoludica originale. Nonostante un iniziale sconvolgimento nel dover associare a volti conosciuti nomi differenti, si riesce perfettamente a entrare in questo nuovo mondo costruito apposta per i fan.
La narrazione prende le mosse da un omicidio accaduto a Tosa che sconvolgerà la vita di Sakamoto e non solo, che, dovendo ricostruire la sua vita, inizierà ad indagare sull’omicida e combattere contro l’ormai opprimente Bakufu imperiale.
Novità fronte gameplay è la possibilità di usare le pistole “occidentali” in aggiunta alle armi da taglio tipiche del contesto nipponico, potendo anche mescolare i due stili in un sistema di combattimento che la denominazione “danza folle” rispecchia perfettamente.
Gli altri tre stili utilizzati permettono rispettivamente di:
combattere a mani nude, richiamando il classico Yakuza;
usare la katana in un sistema di continuo attacco-parata;
sfruttare la pistola in scontri a distanza dove la schivata diventa fondamentale.
Armi da fuoco e da taglio sono sempre state secondarie nella serie originale, usate più come elementi accessori o utili per le heat action, ma qui il gameplay è molto più raffinato e divertente. Il giocatore sente fin da subito la necessità di imparare a parare e schivare e la possibilità, con l’avanzamento della storia, di utilizzare diversi “poteri” di supporto a Sakamoto, per mezzo di truppe a lui sottoposte, regala al gameplay anche quel leggero tatticismo che arricchisce tutto il sistema.
La città dove si svolgono i principali eventi è Kyo, costruita in maniera molto intelligente e creativa, con una mappa che il giocatore potrà scoprire pian piano per mezzo della narrazione e che presenta anche dei bellissimi sfondi ai nostri continui spostamenti.
Trovandoci nel passato, infatti, sarà possibile esser portati da un luogo all’altro in maniera molto meno semplice di come avviene con i moderni taxi e spesso si sarà spinti a visitare i diversi luoghi a piedi.
Per la prima volta si abbandona il Dragon Engine a favore del più comune Unreal, ma il colpo d’occhio resta ottimo e i diversi luoghi sono davvero ben caratterizzati.
Buona anche la gestione di minigiochi e attività secondarie che alleggeriscono una narrazione di certo non leggera, regalando momenti divertenti ma anche alcune attività troppo simili tra loro.
Carina anche l’idea di regalare al giocatore un contesto gestionale nell’abitazione dove conosceremo Haruka, luogo dove è possibile avere degli animali, piantare ortaggi e cucinare, attività semplici ma utili ad alleggerire l’avventura.
Non manca, infine, un’arena con combattimenti tutt’altro che scontati che rendono il post-game ancora più divertente.
In conclusione, Like a Dragon: Ishin non raggiunge i picchi storici della serie ma riesce a dimostrare ancora una volta l’efficienza del “sistema Yakuza” e la capacità del team di adattarlo ai contesti più disparati.

Lucax_333
Cover Life is Strange: Before the Storm per PS4

Chloe e RACHEL prima delle tempesta

La prima domanda che potrebbe sorgere riguardo questo gioco è: ce n’era davvero bisogno?
Rispondere a questo quesito è molto complesso perché se da una parte è vero che il lavoro del nuovo studio, Deck Nine, è stato buono nell’arricchire il background dei personaggi, dall’altro la brevità della narrazione e il riciclo di situazioni potrebbe rendere questo gioco solo un antipasto dell’avventura di Max.
La storia riesce perfettamente a riprendere il personaggio di Chloe Price, dando maggior contesto al passato della ragazza punk e scontrosa che si conosce in Life is Strange, soprattutto per ciò che riguarda il suo rapporto con famiglia e scuola.
Protagonista assoluta della narrazione, anche se non giocabile direttamente, è Rachel Amber, figura enigmatica del primo LIS di cui veniamo a conoscenza solo mediante dialoghi e soprattutto manifesti per la sua scomparsa. La possibilità di conoscere ed empatizzare con la ragazza è sicuramente l’aspetto più riuscito del gioco che dà così un nuovo volto a una seconda run su Life is Strange, consapevoli del background della ragazza e del suo rapporto con Chloe.
Come detto prima però, il lavoro di Don’t Nod era stato talmente buono da regalare comunque spessore a un personaggio come Rachel anche se non conosciuta direttamente e diversi elementi della narrazione vengono tralasciati nel prequel, come ad esempio il rapporto con Frank.
Da una parte quindi si riesce a empatizzare con una delle prime vittime di Arcadia Bay, dall’altra si vuole cercare di mantenere i molti dettagli del primo gioco non “spoilerando” tutto con il prequel.
Il lavoro sui personaggi è stato ottimo, sia nella ripresa di facce note, sia nell’introduzione di nuovi studenti che danno sicuramente freschezza al contesto della Blackwell.
L’accademia viene infatti ripresa quasi del tutto non solo come struttura ma anche come situazioni, rendendo i momenti dedicati alla vita di Rachel l’unica vera novità e confinando la storia di Chloe a tanto di già visto.
Analizzare il comparto artistico è difficile viste le tante riprese del prodotto originale ma comunque le nuove ambientazioni e le musiche si adattano bene alla nuova protagonista.
Anche qui è presente la meccanica del diario ma viene semplificata la raccolta di collezionabili mediante graffiti. Divertente anche il “potere” di Chloe che, con la sua arroganza, può dibattere con alcuni personaggi per ottenere ciò che vuole.
Il gioco è naturalmente un interactive drama più classico, con scelte non reversibili, ma la trama in sottofondo sembra voler soltanto esaltare la figura di Rachel più che raccontare una storia su Chloe.
Gli elementi che maggiormente aiutano a comprendere la situazione della protagonista sono i costanti richiami alla figura paterna persa e al rapporto difficile con la madre e il patrigno, il tutto arricchito da un bellissimo capitolo bonus che racconta il giorno tragico della morte di William e dell’addio di Max dalla prospettiva di quest’ultima. L’idea quindi di regalare ai fan un gioco dove fosse possibile empatizzare con il vissuto di Chloe è sicuramente vincente ma la brevità della narrazione mette inevitabilmente in primo piano Rachel.
In conclusione, Before the Storm è un gioco consigliato per arricchire il contesto di Arcadia Bay, soprattutto da un punto di vista di personaggi, ma si rivela solo come un grande capitolo introduttivo che vuole più far sentire a casa il giocatore che raccontargli il pregresso della storia già nota.
Il consiglio è quindi quello di giocarlo DOPO Life is Strange così da godersi il titolo originale nel suo insieme e non rischiare che l’effetto dejà vu si percepisca proprio a causa del prequel.

Lucax_333

ha scritto una recensione su Life is Strange

Cover Life is Strange per PS4

Un'inevitabile storia da scrivere e riscrivere

Il desiderio di poter sempre rimediare ai propri errori e creare una storia perfetta per la nostra vita è da sempre uno dei sogni più reconditi dell’animo umano. Quante volte capita di ripensare a scelte passate e illuderci che, se avessimo agito diversamente, tutto sarebbe potuto cambiare.
Questa aspirazione è però per lo più qualcosa di effimero perché “Life is Strange” e se qualcosa deve accadere prima o poi si manifesterà. Questo è il messaggio che il gioco di Don’t Nod vuole trasmettere mediante le avventure della giovane Max Caulfield.
La protagonista è una ragazza qualunque, una giovane 18enne amante della fotografia che un giorno, in circostanze di pericolo, scopre di possedere quel potere che forse chiunque vorrebbe per sé: poter riavvolgere il tempo.
L’intera storia parte proprio da una terribile visione della ragazza che, grazie al su potere, cercherà in continuazione di rimediare a ogni suo errore per scrivere una storia che possa essere il più felice possibile.
La possibilità di riavvolgere il tempo permette al giocatore di rivivere certe scene sotto diverse prospettive e trarre spesso vantaggio dall’aver già vissuto o meno un momento. Al giocatore viene quindi data l’opportunità di modellare una storia che rispecchi a pieno il proprio gusto, soprattutto per quanto concerne il rapporto con gli altri personaggi e lo sviluppo di Max stessa.
Proprio da un punto di vista di scrittura il team si è rivelato abilissimo nel ricreare un contesto accademico dove ogni personaggio, studente o insegnante, è ben caratterizzato, spronando così a esplorare anche l’angolo più nascosto, alla ricerca di un altro pezzo dell’immenso puzzle di Arcadia Bay.
Nonostante gli anni e un motore grafico di certo non all’ultimo grido, il lavoro sul comparto artistico rende il gioco ancora oggi godibilissimo grazie a contesti sempre diversi, ma non per questo banali, e arricchiti da un comparto audio che si sposa perfettamente con la protagonista.
Ottima anche la gestione dei collezionabili, ottenibili per mezzo di fotografie, molte delle quali possibili solo grazie all’utilizzo o meno del potere di Max. Il tutto ha come contorno anche il diario della protagonista dove ogni evento, con conseguenze annesse, viene riportato, divenendo quasi il libro dell’avventura.
La trama che fa da sfondo al gameplay risulta essere molto più matura di come potrebbe sembrare dopo le prime ore ma si rivela sempre ben adattata a un contesto giovanile, mai troppo pesante e ricca di intermezzi comici che danno respiro alle parti più drammatiche.
In conclusione, Life is Strange si conferma ancora oggi un unicum nell’ambito degli Interactive Drama, riuscendo a proporre al giocatore la possibilità di costruire al meglio la propria storia, divertendo sì, ma lasciando sotto anche una morale importante e un legame con Max e Arcadia Bay che difficilmente si potrà rompere.

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