Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Una Questione Privata – Recensione

Luca Marinelli (Lo Chiamavano Jeeg Robot) interpreta un partigiano lacerato dalla gelosia per la donna amata e il dovere morale di combattere i fascisti in Una Questione Privata, dramma dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani. Il film è un adattamento dal romanzo omonimo di Beppe Fenoglio, riedito in questi giorni da Einaudi. In un periodo storico in cui le destre estreme tornano in auge nei sondaggi e nella cronaca, i due registi scelgono così di portare sullo schermo un racconto ambientato nel '43, ai tempi della Resistenza. La lotta partigiana costituisce però il contesto, lo spazio in cui si muovono i personaggi, all'interno del quale si consuma una battaglia più piccola, interiore: privata.



Milton (Luca Marinelli) e Giorgio (Lorenzo Richelmy) sono due amici originari delle Langhe del Piemonte, uno introverso e pallido, l'altro allegro e bello come il sole. Entrambi si innamorano dell'aristocratica Fulvia (Valentina Bellè). La ragazza gioca sapientemente con i loro sentimenti senza concedersi, ma il triangolo non si risolve perché lei ha da prendere un treno. Un anno dopo i due diventano partigiani. Trovatosi quasi per caso davanti alla villa di Fulvia, nella mente dell'ombroso Milton si affaccia un sospetto: che fra Giorgio e Fulvia ci sia stato qualcosa di più che un semplice flirt? Deve sapere la verità. Allora Milton si dimentica della guerra, dei compagni e dell'Italia, e va alla ricerca di Giorgio, il quale intanto è stato catturato dai fascisti.



https://my.romacinemafest.org/media/1134/una-questione-privata-1.jpg



Dramma in Langa.



Che qualcuno si preoccupi di portare al cinema la recente storia degli italiani, popolo dalla memoria cortissima, è cosa buona. La febbre d'amore di Milton la fa scivolare in secondo piano, ma la follia della guerra civile rimane costantemente a vista. Le ambientazioni del film, inoltre, sono ben realizzate.



Passiamo ai difetti.



Una Questione Privata è un film recitato malissimo. L'accostamento più immediato che ti vien da fare è quello con una qualsiasi soap-opera trasmessa in prima serata su Rai 1. Con la differenza che qui si tratta del cinema italiano esportato nel mondo (il film è stato proiettato al Toronto Film Festival). La recitazione è vecchia, e vecchia era già quarant'anni fa. Non credo che la colpa sia da imputare agli attori (almeno Marinelli è sicuramente uno in gamba), pare piuttosto uno stile che i Taviani hanno ricercato in corrispondenza del proprio gusto. Loro volevano farlo così, “a ca**o di cane” direbbe il Ferretti, ed è proprio questo il problema.



https://my.romacinemafest.org/media/1140/una-questione-privata-7.jpg



Se ha una sigaretta non può essere la Rai!



La regia si preoccupa di fare solo il minimo indispensabile, e spesso neanche quello. Tutte le inquadrature, anche le più evocative, sono sempre le più scontate. Bada, non vengono scelte le più semplici (quello non sarebbe stato un difetto), ma sempre, costantemente la strada banale. Come si stesse solo leggendo un copione, ogni dialogo serve così solo a dire quello che c'è da dire, e niente di più: cosa c'è di peggio, per un film, che essere “letterale“?



E pensare che a Beppe Fenoglio Einaudi rifiutava i manoscritti perché troppo cinematografici.



L'articolo Una Questione Privata – Recensione è estratto da GamesVillage.it.

Continua la lettura su www.gamesvillage.it

27 ottobre 2017 alle 15:10