Toy Story 4 - recensione
Dal suo esordio nel 1995, la saga di Toy Story è diventata un cult assoluto, con il primo film giudicato dal New York Times e dall'American Film Institute uno dei migliori 100 di sempre, capace d'intrattenere con azione e gag (ma soprattutto con il sentimento) un pubblico che va dai ragazzini ai vegliardi, tutti con la lacrima pronta a scendere nel ripensare ai bei tempi andati, immedesimandosi nelle avventure dei teneri protagonisti.
Che sono un gruppetto di amici solidali, eroici, sempre disposti a mettere a rischio la propria esistenza per proteggersi a vicenda e per portare a termine le loro missioni. Il loro scopo è restare uniti al servizio della loro divinità suprema, il Bambino cui appartengono. Perché è nell'appartenenza che sta la felicità, è nell'essere scelti e amati la ragione d'esistere.
Appartenenza messa a rischio in ogni film da diversi fattori, dall'ingresso nella casa di nuovi giocattoli, da commercianti disonesti, dalla crescita del bambino, con conseguente rischio di finire dimenticati, impolverati, abbandonati e magari passati ad altri.
