Incentivo o competizione: come i giocatori vivono gli achievement - editoriale
Il mondo videoludico si tinge di innumerevoli sfumature; esso cambia e si evolve assieme al giocatore, assecondandone le necessità come se fossero linfa vitale. In fondo è proprio così: noi siamo il perno del meccanismo commerciale e dai nostri comportamenti si diramano nuove strade.
Abbiamo già potuto notare come le emozioni abbiano avuto un forte impatto sui videogiochi. Basti pensare a quella volta in cui abbiamo trascorso mezza giornata a cercare di uccidere un boss, o a quella volta in cui ci siamo imbattuti in una scena commovente o bizzarra. C'è chi preferisce un po' di sano combattimento, chi si nutre di adrenalina attraverso un horror e chi, ancora, è alla costante ricerca di emozioni attraverso storie complesse.
Ognuno di noi asseconda inevitabilmente un sistema di gratificazione personale. Sfondare le classifiche di Tennis World Tour diventa soddisfacente e mostrare le proprie uccisioni complessive su Apex Legends ci fa sentire invincibili. Dal punto di vista prettamente materiale non otteniamo nulla, eccezione fatta per i tornei mondiali che ci permetterebbero di acquistare una bella villetta con giardino (ma questo è un altro discorso).
