Adore – Recensione
Dopo un periodo in early access su Steam, Adore sbarca su PlayStation ed è protagonista della nostra recensione Speedrun. Il titolo dello sviluppatore indipendente Cadabra Games, pubblicato grazie a QUByte Interactive, si propone come un videogioco action incentrato sulla cattura di creature che dovranno combattere al posto nostro. Se questa definizione vi ricorda qualcosa, allora siete pronti a iniziare un viaggio molto particolare.
Gotta catch'em all!
Pochi generi hanno un rappresentate così iconico da rischiare di fare ombra a tutti i “colleghi”. Uno di questi è quello dei monster catcher, che vede in Pokémon un vero e proprio mostro sacro che in molti hanno provato, con risultati altalenanti, ad emulare. Ci è riuscito brillantemente Nexomon, ci ha provato con meno verve Monster Crown. Tutti però rischiano di vedersi affibbiata la comoda etichetta di clone di Pokémon.
In questo panorama entra in gioco Adore, titolo realizzato da uno studio indipendente brasiliano che si prefigge l'ambizioso obiettivo di farsi ricordare in un mondo in cui il rosso e il bianco delle Poké-ball è dappertutto e in cui il buon Pikachu è un'icona mondiale. Fin da subito la sfida si rivela ardua, ma superato il periodo di early access, Cadabra Games è pronta a puntare dritta sulle console casalinghe.
La storia di Adore inizia con una intensa battaglia tra il Dio delle Creature, Draknar, e un semidio malvagio, Ixer, mosso dal desiderio di rubare la scintilla di divinità. Lo scontro si risolve a favore del secondo, che riesce a eliminare il Dio. O almeno questo è ciò che pensa: Lukha, un adolescente come tanti, scopre infatti di avere il potere di controllare i mostri del mondo. Questo perché una stilla del Dio delle Creature ha trovato casa nel suo corpo.
Tutto potrebbe risolversi per il meglio, se non fosse che il semidio riesce a rintracciare Lukha per cercare di ucciderlo. Viene però salvato proprio dal Dio delle Creature, di cui ignorava la presenza, e con cui inizierà dei dialoghi interiori. Teletrasportato in un villaggio pacifico e isolato, inizierà il viaggio per riportare la pace nel mondo, supportato da tutti i mostri che riuscirà a reclutare per combattere al suo fianco.

Il gameplay di Adore
Come avrete intuito, l'incipit di Adore serve a introdurre le semplici meccaniche di gioco, seppur evitando la classica formula del personaggio potenziato al massimo che viene indebolito. A ulteriore riprova di questo, il mostro che cattureremo durante il tutorial rimarrà al nostro fianco, nonostante i risvolti tragici della disfatta contro il semidio.
Durante le fasi iniziali prenderemo confidenza con il gameplay di Adore, che ha come fulcro centrale il protagonista Lukha. A differenza di altri monster catcher infatti, il nostro evocatore si trova coinvolto in prima persona negli scontri. Le mappe sono strutturate sullo stile di Diablo: visuale isometrica laterale e dungeon a stanze pieni di nemici. Il nostro eroe però non potrà in alcun modo attaccare, solo correre e schivare le minacce.
Per sbarazzarsi dei mostri entrano in gioco le evocazioni, affidate ai quattro tasti frontali come se fossero le skill di un MMORPG. Si possono equipaggiare un totale di quattro alleati, anche uguali tra loro, da evocare spendendo punti Stamina. Una volta chiamati in campo, eseguiranno un attacco e poi scompariranno, pronti per una nuova evocazione.
Il sistema, seppur semplice all'apparenza, combina anche speciali sinergie, introdotte durante le prime fasi di gioco, che rendono le battaglie più tattiche. Inoltre le nostre creature avranno una loro salute che, una volta esaurita, li renderà maledetti. A quel punto potranno continuare a lottare, ma tutti i danni da loro subiti si rifletteranno su di noi. Questo, soprattutto nelle fasi avanzate, obbliga a un'attenta pianificazione e magari a mosse avventate per “recuperare” le creature.
Missioni per tutti
Nonostante la scelta di affidarsi a meccaniche semplici e intuitive e la presenza di varie spiegazioni, Adore risulta nelle prime fasi relativamente confusionario. La presenza di testi davvero minuscoli a schermo non aiuta a comprendere al meglio tutte le funzioni, senza contare che spesso gli effetti saranno intangibili (soprattutto per quanto riguarda le sinergie). Questo renderà le prime ore di gioco poco coinvolgenti, complice anche una trama che stenta a decollare.
In maniera abbastanza approssimativa ci vengono presentati i tre abitanti del villaggio, di cui uno pronto ad assegnarci la maggior parte delle missioni e gli altri due che gestiranno rispettivamente una cucina e il negozio. In quest'ultimo è possibile acquistare ed equipaggiare degli oggetti per migliorare le caratteristiche di Lukha e renderlo quindi più abile nei dungeon. Per questi oggetti subentra il problema del denaro, che scarseggerà sempre e sarà difficile da reperire.
Accedendo alla mappa di gioco, divisa in una serie di aree, sarà invece possibile affrontare livelli di difficoltà crescente. Si potrà cercare di proseguire la campagna oppure ripetere zone già visitate per ottenere ulteriori ricompense. Queste consistono in oggetti consumabili, forzieri da aprire con apposite (costosissime) chiavi oppure pietre per catturare le creature selvagge. Il tutto però con il rischio di cadere in battaglia e perdere soldi e risorse in stile Dark Souls, con la possibilità quindi di recuperarle sul luogo della morte.
Parlando della cattura, questa avviene con un meccanismo diverso da quello dei classici monster catcher, ma non per questo migliore. Il nostro Lukha dovrà avvicinarsi ed entrare in un'area specifica della creatura scelta, senza la possibilità attaccare. Se riuscirà a riempire l'area rimanendoci dentro, la cattura avrà successo e il mostro si aggiungerà al nostro team o, se non avremo più spazi, verrà inviato al Santuario. Questo fa da “magazzino” dallo spazio però limitato e sarà inoltre l'unica struttura in cui guarire i nostri alleati dallo status di maledetto.

Adore è il degno erede di Pokémon?
La vera domanda che tutti si pongono è proprio questa. Il gioco di Cadabra Games è in grado di competere con i capisaldi del genere? Allo stato attuale delle cose, la risposta purtroppo è no: pur mettendo in campo idee interessanti, Adore non riesce davvero a coinvolgere il giocatore nelle vicende di Lukha. La narrazione frammentata e poco chiara non aiuta, così come un gameplay che si riduce a lanciare mostri in sequenza fino alla fine dei dungeon.
A poco serve introdurre potenziamenti e oggetti, se poi i costi sono così elevati da non permettere una dovuta rotazione al giocatore per capire quale sia l'assetto migliore. Lo stesso dicasi per un sistema di cattura che vuole essere innovativo ma toglie di fatto il fascino del “chissà se questa volta lo prenderò” che permea la maggior parte dei monster catcher in circolazione. Inoltre la curva di difficoltà risulta generalmente squilibrata, rendendo l'avventura a tratti frustrante.
A tutto questo va unito un comparto tecnico non esattamente scintillante. La grafica sembra risalire a voler essere generosi a PlayStation 3, con modelli poligonali poco rifiniti e creature i cui dettagli sono spesso difficili da definire. Questo toglie anche inevitabilmente il fascino nella creazione della squadra, complici sprite banali e poco ispirati. Di qualità invece le scene d'intermezzo disegnate a mano, ma si tratta di tavole isolate che sono fini solo alla trama. Lo stesso problema si riscontra analizzando una colonna sonora monocorde, che vanta un numero ridottissimo di tracce ripetute in loop durante l'esplorazione.
Nonostante tante buone idee, quindi, Adore fallisce dal punto di vista dell'intrattenimento, facendo fatica a creare un legame tra le creature evocate da Lukha e il giocatore. Considerato che questa è una delle frecce più acuminate nell'arco dei monster catcher, si tratta di una lacuna difficile da colmare, senza contare che il tutto è supportato da un combat system poco soddisfacente e da sinergie ed effetti spesso impalpabili.
Il Platino di Adore
Se siete cacciatori di mostri, ma anche di trofei, allora sarete felici di sapere che la lista di Adore include uno scintillante trofeo di Platino. Meno belle le richieste per arrivare a sbloccare la massima ricompensa, dato che oltre a dover terminare la storia sarà necessario completare una serie di richieste di miscellanea. Alcuni, come quella di liberare una creatura, saranno praticamente automatiche, altre decisamente più time consuming. Se puntate al Platino, preparatevi a sudarvelo.
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