Once Upon a Puppet – Recensione
Venghino siori, venghino: gli attori di Once Upon a Puppet sono pronti per una teatrale recensione! Sviluppato da Flatter Than Earth e pubblicato su console da Daedalic Entertainment, questo platform in 2,5D ci porta in un mondo molto particolare, dove non basterà recitare alla perfezione la propria parte per sopravvivere.
Gli scarti del Re
Il tema di personaggi privi di vita che si animano appositamente per un videogioco è stato negli anni particolarmente sfruttato, soprattutto da Sony. Opere come Puppeteer e Tearaway si sono ritagliate uno spazio nel cuore degli amanti dei platform. Questo sia grazie a trovate molto intelligenti, sia per merito di una trama e di una realizzazione tecnica degne di questo nome. A raccogliere l'eredità di queste e altre opere troviamo Once Upon a Puppet che, come lascia intuire il nome, ha come protagoniste delle marionette.
Basteranno in realtà pochi minuti per scoprire che il titolo di Flatter Than Earth non include un solo attore: dapprima infatti ci muoveremo nei panni di Nevia, una mano fluttuante insignita del ruolo di tessitrice reale. O, per meglio dire, ex tessitrice, dato che a causa di un costume malriuscito è stata prima incarcerata e poi scartata dal pretenzioso Re, desideroso di creare la recita perfetta. La strada di Nieve si mischia (o per meglio dire, si incastra) rapidamente con quella di Drev, una marionetta senziente gettata tra gli scarti proprio dal monarca.
Questo eterogeneo duo, dapprima poco collaborante, dovrà trovare rapidamente un equilibrio per superare sfide sempre più complesse. L'obiettivo per Nieve è quello di tornare in superficie dal mondo degli scarti, per finire l'abito iniziato, con la ferma convinzione di poter finalmente soddisfare il Re. Drev punta invece a dimostrare a tutti le sue abilità recitative, ma non solo. Il viaggio della coppia porterà i giocatori a esplorare ambientazioni molto particolari, arricchite da tanti elementi teatrali e da una grande carica di fascino.

Il gameplay di Once Upon a Puppet
Come vi abbiamo anticipato, i ragazzi di Flatter Than Earth hanno deciso, negli otto anni spesi nella realizzazione dell'opera, di sviluppare un platform in 2,5D, ossia nel quale per la maggior parte del tempo ci sposteremo da un lato all'altro dello schermo. Non mancheranno occasionali richieste che implicano il movimento tridimensionale, con anche piccoli puzzle ambientali da risolvere. Dovremo ad esempio spostare elementi per farne passare uno specifico, attivare leve e piattaforme e altro ancora.
La particolarità di Once Upon a Puppet è che ci saranno circostanze in cui i due protagonisti saranno chiamati a collaborare: dovremo sfruttarli entrambi per spingere oggetti pesanti oppure per eseguire doppi salti e planate. Di base, il movimento è affidato unicamente alla levetta sinistra, che ci permette di spostare la coppia all'unisono. Drev e Nieve potranno poi interagire separatamente con alcuni elementi dell'ambiente, usando i due tasti dorsali e rispettivamente le levette sinistra e destra. Combinare queste azioni permetterà di lavorare in sincronia o di eseguire compiti separati, come se fossimo di fronte a una sorta di collaborativo.
Non siamo ovviamente davanti a un'opera multiplayer come potrebbe essere l'eccellente Split Fiction, quanto piuttosto a un gioco che propone un controllo ibrido per single player. Si tratta di una soluzione non esattamente innovativa, ma efficace nel creare una sorta di dualismo, una mutua collaborazione tra i protagonisti necessaria per superare sfide e ostacoli.
Oggi voglio travestirmi da coccodrillo
Nonostante alcuni elementi della trama di Once Upon a Puppet risultino inizialmente deboli, i ragazzi di Flatter Than Earth hanno fatto di tutto per coinvolgere il giocatore, come se fosse di fronte a uno spettacolo. Assisteremo spesso a scambi di battute e piccoli battibecchi e gag (alcuni più riusciti, altri meno), nonché a costanti rimandi a elementi teatrali. Non stupisce quindi che i collezionabili rimandino proprio a questo aspetto, senza contare che nel corso dell'avventura potremo far indossare una serie di costumi a Drev.
Questi, realizzati grazie alle abilità tessili di Nieve, saranno utili per superare determinate sezioni nel corso dei 9 capitoli di cui è composta l'avventura. Come da tradizione dei platform, infatti, man mano che avanzeremo nei livelli otterremo nuovi poteri da utilizzare, come ad esempio il doppio salto o una pratica planata, il cui stile sarà legato alle particolarità offerte dal mondo di gioco. I costumi ci forniranno invece nuovi poteri, come la possibilità di utilizzare frecce e simili, utili sia per sconfiggere i mostri che ci contrasteranno, sia per risolvere i vari puzzle.
L'anima di Once Upon a Puppet, nonostante tutto, rimane però quella di un platform: passeremo la maggior parte del tempo a dividerci tra salti e spostamenti di piattaforme, per arrivare dall'altra parte dello schermo e raggiungere un obiettivo prefissato. Non che questo sia un male, considerato anche l'abilità del team nel creare queste sezioni, che non risultano mai eccessivamente frustranti e adatte a qualsiasi tipologia di giocatore.

Il comparto tecnico di Once Upon a Puppet
Il lungo periodo di sviluppo che ha portato alla pubblicazione di Once Upon a Puppet denota un grande impegno da parte di Flatter Than Earth nella realizzazione dell'opera. Il risultato è piacevole soprattutto a livello grafico, con ambientazioni a tratti cupe, in altri momenti più allegre, che rendono bene l'idea di un mondo composto da marionette ma dotato anche di un'anima oscura.
Sfortunatamente, durante la nostra esplorazione abbiamo notato piccoli bug, compenetrazioni e punti in cui siamo rimasti incastrati. Occasionalmente, siamo andati anche incontro a piccoli rallentamenti che non hanno fortunatamente inficiato all'esperienza di gioco. Nulla inoltre che non possa essere sistemato da qualche patch correttiva, come quella pubblicata al day one. Azzeccata la mappatura dei controlli, che fa buon uso del DualSense seppur senza sfruttarne appieno tutte le potenzialità.
Buono invece il comparto audio, con una colonna sonora piacevole accompagnata da mugugni dei vari personaggi, che abbiamo trovato coerenti con la loro natura di burattini. Da sottolineare anche che il titolo è interamente localizzato in italiano, dunque chiunque potrà seguire senza alcuna fatica l'avventura di Nieve e Drev. Ottima anche la longevità, con i 9 capitoli che vi chiederanno una decina di ore per essere completati. Chi poi volesse dedicarsi alla caccia ai collezionabili, potrà sfruttare una comoda funzione di selezione capitolo.
Il Platino di Once Upon a Puppet
Nonostante lo stile chill e il gameplay accessibile, la lista trofei di Once Upon a Puppet potrebbe mettervi in difficoltà. Oltre a dover completare alcune richieste di miscellanea e trovare tutti i collezionabili, sarà infatti necessario completare l'avventura senza mai morire. Sebbene come detto la sfida non sia mai esageratamente complessa, i meno pratici di platform potrebbero incappare in morti accidentali che comprometteranno la run. Puntate quindi a questo Platino con la giusta attenzione, onde evitare eccessive frustrazioni.
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