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Clair Obscur: Expedition 33 – Basta mezz'ora per innamorarsi

Giocatelo! Potremmo concludere qui questo pezzo, che non vuole essere una recensione, ma una lettera d'amore e un'analisi appassionata di quello che è già uno dei migliori giochi del 2025. E che ha conquistato il nostro cuore. Clair Obscur: Expedition 33 è stato il classico fulmine a ciel sereno del mondo videoludico, quella perla inaspettata che ogni tanto emerge e coglie tutti di sorpresa.



Apprezzato dalla critica e amato dai giocatori, attualmente il gioco di Sandfall Interactive è primo in classifica su Metacritic per i giochi rilasciati nel 2025, con un Metascore di 92 e un User Score di 97. Sandfall Interactive è uno studio francese nato nel 2020 da ex dipendenti Ubisoft, e Clair Obscur: Expedition 33 è il loro brillante titolo di debutto.



Questo articolo si dividerà fondamentalmente in tre parti: la prima in cui parleremo genericamente del gioco e delle sue tematiche, ben chiare dall'incipit narrativo e dal prologo. Nella seconda parte parleremo del gameplay di Clair Obscur: Expedition 33; infine nella terza e ultima parte analizzeremo tutta la trama del gioco, di conseguenza saranno presenti pesanti spoiler.



Partiamo da una considerazione: si tratta di un JRPG a turni che ha osservato i grandi nomi del settore (Atlus tra tutti) e, con audace “semplicità”, ha ridefinito gli standard, come a dire: “I JRPG si fanno così”. Con buona pace di Persona 5 e Metaphor: ReFantazio, il titolo di Sandfall Interactive si colloca su un altro livello. Si libera dagli stilemi e dai cliché dei JRPG a turni, ne rinfresca e rinnova la formula, affiancandovi una narrazione profonda, personaggi coinvolgenti e una storia il cui incipit rivela subito un focus su temi incredibilmente complessi, da narrare con efficacia e la dovuta delicatezza.



L'incipit narrativo di Clair Obscur: Expedition 33 è intrigante, potente e allo stesso tempo misterioso. “Una volta all'anno, la Pittrice si risveglia e inizia a dipingere sul suo Monolito. Dipinge il numero maledetto. E tutti coloro che hanno quell'età si tramutano in fumo e svaniscono. Anno dopo anno il numero cambia, e altre persone vengono cancellate. Domani la Pittrice si sveglierà e dipingerà il numero “33”. E domani noi partiremo per la missione finale: distruggere la Pittrice, in modo che non possa più dipingere la morte. Noi siamo la Spedizione 33.”



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Questa premessa ci fa già capire che la perdita, il dolore e la sofferenza saranno centrali nella storia che verrà narrata. Raccontare la morte senza risultare banali, narrare la sofferenza senza scadere nei cliché, dipingere personaggi profondi che accettano il loro destino sapendo già quando e come moriranno, è qualcosa di estremamente difficile. Affrontare un tema come la morte, spesso demonizzato nella nostra vita quotidiana, è già di per sé un compito arduo. Poche sono le opere che sono riuscite in questo intento, ancora meno i giochi.



Clair Obscur: Expedition 33 riesce a raccontare la morte con delicatezza, rispetto e sensibilità già nella prima mezz'ora, facendo emozionare il giocatore, facendolo empatizzare con personaggi che ancora non conosce. Il prologo mette in mostra in maniera chiara ed impattante la realtà quotidiana degli abitanti di Lumière, costretti a fare prematuramente i conti con la morte, a considerare le loro scelte in relazione a quanti anni sanno di poter vivere. È una realtà cruda, tragica, che prende forma davanti agli occhi del giocatore tramite i dialoghi dei personaggi, le microstorie e le situazioni che si incontrano procedendo con il prologo. E poi arriva.



Arriva l'impatto devastante del Gommage, che colpisce tutti, che colpisce il protagonista. Un evento che svela la crudeltà del mondo di Clair Obscur: Expedition 33, mostrando come la morte – pur anticipata, pur conosciuta nella sua tempistica – e la perdita di una persona cara restino sempre eventi tragici che sconvolgono l'esistenza. Mostra come anche i più preparati, i più coraggiosi, alla fine provino paura. La paura e la consapevolezza di lasciare il noto per l'ignoto, di lasciare le persone amate per sempre.



Il titolo stesso del gioco, Clair Obscur, termine francese che designa la tecnica pittorica del chiaroscuro, non è una semplice allusione artistica, bensì una metafora fondante per l'intera struttura narrativa e tematica. Il titolo stesso enfatizza l'interazione dinamica tra luce (speranza, bellezza, vita) e ombra (disperazione, morte, la maledizione della Pittrice).



Anche la denominazione “Expedition 33” ha una forte valenza narrativa: suggerisce immediatamente che questa Spedizione non è la prima. Ci parla di tentativi passati, di missioni fallite, senza però che queste abbiano portato a termine il loro compito. Questo inquadra l'impresa del giocatore come un tentativo quasi disperato, nello sforzo di spezzare un ciclo di morte “innaturale” governato da un'entità le cui motivazioni non sono note.



L'Arte del Combattimento – gameplay dinamico e profondità strategica in Expedition 33



La scelta di ancorare Clair Obscur: Expedition 33 a un sistema di combattimento a turni, in un panorama videoludico contemporaneo spesso dominato dall'azione in tempo reale più frenetica, potrebbe inizialmente aver fatto storcere il naso a più di un giocatore, specialmente tra le nuove leve meno avvezze a questa impostazione. È innegabile che la dicitura “a turni” porti con sé, per alcuni, l'eco di meccaniche percepite come datate o poco attrattive. Tuttavia, è proprio qui che Sandfall Interactive compie il suo primo, piccolo miracolo: non solo ha abbracciato questa filosofia, ma l'ha scardinata dall'interno, svecchiandola con una tale intelligenza e cura da trasformarla in uno dei punti di forza più acclamati del titolo. Expedition 33 dimostra che “a turni” non significa “statico”, ma può essere sinonimo di profonda riflessione tattica, tempismo millimetrico e un coinvolgimento costante che ha saputo conquistare tanto i veterani del genere quanto i neofiti incuriositi. Se la narrazione del gioco è la sua anima toccante, il sistema di combattimento ne è il cuore pulsante, un meccanismo finemente cesellato che riesce nell'impresa di rinvigorire la classica formula, iniettandovi una dose massiccia di dinamismo e interazione diretta, pur conservando una notevole profondità strategica che farà la gioia degli amanti della pianificazione.



Il flusso della battaglia: turni reattivi e padroneggiamento del ritmo



Il sistema di combattimento di Expedition 33 si basa su una timeline che determina l'ordine d'azione, ma è l'interattività in tempo reale a rappresentare la sua prima, grande innovazione. Anziché subire passivamente i colpi nemici, il giocatore è costantemente ingaggiato:



  • Difesa Attiva e Reattiva: Ogni attacco avversario può, e spesso deve, essere affrontato con una manovra specifica. La schivata permette di annullare il danno con una finestra temporale più permissiva. La parata, invece, richiede un tempismo perfetto: un successo non solo nega l'attacco, ma può generare preziosi AP (Action Points) – la linfa vitale per le abilità più potenti – e aprire la strada a devastanti contrattacchi che possono invertire le sorti di uno scontro. Alcuni attacchi ad area o proiettili richiederanno persino dei salti precisi. Questa enfasi sulla difesa attiva trasforma ogni turno nemico in un mini-gioco di abilità e osservazione, premiando la concentrazione e la padronanza del sistema. La gestione oculata degli AP, spesso guadagnati proprio grazie a queste parate perfette, diventa una risorsa tattica cruciale.
  • Mira Libera e Interazione Ambientale: Alcune abilità offensive permettono di utilizzare un sistema di Mira Libera (Free Aim). Non si tratta solo di scegliere un bersaglio, ma di puntare a specifiche debolezze nemiche (come nuclei esposti o arti corazzati in modo differente) per infliggere danni maggiorati, applicare status debilitanti o addirittura interrompere la preparazione di mosse particolarmente pericolose.
  • Quick Time Events (QTE) e First Strike: L'esecuzione di determinate abilità speciali può essere potenziata completando con successo dei brevi QTE, legando l'efficacia in combattimento anche all'abilità manuale del giocatore. Inoltre, l'approccio strategico è incoraggiato fin dalla mappa del mondo: colpire un nemico ignaro per attivare un First Strike garantisce al party un vantaggio iniziale significativo, spesso cruciale contro gruppi numerosi o particolarmente ostici.

La Spedizione 33: un mosaico di sinergie



La vera profondità del sistema di combattimento emerge dalla gestione e personalizzazione del party. Più che concentrarsi su eroi con set di abilità iper-specifiche e immutabili, Expedition 33 fornisce a ogni membro della spedizione un solido impianto di base e ampi margini di personalizzazione tramite alberi di abilità e l'assegnazione di attributi. Questo permette di plasmare i personaggi in ruoli flessibili ma distinti: dal tank in grado di assorbire e deviare l'attenzione nemica, all'artigliere specializzato in danni a distanza e nel colpire punti deboli, dal guaritore/supporto che potenzia gli alleati e debilita i nemici, allo specialista del danno magico ad area o del controllo degli status.



La genialità del design risiede nell'incoraggiare la sperimentazione di sinergie tra questi ruoli. Non si tratta solo di avere un party bilanciato, ma di scoprire come le abilità di un personaggio possano preparare il terreno per quelle di un altro, creando vere e proprie catene di azioni (combo) devastanti. Un personaggio potrebbe applicare una vulnerabilità elementale o un debuff difensivo, un altro potrebbe raggruppare i nemici o stordirli, e un terzo potrebbe scatenare un attacco potenziato che sfrutta appieno le condizioni create dai compagni. Il gioco spinge costantemente a pensare al party come a un'unica entità coesa, dove il successo dipende dalla corretta orchestrazione delle capacità individuali.



L'arsenale della spedizione: armi e equipaggiamento strategico



Accanto alla personalizzazione delle abilità e dei ruoli, un altro elemento cardine per forgiare la potenza della Spedizione 33 è, naturalmente, l'arsenale a sua disposizione. Ogni membro del party tende a specializzarsi in determinate tipologie di armi, che ne definiscono ulteriormente lo stile di combattimento. La scelta dell'arma giusta va ben oltre il semplice incremento numerico dell'attacco:



  • Varietà e specificità: Si spazia da pesanti armi da mischia capaci di infliggere danni ingenti a costo di una minore velocità, a strumenti di precisione per colpire dalla distanza, fino a catalizzatori arcani che amplificano le capacità magiche. Ogni arma non solo possiede statistiche di base (potenza, velocità, probabilità di critico, ecc.), ma può presentare attributi unici.
  • Progressione ed effetti speciali: Le armi si ottengono come ricompense per imprese eroiche, create attraverso un sistema di crafting che richiede materiali rari raccolti nel mondo, o acquistate da mercanti specializzati. Molte di esse possono vantare effetti elementali intrinseci (fuoco, gelo, fulmine), bonus a particolari tipi di abilità, o persino slot vuoti che permettono di incastonare materiali speciali per potenziarle ulteriormente o aggiungere nuove proprietà.
  • Impatto sulla build: La scelta dell'arma diventa quindi un tassello fondamentale del puzzle strategico. Un'arma che aumenta i danni contro nemici afflitti da status alterati si sposerà perfettamente con un personaggio specializzato nell'applicare debuff. Un'altra che riduce il costo in AP di certe abilità potrebbe essere ideale per un ruolo che necessita di scatenare frequentemente tecniche dispendiose. Questa interconnessione tra equipaggiamento, abilità del personaggio e sinergie di squadra aggiunge un ulteriore, profondo strato alla personalizzazione.

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Picto e Lumina: l'arte alchemica della personalizzazione estrema



Se la personalizzazione dei ruoli e la scelta dell'arma sono la tela e i primi colori, i sistemi Picto e Lumina sono i dettagli finissimi e le velature che permettono di dipingere strategie uniche e capolavori di efficienza bellica. Questo è forse l'elemento più distintivo e ingegnoso del sistema di progressione:



  • Picto – catalizzatori di potere: I Picto sono artefatti speciali, recuperati attraverso l'esplorazione, il completamento di imprese o sconfiggendo guardiani formidabili. Ogni personaggio può equipaggiarne fino a tre, e ciascun Picto non solo fornisce bonus diretti alle statistiche, ma soprattutto conferisce un'abilità passiva unica e potente. Ad esempio, il “Picto della Determinazione Silente” potrebbe incrementare la resistenza agli status alterati e concedere una rigenerazione graduale dei Punti Vita quando la salute è critica. Oppure, il “Picto del Flusso Cinetic” potrebbe ridurre il tempo di attesa tra un turno e l'altro dopo aver eseguito un'azione particolarmente costosa.
  • Lumina – l'essenza della maestria: La vera magia avviene con i Lumina. Dopo aver combattuto per un certo periodo con un Picto equipaggiato, il personaggio ne “maestrizza” l'essenza, e la sua abilità passiva unica può essere estratta e trasformata in un Lumina. Questi Lumina possono quindi essere equipaggiati da qualsiasi personaggio del party, indipendentemente da chi abbia originariamente sbloccato quel potere. Ogni personaggio possiede un ammontare limitato di “Punti Lumina” (che aumenta con i livelli e oggetti speciali), e ogni Lumina ha un costo specifico per essere attivato. Questo crea un meta-gioco profondo e avvincente: quali abilità passive duplicare? Come distribuirle tra i membri del party per massimizzare l'efficacia o coprire le debolezze? Si potrebbe, ad esempio, prendere la passiva “Assorbimento Elementale” da un Picto difensivo e applicarla a tutti i membri del party per affrontare un boss che abusa di un particolare elemento, o concentrare su un singolo personaggio più Lumina offensivi per creare un vero e proprio ariete da sfondamento.

Un ecosistema di gameplay profondo, dinamico e gratificante



L'interazione tra i turni ad alta reattività, la necessità di padroneggiare la difesa attiva, la profonda personalizzazione dei ruoli del party attraverso abilità e armi, e l'ingegnoso sistema Picto/Lumina, il tutto condito da meccaniche come status alterati significativi e la possibilità di “spezzare” la guardia nemica per stordirli, crea un ecosistema di gameplay che è costantemente stimolante e mai banale.



Tuttavia, è innegabile che, nonostante la profondità e l'innovazione qui descritte, al momento del suo rilascio, la scelta di Clair Obscur: Expedition 33 di rimanere ancorato a una struttura a turni abbia acceso un vivace dibattito e attirato critiche da una significativa fetta di pubblico. Molti giocatori, forse abituati a esperienze action più immediate o semplicemente prevenuti verso una formula da alcuni considerata stantia, hanno espresso perplessità, se non aperta disapprovazione. Sorprendentemente, questo brusio di fondo si è talvolta levato anche tra gli stessi appassionati di lunga data dei JRPG a turni, forse inizialmente spiazzati dalla commistione di elementi action o timorosi che l'essenza strategica potesse annacquarsi. Le discussioni online e le prime reazioni di una parte della stampa riflettevano questa iniziale polarizzazione.



Eppure, è stata proprio la qualità intrinseca del sistema forgiato da Sandfall Interactive – la sua palpabile reattività, la ricchezza strategica offerta dalla trinità di armi, Picto e Lumina, e l'effettivo, tangibile svecchiamento della formula tradizionale – a emergere con prepotenza, settimana dopo settimana. Col passare delle ore di gioco, con la diffusione delle analisi più approfondite e con il passaparola di chi si lasciava conquistare dalle sue meccaniche raffinate, molte di quelle critiche iniziali hanno iniziato ad attenuarsi. Si è fatta strada la consapevolezza di trovarsi di fronte a qualcosa di speciale: un sistema che non rinnegava la sua natura “a turni”, ma la esaltava, arricchendola di una dinamicità e di un coinvolgimento attivo raramente visti prima con tale coesione.



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Alla fine, Clair Obscur: Expedition 33 non solo è riuscito a convincere una vasta porzione di scettici, ma ha anche riaffermato con forza come un sistema a turni, se trattato con la cura, l'innovazione e la passione dimostrate da Sandfall Interactive, possa ancora oggi offrire esperienze di gioco tra le più profonde, gratificanti e, paradossalmente, moderne. E in questo, Sandfall Interactive, uno studio relativamente giovane e con Expedition 33 al suo titolo di debutto, è riuscita con sorprendente maestria laddove giganti del settore, con decenni di esperienza e risorse ben maggiori, hanno incontrato notevoli difficoltà, se non veri e propri vicoli ciechi. Basti pensare a un colosso come Square Enix e alla sua iconica saga di Final Fantasy: per anni abbiamo assistito ai suoi tentativi, spesso coraggiosi ma con risultati altalenanti, di evolvere la formula a turni classica per non perdere il contatto con le nuove generazioni, fino alla decisione, per molti dei suoi capitoli più recenti, di virare decisamente verso un gameplay marcatamente action. Clair Obscur: Expedition 33, al contrario, ha dimostrato che non era necessario abbandonare il cuore strategico dei turni, ma che era possibile rivitalizzarlo dall'interno, con intelligenza e rispetto per l'intelligenza del giocatore. È diventato un esempio lampante di come si possa rispettare una tradizione rinnovandola dalle fondamenta, conquistando un posto d'onore nel cuore di chi cerca un gameplay che stimoli tanto l'intelletto quanto i riflessi, e dimostrando che l'etichetta “a turni” può ancora essere sinonimo di grandezza e successo acclamato.



E la prossima Spedizione?



Clair Obscur: Expedition 33 si impone fin dalle prime ore come un'opera di straordinaria caratura e personalità, un titolo capace di afferrare il giocatore con la sua atmosfera unica e di non lasciarlo più andare. L'originale fusione tra l'eleganza decadente di un'ambientazione ispirata alla Belle Époque e le cupe, quasi opprimenti, atmosfere di un dark fantasy esistenziale, crea uno sfondo indimenticabile per una premessa narrativa tanto semplice nella sua brutalità quanto potente nelle sue implicazioni: una lotta disperata e ciclica contro un destino che sembra ineluttabile. La costante minaccia del Gommage e il peso delle trentadue spedizioni fallite in precedenza infondono un senso di urgenza e una palpabile malinconia che pervadono ogni istante dell'esplorazione e ogni dialogo.



Ma è forse nel suo approccio al gameplay che Expedition 33 gioca la sua carta più audace e vincente. In un panorama videoludico che spesso guarda con sospetto alle meccaniche a turni, considerandole da alcuni superate o poco attrattive per le nuove generazioni, Sandfall Interactive ha compiuto un piccolo miracolo. Invece di rifugiarsi in formule action più immediate, ha abbracciato la sfida di svecchiare e rivitalizzare il combattimento a turni, riuscendo laddove nomi ben più blasonati hanno incontrato difficoltà. Il risultato è un sistema di combattimento che è tutto tranne che statico: è reattivo, dinamico, quasi un balletto tattico dove la prontezza di riflessi nella difesa attiva – con schivate, parate a tempo e contrattacchi – si fonde con una profonda e gratificante pianificazione strategica. La gestione del party, la personalizzazione dei personaggi attraverso abilità, armi e gli ingegnosi sistemi dei Picto e dei Lumina, offrono una libertà e una profondità che invitano alla sperimentazione continua. Ogni scontro diventa un enigma da risolvere, ogni vittoria una soddisfazione guadagnata con intelligenza, abilità e una perfetta comprensione delle sinergie di squadra. Il gioco ha così saputo zittire gran parte dello scetticismo iniziale, dimostrando che una formula “classica”, se trattata con coraggio, innovazione e una chiara visione di design, può ancora offrire esperienze tra le più coinvolgenti e moderne.



Se siete dunque alla ricerca di un'esperienza che sappia coniugare una direzione artistica mozzafiato, un gameplay che è al contempo profondo, stimolante e rispettoso dell'intelligenza del giocatore, e una narrazione che promette (come suggerisce il suo stesso titolo, “Clair Obscur”) misteri, dualità avvincenti e un impatto emotivo non indifferente, allora Clair Obscur: Expedition 33 merita senza riserve il vostro tempo e la vostra attenzione. Ciò che abbiamo esplorato finora – l'incipit narrativo, l'atmosfera e le brillanti meccaniche ludiche – è solo la magnifica superficie di un mondo che cela segreti e tragedie ben più profondi.



ATTENZIONE: PERICOLO SPOILER! ⚠ Nella prossima pagina, l'articolo si addentrerà nel cuore pulsante di Clair Obscur: Expedition 33, svelandone la trama, i personaggi e i colpi di scena più segreti. Se preferite scoprire questi misteri da soli, vi invitiamo a interrompere qui la lettura. Proseguendo, sarete accompagnati in un viaggio attraverso rivelazioni che potrebbero ridefinire la vostra esperienza di gioco.

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26 maggio alle 09:40

 

Clair Obscur: Expedition 33 è davvero una di quelle sorprese che ti ricordano perché ami i videogiochi. Non solo per la bellezza visiva o la colonna sonora incredibile (che meriterebbe un thread a parte), ma soprattutto per come riesce a raccontare la morte e la speranza con una delicatezza rara.

Il sistema di combattimento, poi... non mi aspettavo che un JRPG a turni potesse sembrare così fresco. Pensavo di aver "visto tutto", e invece Sandfall Interactive ha tirato fuori dal cilindro una formula che riesce a essere familiare ma anche nuova. Difesa attiva, QTE, mira libera… roba che nei turni di solito non si vede così bene integrata. E non è solo "gimmick": tutto è pensato, tutto ha un peso strategico reale.

Personalmente, mi ha colpito molto anche la gestione narrativa dei temi forti. Il concetto del numero maledetto e della Pittrice è una metafora potente, ma anche un motore narrativo perfetto. E quella sensazione di inevitabilità che permea ogni dialogo, ogni scelta dei personaggi, mi ha strappato più di una stretta allo stomaco.

Raramente mi trovo così preso da un cast sin dalle prime ore. In genere nei JRPG i personaggi impiegano decine di ore a diventare "memorabili". Qui invece mi è bastato un prologo per sentirmi dentro la loro missione.

Spero solo che il successo spinga altri studi (anche più grossi!) a osare di più con i turni. Perché Expedition 33 dimostra che il problema non è il genere, ma il modo in cui lo tratti.

Insomma… come hai detto tu all’inizio: giocatelo. Veramente.