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Zombie Cure Lab – Recensione

Zombie Cure Lab è un titolo gestionale incentrato su un'idea tanto curiosa quanto atipica: invece di sterminare orde di non morti, il nostro compito è quello di “curarli”. Sviluppato da Thera Bytes, uno studio indipendente tedesco, il gioco si presenta come un mix di city builder e survival, con meccaniche di ricerca scientifica e una dose di umorismo dark. Zombie Cure Lab promette un'esperienza originale e differente dal solito, in grado di catturare l'attenzione di chi è appassionato di gestionali e di chi cerca una ventata di freschezza nel panorama degli strategici.



Una premessa narrativa bizzarra



La premessa narrativa è semplice e ironica: l'umanità è stata decimata da un'epidemia di zombi, ma invece di arrenderci, la scienza ha trovato un modo per trasformare i morti viventi in umani parzialmente guariti, i cosiddetti “humbies”. Noi siamo i supervisori di un laboratorio sperduto nella natura selvaggia, con l'obiettivo di gestire risorse, costruire strutture e curare questi sfortunati infetti, trasformandoli in alleati produttivi per la nostra comunità.



La trama non si sviluppa molto oltre questa premessa: non ci sono colpi di scena o personaggi memorabili, e il tutto rimane un semplice contorno per dare un minimo di senso alle nostre attività. In un gestionale come questo, l'assenza di una vera narrazione non è necessariamente un difetto, ma sarebbe stato interessante vedere qualche spunto in più per creare legami emotivi o offrire un contesto più coinvolgente.



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Gameplay: cure e costruzioni, ma con qualche inciampo



Il cuore di Zombie Cure Lab è la costruzione del laboratorio e la gestione delle risorse. Iniziamo con una piccola base e poche risorse, ma presto dobbiamo espanderci per sopravvivere e prosperare. Le meccaniche sono quelle tipiche di un city builder: raccogliere materiali, costruire stanze e impianti, gestire la produzione e soprattutto i nostri lavoratori. L'elemento di ricerca è centrale: dobbiamo sbloccare nuove tecnologie per migliorare l'efficienza, curare gli zombi e ampliare la nostra struttura.



La novità è rappresentata dai “humby”, ex-zombi che abbiamo parzialmente guarito. Possono lavorare insieme agli umani, ma richiedono cure costanti e possono trasformarsi di nuovo in zombi se trascurati. Questa dinamica offre un twist interessante, perché introduce un delicato equilibrio tra rischio e ricompensa. Decidere come, quando e dove impiegare i nostri humby è la chiave per la sopravvivenza del laboratorio.



Sfortunatamente, il gameplay non riesce a mantenere alto il ritmo a lungo. Il ciclo di gioco, per quanto promettente sulla carta, diventa presto ripetitivo: le fasi di raccolta e costruzione si ripetono in maniera quasi identica e la varietà di edifici e opzioni non è sufficiente a rendere sempre stimolante l'avanzamento. Anche la gestione delle difese contro gli attacchi notturni degli zombi tende a essere poco incisiva, mancando di quella tensione che ci si aspetterebbe in un survival.



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Tutorial e localizzazione: un inizio zoppicante



Il gioco propone un tutorial che, pur coprendo le basi, lascia spesso la sensazione di non essere completamente chiaro. Alcune informazioni vengono date in modo un po' frammentario e capita di sentirsi spaesati su come procedere in determinate fasi. Tuttavia, non si tratta di un tutorial disastroso o che rovina l'esperienza: con un po' di pazienza, la curva di apprendimento si supera, anche se si sarebbe potuto fare meglio per rendere i primi passi più fluidi e accessibili.



A complicare le cose, soprattutto per chi non ha familiarità con l'inglese, c'è la mancanza della lingua italiana. Zombie Cure Lab infatti non offre un'opzione per la traduzione in italiano, e questo rende più impegnativo seguire le spiegazioni e capire a fondo le numerose sfumature delle meccaniche. Una scelta che, per un gestionale che basa tutto sulla gestione oculata e sulle informazioni chiare, può pesare non poco per chi non è abituato a giocare in altre lingue.



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Comparto tecnico: luci e ombre



Sul piano tecnico, Zombie Cure Lab si presenta in maniera discreta. Lo stile grafico è colorato e cartoon, con un design che strizza l'occhio a un pubblico più casual. Gli edifici sono ben caratterizzati e le animazioni, pur non sorprendendo, fanno il loro dovere. La colonna sonora è piacevole e leggera, anche se non particolarmente memorabile.



Dal punto di vista delle prestazioni, il gioco si comporta abbastanza bene, con caricamenti rapidi e un frame rate stabile. Tuttavia, durante le fasi più concitate, capita di notare qualche rallentamento o piccolo bug, specialmente quando la base inizia a crescere e le attività si moltiplicano. Niente di drammatico, ma sono dettagli che contribuiscono a dare l'idea di un prodotto ancora da rifinire.



Un Platino stancante



Per ottenere la coppa di Platino, come in tanti altri gestionali la cosa che dobbiamo mettere in conto è quella di spenderci moltissime ore, i trofei in questione sono 57, e richiederanno di avere un numero specifico di lavoratori, completare un numero esagerato di obiettivi e ricerche. Non proprio alla portata di tutti.




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21 giugno alle 17:10