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Fantacorti pt. 3

Ancora tanti fantacorti spagnoli, uno migliore dell'altro, per questa terza giornata. Ma le vere sorprese stavolta vengono dalla Turchia e dalla Francia. In un'interessante prima fase di sperimentazione, invece, l'italiano Birthday e il canadese In the Dark, Dark Woods. Cominciamo da questi ultimi.



Birthday si mostra immediatamente molto interessante: regia, il setting in un ospizio un po' creepy e la scelta della lingua inglese sottotitolata confermano l'intelligenza fresca e creativa di Andrea (cognome azzeccatissimo fra i titoli di coda) Viavattene. Un horror forse non perfetto, ma Birthday ha certamente un carattere già definito. La storia è un po' fumosa, ma – considerata la base – non è difficile pensarla più consistente.



Per il canadese In the Dark, Dark Woods la questione della storia più imprecisa della tecnica si ripete. Qui però il legame fra le due dimensioni è più complesso. Il corto si presenta come una favola raccontata solo da una voce narrante. Con una tale tecnica riesce a rendere un'atmosfera fiabesca in chiave moderna, ma rimane il timore che l'artificio dell'impalpabilità della trama non riesca a condensarsi.



Il “peggiore” degli spagnoli, in questa giornata è forse Fe, un corto fra la commedia e l'horror d'esorcismo che però non convince di alcuna delle due intenzioni. La storia comincia con una buona apertura narrativa, ma si conclude con quella più banale. Ciononostante la regia rimane buona e il corto tutto sommato godibile.



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Cuerno de Hueso è, invece, più deciso nella sua scelta stilistica e narrativa. Il demone di una favola antica che suona un corno d'osso, un ragazzo, una ragazza con le fattezze di Kurt Cobain, il bullo e le vittime, la palude e una caverna e lo scenario è fatto. Forse un po' banale, ma molto ben realizzato.



Un po' più tradizionale nello stile è Einstein-Rosen, un corto che in 9 minuti sfrutta il potenziale delle teorie sui buchi neri per realizzare una commedia colta su due fratelli un po' nerd e decisamente simpatici, da piccoli e poi da adulti, legati solo dalla scienza.



Intenso è fuor di dubbio Amo. Uno scienziato che crea robot-donne destinate all'uso domestico (sì, forse in ingenuo contrasto con i contemporanei avvertimenti femministi) ha fatto un prototipo di bambina, forse il primo, che è ormai il suo robot-personale e – come vuole questa tradizione fantascientifica – quasi una figlia. Ma se questa s'innamora, intendo passionalmente del Dottore? Nonostante la storia cavalchi fin troppo tutti i cliché e sia in generale, come già detto, un po' troppo ingenua, il corto funziona, forse soprattutto grazie alla regia e alle prove attoriali dei due protagonisti.



Veniamo adesso ai migliori di questa parte terza dei fantacorti e cominciamo con Il giorno in cui mia madre è diventata un mostro. Questo corto non è solo accorto rispetto al parallelismo fra una madre addolorata dall'abbandono del marito e la contemporanea perdita delle sue qualità umane (e materne), l'estetica è accattivante e la bambina protagonista della scena riesce praticamente a tenere tutta l'intensità che questo corto francese richiede.



La scoperta, però, è stata 2By2. A partire delle influenze di Chaplin e, narrativamente, dalla parabola dell'arca di Noé due uomini speculari rispetto al filo spinato che divide Turchia e Armenia vogliono salvarsi dall'apocalisse, ma possono farlo solo…dimostrando di amarsi. Perché? Equivoci ed elementi di una sempreverde comicità muta conferisco a 2By2 la qualità complessiva di un'elevata cultura cinematografica.



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25 novembre 2017 alle 15:10