Symmetry - recensione
Di giochi come Symmetry, negli ultimi anni, ne abbiamo visti un bel po'. Da Don't Starve a The Flame in the Flood, i titoli che non ci hanno chiesto altro se non sopravvivere, il più a lungo possibile o nel tentativo di raggiungere un particolare obiettivo, si sono succeduti con cadenza quasi regolare, stuzzicando i palati dei giocatori più smaliziati, a caccia di qualcosa di particolarmente impegnativo e complesso.
Il minimo comun denominatore di questo genere di esperienze, difatti, consiste proprio nel livello di difficoltà settato verso alto, caratteristica che rende ogni partita elettrizzante, quando non carica di tensione, appassionante, quando non semplicemente terrificante. I survival, diciamolo chiaro e tondo, sono materiale per stomaci forti, per chi non subisce, solitamente, un viscerale attaccamento con il proprio avatar. La creatura di Sleepless Clinic, sulla carta, segue alla lettera il canovaccio, riproponendo pedissequamente tutto ciò che ci si aspetterebbe da un titolo che intende catapultare l'utente in una situazione disperata, da cui è quasi impossibile districarsi.
Symmetry, questa la sua più grande colpa come vedremo in seguito, da un certo punto di vista fa addirittura di più, dal momento che il comparto artistico crea immense aspettative. L'art design, minimale e stilizzato, sprizza carattere da tutti i pori e disegna personaggi ben caratterizzati, oltre ad un'ambientazione suggestiva. La cut-scene che introduce l'avventura, dal canto suo, lascia presagire un intreccio degno di questo nome,raccontandoci brevemente di una missione andata storta, tratteggiando un arco narrativo che ha un fine, uno scopo, un mistero da sciogliere.
