Radiant One - recensione
Veicolare un messaggio. Si può giocare a Radiant One e vederne soltanto il basilare aspetto ludico. Oppure si può guardare alla mezz'ora di gioco - sì, è così corto, ma d'altronde costa appena 3,49 euro - come un esempio delle grandi potenzialità del videogioco come mezzo per trasmettere un concetto, un'idea. Il tutto condito in modo semplice, senza contorti meccanismi né aforismi di difficile comprensione.
L'opera di Fntastic è senza dubbio di grande impatto. Un'avventura punta e clicca di breve durata e molto facile da portare a termine, ma che non può che lasciare un segno, come un cortometraggio: toccante e riflessivo. Il protagonista Daniel è un uomo come tanti. Vive travolto dalla routine quotidiana, fatta di lavoro e di abitudini. E decide così di viaggiare all'interno dei sogni lucidi; di immaginare mondi dove vola tra gli uccelli, dov'è libero di respirare un'aria che nella vita di ogni giorno semplicemente gli manca. Dove insomma può vivere libero. Finché inizia a perdere il controllo: nei suoi sogni viene inseguito da demoni di cui non riesce a capire la provenienza. La differenza tra realtà e sogno si fa sempre più difficile da distinguere.
Un incipit narrativo che porterà a un esito forse scontato - l'idea dei fantasmi del passato, dopo tutto, è stata largamente espressa nei media. La formula del videogioco, però, offre a Radiant One la grande possibilità di coniugare immagine, suono e interazione. Con un risultato immediato: l'emotività del gioco e il messaggio che vuole lanciare non sarebbero stati altrettanto validi se fosse stata una storia scritta su un libro o un semplice filmato pubblicato su YouTube.
