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Videogiochi e minoranze: c'è ancora molta strada da fare

Il New York Times ha intervistato sei studi di sviluppo indipendenti focalizzati su giochi che includono le minoranze ed i loro aneddoti sono stati sia illuminanti che deprimenti. Gli sviluppatori presenti nella storia del Times, intitolata "Paura, ansia e speranza: cosa significa essere una minoranza nei giochi", stanno usando i loro titoli per cercare di creare un cambiamento per i giocatori. Ma non sono immuni da quella mancanza di supporto e visibilità.



Davionne Gooden ad esempio, ha iniziato a creare giochi dopo aver ricevuto in regalo un portatile. Il suo ultimo titolo vede come protagonista una donna di colore, in coma, che cerca di sconfiggere le proprie paure. "Sono un ottimista", ha detto Gooden. "Spero che le cose alla fine saranno migliori nel loro insieme". Allo stesso modo, Mitu Khandakar, professore presso il NYU Games Center, ha detto al Times: "Se sei un giovane di colore che gioca, non ti vedi davvero rappresentato. Quel tipo di gioco instilla in te il senso che forse non si appartiene davvero alla comunità".



Il sentimento di non appartenenza certamente si applica a Dietrich Squinkifer, o Squinky, che ha affermato di aver finito di lavorare presso lo sviluppatore di The Walking Dead, Telltale Games dopo essere stato tacciato su questioni di razza, sesso e genere venendo etichettato come un "piantagrane".



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17 ottobre 2019 alle 16:30