La silenziosa e straripante forza dei videogiochi - editoriale
Al giorno d'oggi, le occasioni in cui il medium dei videogiochi riesce a sgomitare con estrema fatica per raggiungere la stampa generalista si possono contare sulle dita di una mano. Ma non solo: anche quando finalmente si verifica la convergenza astrale necessaria per far parlare del videogame, spesso e volentieri lo si deve a casi di cronaca, sparatorie, episodi di dipendenza e case study sul gioco d'azzardo.
Un senatore punta il dito contro le pericolose macchine plagianti, qualche giornalista presenta il pezzo del decennio paragonando i mondi virtuali al lavoro di satana, nei casi più estremi vanno in onda nella fascia prime-time servizi televisivi di dubbia fattura, pensati per fornire ai genitori uno scrupoloso know-how riguardo la gestione del 'problema' dei propri figli.
Siamo al tramonto del 2019, eppure lo stigma sociale è ancora più forte che mai, secondo una tradizione tipicamente italiana. Una tradizione che, infine, è riuscita ad attrarre nella sua tela persino la stampa di settore, ormai impegnata a prendere le difese del medium denigrando le scarse competenze del non-esperto di turno piuttosto che divulgando l'incalcolabile potere benefico di quella che è una vera e propria corrente culturale.
