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Qual è il segreto dietro un'ambientazione open-world di successo?

Di videogiochi open-world, nel corso degli ultimi mesi, si è fatto un gran vociare. Ciò è accaduto principalmente in ragione del lancio di due particolari titoli che hanno messo in scena mondi aperti estremamente diversi tra loro: l'Interregno fantasy protagonista di Elden Ring e gli Stati Uniti post-apocalittici al centro di Horizon Forbidden West.



Se da una parte Guerrilla Games ha assegnato ai fondali dell'avventura di Aloy un ruolo scenografico ancorato a una deriva più tradizionale, che mescola scorci mozzafiato con inaspettati dungeon celati sotto la crosta terrestre, FromSoftware ha tradotto la sua celebre formula criptica nei confini di un mondo costruito artigianalmente, trasformando l'esplorazione stessa nella stella assoluta al centro della produzione.



Di interpretazioni della formula open-world, invero, ne esistono a dozzine e nel corso degli ultimi decenni si sono espanse a macchia d'olio a ciascun livello del mercato dei videogiochi. Sono sempre di più i brand che abbandonano la propria classica identità per abbracciare l'architettura del mondo sconfinato e realizzato senza soluzione di continuità, da Zelda fino ad Halo, da Metal Gear Solid fino a Final Fantasy. Se ci pensate, persino gli FPS hanno abbandonato parte delle proprie radici per inseguire, tramite il “battle royale”, l'ispirazione del vasto livello aperto.



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1 maggio 2022 alle 10:30