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Swordbreaker: Origins – Recensione Speedrun

Avete mai letto un libro game? Quelle opere letterarie in cui potremo prendere noi le decisioni sulla trama e che, in base a paragrafi e capitolo dedicati, porta le scelte dei giocatori in direzioni differenti. Beh, Swordbreaker: Origins è la stessa cosa, solo in formato videogame e con un corpo forse maggiore, corroborato da oltre seicento immagini e illustrazioni. Sviluppato da DuCats Games, in questa recensione speedrun di Swordbreaker: Origins abbiamo quindi giocato, rigiocato e rigiocato ancora il titolo per un totale di oltre venti volte, scoprendo ogni volta piccoli dettagli differenti.



La storia di Swordbreaker: Origins



L'inizio del gioco è uguale per tutte le partite, dai primi scenari inizieremo poi a dar vita alla nostra storia. Siamo in un villaggio di campagna in epoca medioevale con il nostro Danny, protagonista delle vicende. Si tratta di un ragazzino più o meno adolescente, o forse meno, non è dato sapere. La prima decisione è se, quel giorno, marinare o no la scuola andando a scoprire i misteri della foresta lì vicino. Successivamente ci sarà in ogni caso un salto di 10 anni nel quale ci troveremo al cospetto di una chiamata alle armi da parte del Regno.



Sin da qui le strade possono prendere direzioni completamente differenti, unendosi all'esercito, scappando e andando a unirsi a dei banditi o altre possibilità. Da qui in poi, come in un ventaglio, le strade saranno sempre più divergenti e ci potranno portare a scoprire numerose altre sotto storie in tutti gli angoli del regno. Potremo ad esempio capitare in una fattoria infestata da uno strano ospite che uccide gli animali, o arrivare in un laboratorio scientifico super all'avanguardia. Potremo finire in un bar e conoscere personaggi che assomigliano moltissimo a Frodo e i suoi compagni, mentre nella foresta potremo anche incontrare degli ospiti extraterrestri tratti da famose serie mondiali.



Insomma, il gioco è una grande allegoria e un contenitore in cui gli ideatori hanno inserito un po' tutto del folklore e della produzione cinematografica mondiale in salsa parodistica. Questa scelta può essere biasimata o apprezzata, noi l'abbiamo trovata una piacevole nota di colore che stravolge e rimescola i soliti cliché. Esistono un totale di otto finali, e alcune situazioni di gioco vengono riportate sempre in certi punti predefiniti della trama, a fare da capisaldi fornendo anche in un certo senso un punto di riferimento.



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Grafica e gameplay di Swordbreaker: Origins



Come detto in apertura, il gioco è un'avventura testuale. Di fatto non esiste gameplay, se non la scelta mediante dei numeri da selezionare, che ogni sezione richiede. Ogni momento è supportato da un testo più o meno lungo (a volte anche troppo prolisso) e da una illustrazione. In totale ci sono oltre seicento immagini presenti, con altre ancora (circa una decina) dedicati ai vari finali.



Gli unici momenti di gameplay sono legati a dei mini giochi, ad esempio l'abbinamento di pezzi di pietre, la costruzione di fiori con mosaici, l'uscita da un labirinto o l'attraversamelo di stagni e corsi d'acqua. Nulla di particolarmente complesso, ma si tratta di piccoli momenti di stacco dalla lettura.



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Il Platino di Swordbreaker: Origins



Swordbreaker: Origins ha una corposa lista trofei, composta da ben 69 coppe, per ottenere le quali serviranno un cospicui numero di partite. Abbiamo di fronte a un listone di trofei diviso in 67 coppe di bronzo, una d'argento e un Platino scintillante. Per ottenere quest'ultimo serviranno un minimo di 20 partite che, se si cerca solo la prestazione verso il Platino, richiederanno circa 2 o 3 ore di tempo, forse anche meno. Altrimenti rischiereste di rimanere impantanati nei mille anfratti della trama.




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5 agosto 2023 alle 17:00