Iron Meat – Recensione
Iron Meat, sviluppato da Retroware, è un titolo run ‘n gun che richiama fortemente i classici degli anni '80 e '90, come Contra e Metal Slug, ma con una sua identità ben definita. In questo gioco, i giocatori si trovano a combattere contro “The Meat”, un'entità che ha contaminato il mondo, trasformando sia esseri umani che macchine in orribili creature mutanti. Se volete sapere com'è andato il nostro tuffo nel passato continuate a leggere la nostra recensione.
Sparare non è una trama?
La storia di Iron Meat non è complessa, ma è sufficiente per giustificare la follia che si scatena sullo schermo. Il mondo è stato devastato da “The Meat”, un parassita organico che ha infettato ogni cosa, trasformando persone e macchine in armi viventi. Il nostro compito è semplice: attraversare otto livelli pieni di caos, distruggere tutto ciò che ci si para davanti e arrivare al cuore dell'infestazione per eliminare la minaccia. La trama si rivela piuttosto fiacca e una banale scusa per giustificare la carneficina che stiamo per compiere, ma in fondo va bene così. Anche perché, onestamente, non ci saremmo di certo aspettati nulla di diverso da un titolo di questo genere.
Il gameplay di Iron Meat è infatti il punto forte del titolo. Fin dai primi istanti, ci si trova in mezzo all'azione, con ondate di nemici che ci attaccano da ogni direzione, mentre dobbiamo correre, saltare e sparare senza sosta. Il gioco si ispira chiaramente ai grandi classici, ma introduce alcune meccaniche moderne che rendono l'esperienza più fluida. I controlli sono reattivi e precisi, fondamentali per un titolo così frenetico. Il giocatore può portare due armi contemporaneamente, scegliendo tra vari potenziamenti che si raccolgono durante il livello. Tuttavia, nonostante la varietà di armi, il fucile di base resta spesso la scelta più efficace, il che riduce leggermente la profondità tattica del gameplay.
Il gioco funziona fluidamente, mantenendo un frame rate stabile anche nelle situazioni più caotiche. Tuttavia, abbiamo riscontrato che il DualSense non è propriamente adatto per un gioco run ‘n gun così veloce. Infatti l'utilizzo della levetta a spesse volte non sarà così precisa come vorremmo e non riusciremo a mirare per bene. Anche passare alle frecce direzionali come alternativa non è risultato il massimo, forse una mappatura diversa dei comandi sarebbe stata più indicata.

Nemici e boss, incubi di carne e acciaio
Un altro aspetto che distingue Iron Meat è la sua eccellente varietà di nemici e boss. Ogni livello introduce nuove sfide e creature mutate, ciascuna con i propri pattern di attacco e meccaniche uniche. Gli scontri con i boss sono particolarmente impegnativi, con creature giganti e multifase che riempiono lo schermo di proiettili e richiedono precisione e concentrazione per essere sconfitti. La difficoltà del gioco aumenta gradualmente, ma rimane equilibrata, offrendo una sfida costante anche se per alcuni potrebbe diventare frustrante.
L'estetica in pixel art degli avversari è curata nei minimi dettagli: mostri di carne e metallo, fusi insieme in abomini organici, popolano ogni livello. Questa scelta stilistica non solo rende il gioco visivamente accattivante, ma contribuisce anche a creare un senso di tensione e orrore, immergendo ulteriormente il giocatore nell'atmosfera distopica del gioco.
Pixel art e colonna sonora da brividi
Visivamente, Iron Meat colpisce per il suo stile in pixel art. Retroware ha scelto di abbracciare completamente l'estetica a 16-bit, con animazioni fluide e ambientazioni ricche di dettagli. Ogni livello ha un design unico, spaziando da fabbriche infestate a deserti post-apocalittici, e l'intero gioco è permeato da un'atmosfera cupa che bilancia perfettamente azione e orrore. Anche i nemici e i boss sono disegnati con grande cura, presentando movimenti fluidi e un design che li rende minacciosi e visivamente piacevoli.
La colonna sonora è altrettanto efficace: composta da brani energici, ricchi di chitarre elettriche e ritmi serrati, che accompagnano perfettamente l'azione frenetica. La musica contribuisce a mantenere alta l'adrenalina. Gli effetti sonori, come esplosioni e colpi di arma da fuoco, sono ben realizzati e contribuiscono a dare un feedback soddisfacente durante il combattimento.

Una breve ma intensa avventura
Uno dei principali difetti di Iron Meat è la sua breve durata. Con una campagna principale che può essere completata in circa 45 minuti, il gioco non offre molta longevità. Ci sono livelli di difficoltà superiori e la possibilità di affrontare il gioco in modalità cooperativa locale, ma una volta terminata la campagna, c'è poco che invogli i giocatori a tornare.
Un altro aspetto che potrebbe lasciare insoddisfatti alcuni giocatori è la varietà limitata delle armi. Sebbene i potenziamenti siano presenti, la maggior parte delle armi aggiuntive non riesce a distinguersi abbastanza dal fucile di base, rendendo meno interessante la progressione nell'arsenale. L'altro problema già citato è l'uso del DualSense che potrebbe risultare piuttosto scomodo e impreciso.
Trofeisticamente parlando: abilità e pazienza
Per ottenere il trofeo di Platino di Iron Meat dovremo fare sfoggio di tutta la nostra abilità “digitale” perché dovremo usare davvero per bene le nostre dita per superare i paletti che certi trofei ci mettono. Potete leggere l'elenco delle coppe da ottenere nel nostro elenco trofei e noterete che alcune di esse richiedono imprese straordinarie. Come ad esempio di sconfiggere i tre Bulbi di carne senza mai essere colpiti o terminare la Torre senza morire mai. Se siete pronti a mostrare quanto valete questo è il Platino giusto per voi!
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