Sono un ragazzo con la passione per gli effetti speciali, i videogames e il mondo del 3D. L'amore per il 3D nasce in me fin da piccolino, da … Leggi tutto
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Sto grugnendo!
Mi è capitato di leggere questo articolo che riguarda proprio questo ormai diffuso problema, una vera e propria ludopatia (se così possiamo considerarla) e devo dire che mi ritrovo in molti punti condivisi da chi ha scritto l'articolo. Voi cosa ne pensate?
https://siliconarcadia.substack.com/p/i- …
Io sono un patito del collezionismo di trofei, e devo dire che non mi diverto più come magari facevo una volta. Direi che i trofei, probabilmente, possono far scattare quell'ossessione del completismo forzato, quella gamification che ci fa sentire bene ma che a conti fatti non serve a nulla e ci fa perdere solo tempo.
Io ho appena platinato Tomb Raider 2 nella versione Remastered, e tra il primo e secondo capitolo (compresi di DLC) sono a 160 ore di gioco solo per prenderne i trofei. Mi sono divertito solo completando la run principale e poi in modalità N+, per il resto è stata una faticaccia noiosa.
Probabilmente è un discorso da approfondire con uno psicologo (non scherzo)!
Testimonianze vostre? Magari da chi è riuscito a disintossicarsi da questa "malattia"?
Vi lascio qualche altro articolo a riguardo:
https://ladecimaarte.com/2020/02/02/achi …
https://gameplay.cafe/rubriche/editorial …
Mi sembra la classica, facile invettiva contro uno strumento che - come tale - in base all'uso e alla considerazione fatta dal giocatore può rivelarsi utile o inutile, meritevole di attenzione o solo controproducente. E come sempre accade con i giocatori poco attenti (mi sembra di capire che il soggetto in questione sia un coddaro che spazia davvero pochi altri generi videoludici), si finisce col fraintendere la valenza di una riuscita trophy list (che è pensata dagli stessi sviluppatori) senza distinguere fra il sano completista e il mero cacciatore di trofei.
Il primo li prende come elemento di sfida e conoscenza su possibilità che in caso contrario sarebbe sfuggite all'attenzione o non prese in considerazione, su vari livelli: contribuendo a uscire dalla comfort zone dell'usare l'arma più efficace o quella a lui più congeniale (esempi positivi: God of War, Uncharted), spingendo a vedere aree della mappa che sfuggono alla naturale progressione narrativa (Mafia 2, L.A. Noire), sviscerando diversi aspetti della storia e dei personaggi (rpg, soulslike), mettendosi in gioco con sfide apparentemente insormontabili (metroidvania, action). Cosa significa il platino per un completista? Non esibizione puramente egotistica bensì consapevolezza di avere espresso - quantomeno sulla carta - il potenziale del gioco, tutto quello che ha da offrire (utile anche nel definire una valutazione a 360°) incluso il nostro modo di rapportarci ai suoi contenuti (alzando la barra dell'attenzione con richieste non solo di abilità ma anche - perchè no? - di pazienza e pervicacia).
Il secondo punta sul numero più che sulla qualità dell'esperienza in una forma meccanica e bulimica, senza fare distinzioni di sorta, preferendo produzioni borderline come le sciocchezze di Green Lava. Ma è un problema dei trofei se esistono questi accumulatori seriali? Perchè a fare una colpa ai primi si finisce nel più banale dei tranelli che vedono il videogioco come subdolo mezzo coercitivo per menti deboli, quando forse i problemi dovrebbero essere ricercati altrove.
Poi ovviamente dipende dai requisiti e dalla tipologia di gioco: un titolo valido lo sarà al di là dei trofei, altri possono invece poggiare solo sul fascino delle coppette. Del resto la gamertag è una carta d'identità che parla di noi e racconta agli altri che tipo di videogiocatori siamo, ognuno sarà libero di valutare chi ottiene platini davvero densi e impegnativi e chi invece si dedica a giochi insulsi che per il loro 100% richiedono l'uso di un tasto e una manciata di minuti. Personalmente preferisco pensare al completismo come un incentivo per alimentare la gratificazione della sfida o la curiosità nello scoprire passaggi inediti. Vedere esclusivamente il lato negativo, nel 2024 come nel 2021 (anno in cui è stato scritto l'articolo), è non solo limitante ma francamente ottuso e/o in malafede.
Per quanto mi riguarda, il platino o la millata definiscono la definitiva conclusione dell'esperienza; mi sento sazio e a volte un po' disgustato ma ugualmente appagato per avere soddisfatto ogni requisito che, si suppone, il gioco abbia da offrire. Questo non significa che platino TUTTO, anzi.. Però quando succede (per i motivi più disparati, in primis il gradimento o la voglia di approfondire determinati aspetti rimasti inespressi) ne mantengo un ricordo positivo, sorta di quadratura del cerchio che - limitandomi a giocare fino ai crediti finali - viene inesorabilmente a mancare.
Sono d'accordo. A me piace quando il gioco si fa veramente difficile perchè, almeno personalmente, mi offre una sfida che mi piace superare e che mi permette di migliorare le mie abilità. Ben vengano tutti i trofei che mi permettano ,quindi, di giocare in modalità difficile e di esplorare nuove storie e mappe. La cosa che odio sono i trofei legati ai collezionabili o alle azioni inutili da fare (e nella remastered di Tomb Raider ce ne sono parecchi così).
Io ne sono uscito nel 2017, era diventata una malattia quella del platino e mi accorsi che mentre giocavo a Doom e raccoglievo collezionabili guardando una video guida mi fermai 5 minuti e pensai "ma che cazzo sto facendo?!" Era da tempo che Mi annoiava a morte fare i trofei e riflettendo mi domandai chi cazzo me la faceva fare e quindi da quel momento dissi stop, una grande vittoria poiché oltre a iniziare a giocare su più piattaforme iniziai di nuovo a divertirmi come facevo un tempo senza un ossessione inutile che non serve a nulla se non a te dato che fidati il tuo profilo non se lo caga nessuno né tantomeno i trofei.
Aggiungo che concordo pienamente quello che dice nell'articolo cioè che ottenere il platino non è sinonimo di impegno ma è esattamente l'opposto dato che il 99 per cento dei platini e forse anche di più senza una guida è praticamente impossibile da ottenere quindi è altresì una contrapposizione stessa di una cosa fatta senza alcun aiuto.
PS non sono contro gli achievement ne i trofei a prescindere sono contro l anti divertimento pur di avere un platino inutile anche perché mi piace ancora per dire avere una traccia indelebile di quello che ho fatto in un gioco ma non raggiungendo platini ma solo se vengono giocando normalmente senza forzature.
Quando iniziarono ad implementare i trofei all'epoca della PS3, sembrava una novità carina perché non si era mai vista, sembrava uno stimolo per poterci mettere quella dose di impegno in più nel raggiungere qualche obiettivo più ostico di altri, poi invece mi sono accorto che effettivamente era solo una strategia delle varie hardware house per tenere fidelizzati i giocatori, ma alla fine alla lunga non è altro che una fissazione o ludopatia..
Si perde davvero tutto il senso ed il gusto del gioco!! Eccezion fatta solo per quelle tipologie di gioco dove si va in esplorazione e si deve farmare e trovare ogni tipo di collezionabile proprio perché è utile nel contesto stesso del gioco e non tanto perché si sblocchino trofei.
Ricordo con ps1/ps2/Dreamcast/GameCube e tutte le altre retro console quanto appagamento lasciava giocare e finire un gioco solo per il semplice gusto di farlo!!
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