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ChrisMuccio
Cover Flintlock: The Siege of Dawn per Xbox Series X|S

A vederlo dai trailer ben confezionati da A44, Flintlock: The Siege Of Dawn aveva tutte le carte in regola per dimostrarsi una piccola ma gradita sorpresa nel panorama dei Soulslite. Sembravano esserci tutti gli ingredienti per un’Action/RPG magari non originale ma in grado comunque di sfruttare al meglio le diverse fonti d’ispirazione prese come base di partenza per costruirci sopra un viaggio capace di farsi ricordare. Le sensazioni positive della vigilia purtroppo si sono scontrare con una realtà molto più dura che ci ha mostrato tutte le debolezze di Flintlock.
Non serve copiare da multiple produzioni di successo se poi non c’è una chiara direzione a fare da collante a questi concept e agli autori è mancato proprio questo. È mancato il coraggio di andare oltre al semplice copia-incolla di idee altrui, nemmeno valorizzate a dovere. L’inconsistenza di Flintlock passa anche dalla sua narrativa dimenticabile e da un comparto audiovisivo poco ispirato, al punto che è quasi un bene che l’avventura non duri chissà quanto.
Peccato perché l’opera qualche spunto un minimo interessante ce l’avrebbe pure: l’utilizzo delle armi da fuoco e l’impiego di Enki in battaglia danno un pizzico di profondità in più ai combattienti, e le Boss Fight nel complesso non sono affatto male, ma purtroppo gli aspetti positivi vengono sovrastati da quelli negativi e si finisce con il voler avere tra le mani qualcosa di molto più brillante e con una precisa direzione da seguire.
Flintlock: The Siege Of Dawn è dunque destinato ad essere dimenticato abbastanza in fretta una volta giunti ai titoli di coda, e dal team dietro all’interessante Ashen era lecito attendersi qualcosa di molto più grande.

LA RECENSIONE COMPLETA QUI: https://freaking.news/flintlock-siege-of …

5.5

Voto assegnato da ChrisMuccio
Media utenti: 5.4

ChrisMuccio

ha scritto una recensione su Ice Age

Cover Ice Age per GBA

L’Era Glaciale è stato uno dei film d’animazione più popolari dei primi Anni 2000, logico dunque che ne venisse realizzata una trasposizione videoludica divenuta realtà in concomitanza con l’uscita della pellicola omonima. Un po’ a sorpresa il videogioco di Ice Age è divenuto realtà solo su Game Boy Advance grazie agli sforzi di Ubisoft ed Artificial Mind and Movement. E come troppo spesso accade con questo tipo di produzioni, si tratta di un Tie-In assolutamente dimenticabile realizzato soltanto per cavalcare l’onda della controparte cinematografica.

In realtà non è che Ice Age abbia chissà quali gravi problemi a penalizzarlo: i controlli funzionano, la grafica per quanto semplicistica non ha chissà quali sbavature e l’accompagnamento musicale è pure piacevole. Semplicemente si tratta di un Platform completamente anonimo, non atroce ma al tempo stesso privo di qualunque spunto brillante, pensato per un pubblico di giovanissimi senza alcuna pretesa. Insomma, è quel tipico gioco che un genitore prende al proprio figlioletto per farlo stare buono sul divano per un’oretta, quanto basta per completare i 10 livelli che compongono l’avventura e che più o meno provano a ricalcare gli scenari del film. Parlare di “vicende” forse è un po’ troppo considerato che il gioco per GBA presenta giusto qualche veloce fermo immagine tratto dalle sequenze iniziali e finali della pellicola firmata Blue Sky Studios.

Gli stage sono poi di una linearità assoluta e caratterizzati dal level design più basilare possibile, dove lo scopo è semplicemente arrivare in fondo ad ogni livello raccogliendo quante più ghiande possibili. Difficoltà non pervenuta considerato che il gioco non ci pone mai davanti ad alcuna minaccia (persino i Boss fanno ridere), i checkpoint abbondano e le vite sono infinite. La maggior parte dei livelli ci mettono nei panni del mammut Manny, ma non manca qualche livello molto più veloce nei panni di Sid, con tanto di cameo dell’ultimo protagonista Diego in veste di checkpoint. La sostanza comunque resta praticamente la medesima e non c’è davvero nulla che riesca anche solo un minimo a risaltare.

Ice Age è quindi uno dei Platform più blandi in assoluto che si possano trovare su GBA, come detto non ha difetti veramente gravi ma resta un gioco sostanzialmente inutile e senza spunti che difficilmente può fare colpo su un bambino, figuriamoci su un giocatore un minimo navigato. Forse è meglio rivedersi un’altra volta il film anziché perdere tempo con il videogame.

5

Voto assegnato da ChrisMuccio
Media utenti: 5.5

ChrisMuccio

ha scritto una recensione su Death or Treat

Cover Death or Treat per Nintendo Switch

Diciamolo subito: Death Or Treat è uno degli Action/Platform Roguelike meno convincenti sulla piazza. L’opera targata Saona Studio qualche spunto ce l’aveva pure e in termini di atmosfere suscita simpatia per lo stile umoristico e parodistico che lo caratterizza, ma la sostanza latita lasciandoci tra le mani un’avventura che non riesce mai a brillare e non si dimostra nemmeno bilanciata con grande intelligenza.

Nei panni di Scary, un fantasmino proprietario del GhostMart a rischio bancarotta, dobbiamo salvare la città di HallowTown dalla droga Storyum diffusa Clark Fackerberg, creatore di FaceBoo! Che sta lobotomizzando tutti i cittadini con la sua sostanza. Armato inizialmente con poche risorse, un poco alla volta Scary si farà strada tra varie multinazionali come Darkchat, RipTok e Deviltube fino ad arrivare a Faceboo! e prepararsi allo scontro finale con il malvagio Fackerberg.
Simpatia per le tante citazioni e parodie a social network e personaggi famosi a parte, di base anche il gameplay pur senza strafare funzionerebbe trattandosi di un classico Action/Platform, tra un ritmo nel complesso azzeccato, un costante mix di combattimenti ed esplorazione, e tanti nemici in massa con cui battersi. Però sostanzialmente i pregi di Death Or Treat finiscono qui, perché per il resto non c’è nient’altro capace di brillare.

Non convince ad esempio la struttura Roguelike, poco elaborata e che scade troppo velocemente nella ripetitività: i quattro mondi di gioco sono infatti composti da poche stanze che si ripetono in continuazione senza varianti particolari, ed anche la scarsa varietà di nemici (sostanzialmente sono tutti molto simili tra loro tra un livello e l’altro) non aiuta a rendere più coinvolgente il gameplay. Di base, tra l’altro, l’avventura appare anche abbastanza semplice una volta capito come fronteggiare i vari nemici presenti e pure i deludenti boss: giusto le primissime run possono sembrare più impegnative data la debolezza del nostro protagonista, con vitalità limitata ed equipaggiamenti molto rudimentali. Sbloccando però nuove armi e potenziamenti alle magie ed alla salute, però, ecco che il nostro viaggio si fa un poco alla volta sempre più accessibile, quasi come se non ci fosse più sfida, ed anche eventualmente ripetere la run dall’inizio si rivela molto più sbrigativo.
Peccato però che queste run non riescano mai ad appassionare: oltre la costante ridondanza degli scenari non sorretti da un’adeguata struttura procedurale delle mappe, sbavature nelle collisioni e una componente Platform non programmata al meglio rendono in alcune circostanze tedioso il nostro cammino.

Non convince nemmeno la forte randomicità con le quali si ricevono le ricompense, le risorse da accumulare per sbloccare un poco alla volta sempre più potenziamenti e nuovi equipaggiamenti sempre più forti. Le risorse richieste per ottenere anche solo le prime migliorie sono generalmente onerose e costringono a dover rigiocare costantemente ogni livello nella speranza di riuscire a trovare esattamente gli ingredienti di cui abbiamo bisogno per avanzare, cosa non sempre così immediata data la casualità che caratterizza le ricompense. Nell’hub principale di HallowTown si sblocca in realtà pure un emporio dove recuperare più in fretta le risorse più importanti, ma anche in questo caso è comunque necessario aver accumulato quanti più ingredienti possibili per effettuare gli scambi con il negoziante. Questa struttura così onerosa delle meccaniche Roguelike, unita alla scarsissima varietà dei livelli che, oltre ad avere poche stanze, non offrono nemmeno alcun particolare segreto con cui intrattenere il giocatore, è ciò che inevitabilmente affossa Death Or Treat rendendolo un’avventura mediocre e con ben pochi sussulti, che non convince nemmeno per le limitate opzioni offensive del protagonista e per il suo inventario di armi e magie che non comporta chissà quale stravolgimento all’azione lasciando spazio alle sperimentazioni.

Death Or Treat non è neanche così bello da vedere, complice una caratterizzazione visiva delle ambientazioni piuttosto anonima e priva di mordente al di fuori delle citazioni parodistiche. La versione Nintendo Switch, specialmente giocando in portabilità, non gode di un framerate stabile e ben sostenuto, e non mancano nemmeno occasionali bug, glitch e crash che vanno a compromettere l’esperienza offerta dal gioco. Al contrario l’accompagnamento musicale si rivela piacevole, con brandi dai toni fiabeschi che si sposano bene con il tipo di gioco proposto ed i suoi toni leggeri. A conti fatti le musiche sono probabilmente l’aspetto migliore di tutta la produzione, ma di certo non possono risollevare le sorti di una produzione pensata male.

Death Or Treat lascia un forte amaro in bocca e perde il suo mordente molto in fretta. Una volta visti tutti e quattro i livelli l’opera Saona Studio ha finito le sue poche cartucce e tutto ciò che resta nelle mani dei giocatori è uno dei Roguelike più inconsistenti che il panorama indipendente abbia mai offerto. Lasciate perdere se non vi piace il genere, ma pure se lo amate fateci al massimo una veloce partita, quanto basta per capire che Death Or Treat non funziona bene in nulla e fa desiderare di avere tra le mani un altro Roguelike molto più intrigante.

5

Voto assegnato da ChrisMuccio
Media utenti: 5

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