Ludomedia è il social network per chi ama i videogiochi. Iscriviti per scoprire un nuovo modo di vivere la tua passione.

Su LudoStorie

Ti piace scrivere? Vorresti partecipare ad un racconto a più mani? Hai mai sognato di prendere parte ad uno pseudo GDR cartaceo? Questa è la stanza che fa per te.

Akar

Decisione.

La sensazione é di puro capogiro. Il vuoto si concretizza troppo in fretta. Impatto a faccia in giù sul terreno. Sabbia in bocca. Terra. Mi alzo guardandomi intorno. La città non é la mia, è un'altra, un luogo per il quale ci stiamo tutti battendo. E per il quale forse non vale la pena battersi. Cerco le mie armi. Non ce ne sono. Poi ricordo.
Ricordo la discussione. L'alterco. E infine la decisione di uno degli uomini che chiamavo compagni. Pensava che scagliandomi in quel mondo d'ombre avrebbe potuto annientarmi.
Il fatto stesso che ci sia riuscito é notevole. Cerco qualcos'altro, qualcun'altro. Non lo vedo.
-Hara?-, chiamo a voce moderatamente alta. Mi sento un idiota. Il mantello é sdrucito, strappato. Tutto il mio equipaggiamento è messo male. Come me.
Improvvisamente li vedo. Altri servi dell'Oscurità. Esseri di chitina dagli occhi tripli che baluginano verdognoli nell'esistenza. Alzano le armi. Scatto evitando una prima raffica.
Aggiro una roccia. Un'arma! Mi serve un'arma! Cerco di concentrarmi ma sono indifeso.
E quel potere così familiare non risponde al mio richiamo. Perché?
E poi la sento. Blam! Blam! Blam! Urla agoniche mentre quegli esseri muoiono.
Un'arma di grosso calibro. Un cannone portatile, lo riconosco. Ma non uno qualsiasi.
Balzo fuori dal riparo per salutare il mio salvatore quando lo vedo. E improvvisamente rabbrividisco. Non é un salvatore. È la mia condanna. Quella che ho scelto.
Mi guarda, il viso coperto in larga parte dal cappuccio. In mano stringe una pistola dorata e fiammeggiante. Un'estensione del potere che entrambi condividiamo.
-Ultime parole?-, chiede. È finita. Sospiro. A che servirebbe fare il superbo sino all'ultimo?
-Riconosco il mio errore.-, sputo la frase senza arroganza, senza umiltà. Con mera consapevolezza. L'arma è ancora puntata verso di me. Attendo il colpo.
-Qual'é il tuo nome?-, chiede lui. Percepisco i suoi occhi che mi scrutano, cercando la mia verità. Sento la vicinanza della fine. Parlo senza pensare.
-Akar.-. La parola mi giunge alle labbra senza neppure riflettere. Passa un istante.
Ne passano due. Poi tre. E infine, con mia sorpresa, l'arma si abbassa.
-Bene.-, dice soltanto l'uomo che é leggenda. Io lo guardo mentre mi porge un'arma.
La prendo. È un vecchissimo esemplare di arma da supporto.
-È scarica...-, noto con disappunto.
-Troverai le munizioni.-, ribatte lui, -Così come hai trovato la forza di capire chi sei davvero.-.
-Quindi non mi ucciderai?-, chiedo. Ancora mi é difficile credere.
-No. Non oggi, perlomeno. Ma non te ne andrai senza farmi un favore.-, ribatte il pistolero.
Io lo sguardo. Ora il mio sguardo ha la stessa intensità. La stessa rabbia e quello stesso sacro fuoco che alberga nel suo.
-Spero che sia quello che credo.-, dico io. Lui annuisce.

Non ha detto altro: ha preso e se n'é andato. Sono il primo che é sopravvissuto a un incontro come questo? Forse. Forse era destino o semplicemente, l'essere finito tra gli orrori di un mondo oscuro mi ha riportato alla luce. O forse era tutto un piano di qualcun'altro.
Che ne so? Fatto sta, che dopo due giorni di vagabondaggio ritrovo Hara. Il robottino é lieto di rivedermi. Cura le mie ferite, mi aiuta a trovare munizioni, e infine a lasciare quel posto.
Prima cosa: trovare armi migliori. Recupero un cannone portatile dalle mie scorte. Un'arma decisamente molto più efficace. Mi riprendo un'armatura decente. Perfetto.
Ora sono di nuovo in pista.

Passo le successive sei ore a caricare la mia nave di scorte. Non rispondo alle domande di Hara. Lo Spettro insiste. Mi chiede che cosa sia successo.
Non rispondo. Non voglio ricordare.
-Cosa stiamo facendo esattamente?-, chiede Hara quando capisce che non otterrà risposta per ogni altra domanda riguardante la mia assenza.
-Stiamo andando a caccia.-, dico io.
-È una vendetta, vero?-, chiede lui. Io annuisco. Inutile negarlo. Ma non é solo vendetta.
Non solo almeno. È anche altro. Le nostre scelte ci definiscono.
E quella é la mia. Sorrido. So che non é un sorriso lieto. È il ghigno di un predatore.
-Io ti seguirò. Ti ho seguito da quando ti ho riportato indietro ma ora... Ti prego. Non diventare qualcosa che non sei. Potrai sempre tornare indietro.-, la supplica di Hara é accorata. Mi fa brevemente sperare ma non lo so. Non so se realmente riuscirò a tornare indietro. Ma so che non sono solo. E che sono più forte di quanto sembro.
-Andiamo.-, dico sedendo nella cabina di pilotaggio e iniziando le procedure di decollo.